BERLUSCONI, NIENTE GRAZIA. IL COLLE: "NON CI SONO
LE CONDIZIONI, TROPPO GRAVI I GIUDIZI DEL CAVALIERE"
Domenica 24 Novembre 2013
ROMA - "Non ci sono le condizioni per condere la grazia a Berlusconi". Il Colle gela il Cavaliere in un comunicato in cui conferma l'impossibilità di intervenire dopo le recenti condanne. Per il Quirinale sono troppo gravi i giudizi e i propositi di Silvio Berlusconi, prive di ogni misura nei modi e nei contenuti. LE CONDANNE «Su tutti i problemi relativi alla sentenza definitiva di condanna pronunciata l'1 agosto scorso dalla Corte di Cassazione nei confronti del sen. Berlusconi, il presidente della Repubblica si è in questi mesi sempre espresso e comportato in coerenza con la sua ampia dichiarazione pubblica del 13 agosto. Nulla è risultato però più lontano del discorso tenuto sabato dal sen. Berlusconi dalle indicazioni e dagli intenti che in quella dichiarazione erano stati formulati», viene riferito dall'Ufficio Stampa del Quirinale. «Non solo non si sono create via via le condizioni per un eventuale intervento del Capo dello Stato sulla base della Costituzione, delle leggi e dei precedenti, ma si sono ora manifestati giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni. Di qui il pacato appello del presidente della Repubblica a non dar luogo a comportamenti di protesta che fuoriescano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa legalità», si conclude. LA PROTESTA Il presidente della Repubblica lancia «un pacato appello a non dar luogo a comportamenti di protesta che fuoriescano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa legalità». È quanto si apprende dall'Ufficio stampa del Quirinale. NAPOLITANO COERENTE «Su tutti i problemi relativi alla sentenza definitiva di condanna pronunciata l'1 agosto scorso dalla Corte di Cassazione nei confronti del sen. Berlusconi, il Presidente della Repubblica si è in questi mesi sempre espresso e comportato in coerenza con la sua ampia dichiarazione pubblica del 13 agosto». Lo si apprende dall'Ufficio stampa del Quirinale.
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