Civati e la nuova sinistra alternativa a Renzi
Il deputato dem rottami Chiti e Mineo. Non ne sia l'erede testamentario. Ma si faccia portavoce di una gauche non ideologica.
MAMBO
Alla vigilia del voto al Senato e sul Senato, Pippo Civati, leader di un piccolo gruppo a sinistra nel Pd, ha convocato a Livorno, città di una recente bruciante sconfitta del Pd stesso, oltre che luogo di nascita del Pci, che allora si chiamava Pdci, una assemblea gauchiste in cui primeggiavano come ospiti Nichi Vendola e Gianni Cuperlo.
I resoconti dei quotidiani dicono poco sul dibattito e sulle intenzioni. È facile immaginarsi l’uno e le altre.
DALLA LEOPOLDA ALLAGAUCHE. Civati è un giovane dirigente della sinistra milanese sufficientemente liberal e financo liberista che dette vita con Matteo Renzi alla prima Leopolda che avrebbe dovuto rovesciare il mondo. In effetti Renzi lo ha rovesciato ma senza Civati che lo lasciò per ragioni mai spiegate. Che, tuttavia, lo misero sul proscenio non più con le parole d’ordine leopoldine, alla Zingales per capirci, ma con un approccio di sinistra.
IL VUOTO BERSANIANO. In pratica il giovane dirigente si buttò a sinistra, come prima di lui e con altre ispirazioni, avevano fatto Matteo Orfini, Stefano Fassina e Andrea Orlando. In questo senso Civati ha occupato uno spazio che si andava svuotando complice anche l’esaurimento dell’esperienza bersaniana.
Che cosa possa essere una sinistra del Pd è difficile da capire visto che non si capisce ancora che cosa sia il Pd renziano. Siamo nella singolare circostanza di un partito che si definirà in rapporto agli obiettivi effettivamente raggiunti dal suo leader piuttosto che dai suoi programmi.
Se Renzi porterà a casa, come credo e spero, in un primo colpo una ricostruzione delle istituzioni che consenta all’economia di avere di fronte Camere, governo e apparati pubblici moderni avrà dato il più potente contributo alla rinascita dell’Italia.
L'OPPOSIZIONE DEI DIVERSAMENTE RIFORMISTI. Questi obiettivi non piacciono a Civati, così come a Vannino Chiti, Corradino Mineo, Vendola e Cuperlo e Orfini e Fassina. Non ci stanno a farsi passare per conservatori. Todos caballeros. Tutti diversamente riformisti anche quelli che vogliono mantenere lo status quo.
Civati sembra aver sposato tematiche gauchiste ma, soprattutto, sembra essersi messo nelle condizioni di occupare tutti gli spazi vuoti a sinistra che vengono lasciati scoperti non solo da Renzi ma soprattutto da Vendola e Cuperlo, a cui consiglierei affettuosamente di appendere le scarpe al chiodo essendo il loro tempo di gioco scaduto.
La sua, di Civati intendo, non appare, a differenza di quella degli altri due, una sinistra della nostalgia. In questo senso lo spirito della Leopolda gli è rimasto nel fiato. E per ora può bastare.
I DUE ROTTAMATORI. Civati così come Renzi, è lontano non solo per età dalla vecchia sinistra, quella che per tutti gli anni berlusconiani si è guardata ossessivamente l’ombelico afflitta da una guerra civile e da uno scontro per la leadership sconclusionato e inutile.
Loro due sono una pagina nuova, che è altra cosa da dire una pagina bella. Vendola e Cuperlo potrebbero investire i loro scarsi capitali su questo ragazzo che sta rapidamente diventando un po’ attempato e che non ha i loro stessi tic e soprattutto le loro stesse sconfitte.
L'ALA SINISTRA DEL PD. Civati potrebbe diventare l’ala sinistra di un Pd di governo, potrebbe essere il coagulo di una nuova forza a ridosso del Pd in attesa che si spenga la stella di Renzi. Il suo problema è come occupare il tempo, che immagino lungo, nell’attesa che il segretario premier metta il piede in fallo.
Può interpretarlo facendosi circondare dalla solita compagnia di giro che grida al colpo di Stato, alla democrazia insidiata, alla difesa del Senato così com’è. Potrebbe farsi portavoce di un organismo che è morto, purtroppo, e che si chiama sindacato. Può far proprie le posizioni ecologiste e ambientaliste che impegnano serenamente il dibattito di tutte le grandi forze democratiche di centrosinistra nel mondo. Può fare molte cose tranne l’erede testamentario della sinistra che fu e dei suoi leader. E tranne che il «gufo» di Renzi.
