sabato 29 ottobre 2016

Onestà Onestà Onestà

le scelte dei partiti
Roma, i favori di Marra al costruttore indagato Ira grillina: “Vada via” 
Affitti d’oro del braccio destro di Raggi a una holding coinvolta in Mafia Capitale. Bufera sulla sindaca
GIOVANNA VITALE
ROMA.
Raffaele Marra si conferma il tallone d’achille di Virginia Raggi. Il potente dirigente del Campidoglio, entrato nei ranghi comunali al seguito di Gianni Alemanno e in breve tempo diventato l’uomo ombra della sindaca grillina, è finito al centro di una nuova bufera che rischia di travolgere la giunta romana e infrangere la fragile tregua siglata all’interno del Movimento. Dove nessuno, dopo le nuove rivelazioni dell’Espresso, ha ora più intenzione di sorvolare.
L’inchiesta di Emiliano Fittipaldi sui favori che l’ex vice-capo di gabinetto (ora alla guida del Personale) avrebbe fatto al costruttore Fabrizio D’Amore, oggi indagato in uno dei filoni del processo Mafia Capitale, ha scatenato l’ira dei parlamentari 5stelle. I quali si sono attaccati al telefono e hanno chiamato sia Beppe Grillo sia Davide Casaleggio, costretti ad aprire una war room per sminare l’ennesima bomba romana. Di cui il Pd ha subito cercato di approfittare: il gruppo capitolino, dopo aver denunciato «il silenzio assordante di Raggi sui legami inquietanti del suo braccio destro», ha annunciato un’interrogazione urgente, con i parlamentari a chiedersi: «Perché Marra è intoccabile?».
Domanda non peregrina. Specie alla vigilia del mega spoil-system dei dirigenti comunali che scatterà il 1° novembre. Gestito da Marra in persona. Al quale l’inquilina di palazzo Senatorio ha lasciato mano libera nel ridisegnare i vertici dell’amministrazione. A partire dai nuovi vicecomandanti della polizia locale. Dove, in pole position, ci sarebbe guarda caso suo fratello Renato.
Ecco perché vogliono subito chiarimenti, Grillo e Casaleggio. Non gli bastano le spiegazioni di Marra, che minaccia querele, declina ogni responsabilità e parla di «tentativo per screditarmi». I garanti intendono sapere se è vero che D’Amore nel luglio 2009 ottenne dall’allora capo delle Politiche abitative «una convenzione a trattativa diretta» per affittare al Campidoglio 96 appartamenti di un residence periferico «alla stratosferica cifra di 2,6 milioni l’anno», scrive L’Espresso. «Pari a un costo medio per abitazione di 2.256 euro al mese». Pur sapendo che le srl italiane proprietarie degli appartamenti erano «controllate al 100% da società anonime con sede in Lussemburgo ». Poi finite nel mirino degli inquirenti per un presunto giro di fatture false per 11 milioni. A completare il quadro, l’acquisto di un immobile da 150 metri quadri che Rosa Perico, moglie di Marra, prende prima in affitto e poi nel 2013 rileva da Enasarco con il 40% di sconto. Sebbene già nel 2010 il marito avesse comprato da Sergio Scarpellini («Il costruttore della Casta» lo bollò Alessandro Di Battista) un attico extralusso all’Eur a un prezzo di almeno mezzo milione inferiore al mercato. Affare, quest’ultimo, che gli valse da Roberta Lombardi la definizione di «virus che ha infettato il Movimento ». Ora fra le più determinate a imporre a Virginia una resa.
Il passo che tutti si aspettano: pena, la riapertura delle ostilità. E a placarli non basteranno le difficoltà incontrate dalla Appendino: ieri la Smat, società che gestisce l’acquedotto pubblico di Torino, ha bocciato la proposta di un extradividendo da 8,5 milioni su cui la sindaca grillina contava per ridurre il deficit comunale. Bazzecole rispetto alle grane di Raggi.
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LO STAFF DI RAGGI DA SAMMARCO
La sindaca Raggi ha disertato. In compenso alla cena (accanto, l’invito) organizzata in un bistrot nel centro di Roma per festeggiare il compleanno del professor Pieremilio Sammarco, titolare dello studio legale dove l’avvocata grillina ha lavorato a lungo, c’erano i suoi fedelissimi: Raffaele Marra e il capo segreteria Salvatore Romeo (sopra)

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