domenica 9 ottobre 2016

Oggi il direttore del Fatto parla di un'affinità e tante differenze tra l'assessora e il governatore. I suoi argomenti si basano su una sintesi un po' brutale e su una falsa ricostruzione storica dell'accaduto, casualmente favorevole al M5S. Per il quale ultimamente il direttore del Fatto sembra un pochino tifare. Ma questo, direbbe lui, è "Il segreto di Travagliella"
ALESSANDRO D'AMATO
Nell’editoriale “Il segreto di Zingarella” pubblicato oggi sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio si chiede se ci sia stata disparità di trattamento «fra chi da due anni si ritrova su giornali, tv e siti sotto le insegne poco onorevoli di Mafia Capitale, e i 116 che ci sono finiti solo ieri, con spazi ben più ridotti e sotto titoli molto meno infamanti che li associano a una richiesta di archiviazione». La risposta, secondo Travaglio, è sì. I riferimenti sono a Gianni AlemannoNicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio che viene citato successivamente, e Paola Muraro, assessora all’Ambiente della Giunta Raggi. Travaglio spiega che la disparità è in parte spiegabile in base alle regole del sistema penale, visto che Zingaretti non ha ricevuto l’avviso di garanzia (come detto dalla procura di Roma) e quindi la sua indagine non è diventata pubblica, mentre la Muraro ha chiesto con il 335 l’attestazione di eventuali indagini e per questo ha saputo di essere indagata. In base a questo ci sarebbe una disparità di trattamento. Che andrebbe sanata o per iniziativa dei partiti, che dovrebbero chiedere di esibire il certificato penale ai propri esponenti, o per iniziativa della procura, che dovrebbe “dare accesso agli indagati anche alla stampa, almeno quando si tratta di personaggi pubblici, così si sa tutto di tutti“. Ma Travaglio, nel sostenere la sua tesi, sembra dimenticare tutta una serie di circostanze che riguardano i due casi. Che non ne fanno per niente due casi simili. Sostiene Travaglio:
Qual è il problema? Da tre mesi la Muraro (e con lei la Raggi),per una notizia chiesta, saputa e comunicata da lei stessa, viene lapidata dai media manco fosse Totò Riina. Il suo nome viene continuamente accostato a Mafia Capitale, anche se la Procura ha già smentito qualunque legame. Soprattutto dopo che il premier Renzi ha calunniato lei e la Raggi, dicendo che “la svolta dei 5 Stelle a Roma è stata dare i rifiuti in mano a Mafia Capitale”.
In primo luogo qui Travaglio virgoletta Renzi mettendogli in bocca una frase che il premier non ha detto, accusandolo di aver calunniato (diffamato, semmai) Muraro e Raggi. Bisogna dire che la frase autentica di Renzi non è molto lontana dalla sintesi virgolettata di Travaglio, ma ne andrebbe spiegato il senso. La frase di Renzi è questa: «Pensate che avrebbero detto se Muraro fosse del Pd? In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a un donna collegata totalmente a Mafia Capitale, a quelli che c’erano prima». A cosa si riferisce Renzi? Intanto, il “totalmente” è inopportuno (e in effetti potenzialmente diffamatorio) visto che la Muraro (ovvero, la donna a cui si riferisce Renzi) non è “totalmente” collegata a Mafia Capitale. Ma Renzi, che aggiunge anche un “quelli che c’erano prima“, si sta riferendo a Giovanni Fiscon e Franco Panzironi. Fiscon ha chiesto il rito abbreviato per ottenere uno sconto della pena in un processo legato all’inchiesta di Mafia Capitale. Franco Panzironi è attualmente sotto processo per Mafia Capitale. Per entrambi, come hanno scritto tanti giornali tra cui il Fatto, c’è in atto un’indagine per abuso d’ufficio in concorso con Paola Muraro per le consulenze dell’AMALa frase di Renzi, come direbbe Travaglio se si parlasse di Schifani a Che tempo che fa, è, a parte quel “totalmente”, esatta. Per lo meno in base a quanto ha scritto il Fatto.

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