Federica Angeli denuncia Beppe Grillo per istigazione all’odio. L’Unci: basta con il linciaggio organizzato, più protezione per i cronisti
L’Unione nazionale cronisti esprime piena solidarietà e appoggio alla collega Federica Angeli, che questa mattina ha denunciato Beppe Grillo per i nuovi, intollerabili attacchi via social scatenatile contro dal capo del M5S.
Come al solito l'”accusa” è di aver scritto la verità, in questo caso descrivendo la composizione del presunto ordigno recapitato al vicesindaco di Roma.
Non è la prima volta che il Movimento attacca a testa bassa e senza scrupoli Federica.
Un anno fa aveva annunciato in una conferenza stampa di voler consegnare una relazione in Commissione Antimafia in cui Federica Angeli – sotto scorta dal 2013 in quanto testimone di giustizia di un delitto tra gang mafiose – veniva accusata di essere vicina ai clan di Ostia.Quella relazione non arrivò mai in Commissione completa, la parte sulla Angeli fu tolta, dopo che la bozza infamante era circolata nelle redazioni dei quotidiani.
Ieri Grillo ha creato l’hastag #angelichiediscusa dopo un articolo della cronista in cui spiegava che la questura aveva chiarito non essere un ordigno quello lasciato sotto casa del collaboratore della giunta né di aver mai detto che si trattava di una intimidazione. Notizia apparsa non solo sul quotidiano la Repubblica ma anche sul Corriere della Sera. L’hashtag del leader del Movimento ha scatenato decine di militanti con insulti e infamie all’indirizzo della giornalista che, questa mattina, ha denunciato il capo del M5S “per istigazione all’odio e alla violenza”, e per minacce, diffamazione e ingiurie i suoi numerosi follower.
La posizione nella classifica della libertà di stampa italiana è anche legata a questo, alle pressioni che i cronisti, oltre dalla criminalità, subiscono dai poteri costituiti. Questo irresponsabile linciaggio mediaticodeve finire, i cittadini hanno il diritto di conoscere la verità dei fatti, anche quando – spesso – è sgradita ai capipopolo come ai capibastone, e la collega Angeli ha ancora una volta semplicemente fatto il proprio lavoro, riportando nell’articolo entrambe le versioni: quella della Raggi, scritta su Facebook, e quella della questura che smentiva due dettagli importanti di quel post.
L’Unci ribadisce ancora una volta l’urgenza di intervenire per legge, aumentando le difese di chi si trova bersaglio dell’irresponsabile, mistificato e maldirezionato tribunale del popolo della rete, e si farà promotrice di un’iniziativa al riguardo.
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