giovedì 27 ottobre 2016

I berluscones non sanno che pesci prendere (a parte il combattivo Brunetta)

Il Noista
Renato_Brunetta_1
Deborah Bergamini confonde deriva autoritaria e principio di maggioranza
 
I Noisti di Forza Italia si dividono in due tribù principali: da una parte ci sono i brunettiani, che vedono nella caduta di Renzi l’occasione per rientrare in gioco e, di conseguenza, puntano sulla vecchia strategia del tanto peggio, tanto meglio. Ai seguaci del combattivo capogruppo la riforma interessa poco e nulla: il 4 dicembre si vota No per mandare a casa il governo.
Dall’altra parte ci sono i berlusconiani, che non sanno bene che pesci prendere. La famiglia e le aziende del Cavaliere, com’è noto, preferiscono la stabilità all’avventura, la governabilità al populismo, Renzi a Salvini.
Lui, Berlusconi, riafferma a parole l’impegno per il No ma partecipa poco alla campagna elettorale e, quando lo fa, è soltanto per riaffermare la propria leadership su un centrodestra che in realtà non esiste più da tempo. La tentazione di dare una spallata al premier è forte, ma è forte anche il timore di regalare l’eventuale vittoria referendaria a nemici peggiori: non soltanto Grillo, ma anche quella coalizione di restauratori della Prima repubblica guidata oggi dalla sinistra conservatrice.
È per questo che gli argomenti dei berlusconiani contro la riforma appaiono deboli e sbiaditi: bisogna serenamente prenderne atto e non infierire.
Prendiamo per esempio l’intervista che Deborah Bergamini ha rilasciato oggi al Giornale. Il tema è la “deriva autoritaria”. Lo svolgimento è zoppicante: “Il rischio è concreto – sostiene la Bergamini –. A preoccupare sono per assurdo gli articoli che non verranno modificati”.
Per esempio? Per esempio l’art. 64, che “al primo comma dice che la Camere adottano il proprio regolamento a maggioranza assoluta”. E il rischio autoritario dov’è? “Chi ha la maggioranza può scriversi da solo il regolamento”.
Onorevole Bergamini, è così dal 1948: anche allora, e per tutte le legislature successive, c’era una maggioranza che esprimeva il governo, quasi sempre il presidente della Repubblica, e naturalmente anche i regolamenti parlamentari. La novità, con la riforma, è che entra in Costituzione per la prima volta (al secondo comma del citato art. 64) lo “statuto delle opposizioni”, cioè una garanzia in più per le minoranze.
Confondere la “deriva autoritaria” con il principio di maggioranza è quantomeno stravagante.
Ma, l’abbiamo detto, con i berlusconiani bisogna essere indulgenti: devono vedersela ogni giorno con i brunettiani.

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