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LONDRA – Uno shock attende gli inglesi in partenza per l’Europa: i cambiavalute degli aeroporti della capitale offrono per la prima volta meno di un euro per una sterlina. Per l’esattezza, 97 centesimi di euro per una sterlina è il cambio offerto ad esempio dall’International Currency Exchange, società di cambi di Southend, uno dei sei aeroporti di Londra. Il declino della moneta britannica, che ha perso un quinto del suo valore in poco meno di un anno, ha accelerato nei tre mesi e mezzo dopo il referendum sull’Unione Europea, a causa delle paure dei mercati sui danni di Brexit, cioè sull’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, anche se ciò non avverrà prima del 2019 e non si sa ancora a quali condizioni. Dal 23 giugno scorso, il pound ha così perduto il 15 per cento della propria valutazione. Venerdì ha chiuso al cambio di 1,11 con l’euro (e al cambio più basso degli ultimi trentun anni con il dollaro), dopo un crollo vertiginoso del 6 per cento del proprio valore in due minuti nel corso della giornata, in parte causato, sembra, da un algoritmo che ha messo in moto automaticamente operazioni di vendita, una fuga di massa dalla moneta con l’effige di Sua Maestà britannica.
 
Ma i cambiavalute offrono sempre un cambio meno vantaggioso di quello ufficiale: in media il loro cambio è del 15 per cento inferiore al cambio ufficiale. Ed è così che i turisti inglesi in partenza per un week-end in Spagna, Francia o Italia, desiderosi di avere con sé un po' di denaro contante, hanno avuto la brutta sorpresa di consegnare diciamo 100 sterline a un cambiavalute e avere indietro soltanto 97 euro (anche meno, se c’è da pagare una commissione). Psicologicamente, una soglia importante. E un segnale di quello che potrà accadere sui mercati valutari nei prossimi mesi, secondo gli analisti della City: la parità tra sterlina ed euro, e perfino tra sterlina e dollaro, dicono gli esperti, non si può più escludere. E quello sarebbe solo il cambio ufficiale, per cui è possibile che in futuro i cambiavalute offrano ancora meno di 97 centesimi per una sterlina.
 
"Good morning, Brexiters, are you happy now" (Siete felici ora, elettori che avete votato per Brexit?), è uno dei post che qualcuno comincia a mettere sui social network a commento di quanto sta accadendo. A pagare le conseguenze dell’uscita dalla Ue, è sottinteso, sono in primo luogo quelli che erano per Brexit: la classe medio-bassa, il “popolino” che detesta gli immigrati e dà a loro tutte le colpe del proprio disagio sociale per la globalizzazione e la rivoluzione digitale, senza capire che gli immigrati portano soldi, risorse, inventiva e non rubano posti di lavoro, piuttosto ne creano. Di colpo, davanti a un cambiavalute all’aeroporto, forse cominceranno a chiedersi se votare Brexit è stata una buona idea.
 
Ma c’è
anche qualcuno per cui lo shock del calo della sterlina è positivo: i turisti del continente in arrivo in Inghilterra. Per loro, d’un tratto, la vacanza a Londra, lo shopping su Oxford e Regent’ street, sono diventati meno costosi: grazie al tanto vituperato euro.