Ecco perché col No Berlusconi rientrerebbe in gioco (e infatti va da Mattarella)
L’ex Cavaliere punta a una legge proporzionale che lo rimetterebbe in gioco
Silvio Berlusconi non sa ancora come voterà il 4 dicembre, ma sa benissimo che cosa succederà il 5 in caso di vittoria del No: tornerà a sedersi al tavolo da gioco della politica romana, e da protagonista.
E’ per prepararsi a questa nuova, insperata occasione che il Cavaliere ieri è salito al Quirinale per incontrare finalmente a tu per tu il Capo dello Stato.
Com’è noto, proprio l’elezione di Mattarella segnò la fine del cosiddetto “patto del Nazareno”, cioè dell’impegno a definire insieme il nuovo assetto istituzionale del Paese: Berlusconi si arrabbiò per non essere stato coinvolto e cominciò a votare contro la riforma che aveva contribuito a scrivere.
Ieri al Colle si è discusso – citiamo dal Giornale – del “dopo-referendum”, cioè di che cosa succederà in caso di vittoria del No. I quotidiani riportano un paio di frasi illuminanti attribuite al leader di Forza Italia: “Saremo una forza responsabile e se vincesse il No non chiederemo automaticamente le dimissioni del governo”, “Se necessario darò un contributo subito dopo il 4 dicembre almeno alla modifica della legge elettorale”. Parole sagge, responsabili, equilibrate: che tuttavia meritano di essere sottolineate perché rivelano la vera posta in gioco del referendum, almeno dal punto di vista di Arcore: tornare protagonisti della scena in un contesto sostanzialmente neoconsociativo.
Berlusconi è già entrato due volte in maggioranza dall’inizio della legislatura: dapprima organicamente con il governo Letta, che appoggiò fino alla condanna in Cassazione; poi, indirettamente, con il governo Renzi in virtù dell’accordo sulle riforme, che stracciò il giorno dell’elezione di Mattarella. Ora l’occasione si ripresenta, e il Cavaliere si prepara a coglierla a modo suo.
Ma c’è qualcosa di più, qualcosa che guarda molto oltre il 4 dicembre.
In ballo infatti non c’è tanto il governo – Renzi potrebbe anche restare a palazzo Chigi, per quel che ne sappiamo – quanto la nuova legge elettorale: che Berlusconi ha già detto di volere proporzionale, in sostanziale accordo con il Movimento 5 stelle e con la minoranza del Pd.
Il ritorno del proporzionale è la vera posta del referendum, e per Forza Italia è l’occasione per rientrare organicamente nella maggioranza di governo per molti anni a venire, senza la fatica di dover vincere le elezioni.
Non è esatto, dunque, sostenere che con la vittoria del No non cambia niente. Qualcosa di molto significativo potrebbe cambiare per tutti: non più la democrazia dell’alternanza, ma un sistema politico bloccato dove al governo ci sono sempre gli stessi (il Pd, Forza Italia e la galassia centrista) mentre all’opposizione urlano e imprecano i grillini, Salvini e la sinistra radicale.
Non proprio un progresso, ecco.
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