LA SINISTRA VIVE. I SUOI LEADER NO. A mio parere la sinistra non è morta. Morti sono, politicamente, i suoi leader storici, tutti, nessuno escluso. Solo che la sinistra che verrà sarà anch’essa meno ideologica, più aperta a nuove idee piuttosto che crogiulo di nostalgie. Prenda Civati un bel tema di economia e di sviluppo e ne faccia il centro della sua iniziativa senza correre dietro a Chiti che è, come ho già scritto, una bravissima persona, da troppo tempo parlamentare (a casa, no?), e interprete del mondo che fu, del quale si sente la necessità che sparisca.
I resoconti dei quotidiani dicono poco sul dibattito e sulle intenzioni. È facile immaginarsi l’uno e le altre.
DALLA LEOPOLDA ALLAGAUCHE. Civati è un giovane dirigente della sinistra milanese sufficientemente liberal e financo liberista che dette vita con Matteo Renzi alla prima Leopolda che avrebbe dovuto rovesciare il mondo. In effetti Renzi lo ha rovesciato ma senza Civati che lo lasciò per ragioni mai spiegate. Che, tuttavia, lo misero sul proscenio non più con le parole d’ordine leopoldine, alla Zingales per capirci, ma con un approccio di sinistra.
IL VUOTO BERSANIANO. In pratica il giovane dirigente si buttò a sinistra, come prima di lui e con altre ispirazioni, avevano fatto Matteo Orfini, Stefano Fassina e Andrea Orlando. In questo senso Civati ha occupato uno spazio che si andava svuotando complice anche l’esaurimento dell’esperienza bersaniana.
Che cosa possa essere una sinistra del Pd è difficile da capire visto che non si capisce ancora che cosa sia il Pd renziano. Siamo nella singolare circostanza di un partito che si definirà in rapporto agli obiettivi effettivamente raggiunti dal suo leader piuttosto che dai suoi programmi.
Se Renzi porterà a casa, come credo e spero, in un primo colpo una ricostruzione delle istituzioni che consenta all’economia di avere di fronte Camere, governo e apparati pubblici moderni avrà dato il più potente contributo alla rinascita dell’Italia.
L'OPPOSIZIONE DEI DIVERSAMENTE RIFORMISTI. Questi obiettivi non piacciono a Civati, così come a Vannino Chiti, Corradino Mineo, Vendola e Cuperlo e Orfini e Fassina. Non ci stanno a farsi passare per conservatori. Todos caballeros. Tutti diversamente riformisti anche quelli che vogliono mantenere lo status quo.
Civati sembra aver sposato tematiche gauchiste ma, soprattutto, sembra essersi messo nelle condizioni di occupare tutti gli spazi vuoti a sinistra che vengono lasciati scoperti non solo da Renzi ma soprattutto da Vendola e Cuperlo, a cui consiglierei affettuosamente di appendere le scarpe al chiodo essendo il loro tempo di gioco scaduto.
La sua, di Civati intendo, non appare, a differenza di quella degli altri due, una sinistra della nostalgia. In questo senso lo spirito della Leopolda gli è rimasto nel fiato. E per ora può bastare.
I DUE ROTTAMATORI. Civati così come Renzi, è lontano non solo per età dalla vecchia sinistra, quella che per tutti gli anni berlusconiani si è guardata ossessivamente l’ombelico afflitta da una guerra civile e da uno scontro per la leadership sconclusionato e inutile.
Loro due sono una pagina nuova, che è altra cosa da dire una pagina bella. Vendola e Cuperlo potrebbero investire i loro scarsi capitali su questo ragazzo che sta rapidamente diventando un po’ attempato e che non ha i loro stessi tic e soprattutto le loro stesse sconfitte.
L'ALA SINISTRA DEL PD. Civati potrebbe diventare l’ala sinistra di un Pd di governo, potrebbe essere il coagulo di una nuova forza a ridosso del Pd in attesa che si spenga la stella di Renzi. Il suo problema è come occupare il tempo, che immagino lungo, nell’attesa che il segretario premier metta il piede in fallo.
Può interpretarlo facendosi circondare dalla solita compagnia di giro che grida al colpo di Stato, alla democrazia insidiata, alla difesa del Senato così com’è. Potrebbe farsi portavoce di un organismo che è morto, purtroppo, e che si chiama sindacato. Può far proprie le posizioni ecologiste e ambientaliste che impegnano serenamente il dibattito di tutte le grandi forze democratiche di centrosinistra nel mondo. Può fare molte cose tranne l’erede testamentario della sinistra che fu e dei suoi leader. E tranne che il «gufo» di Renzi.
LA SINISTRA VIVE. I SUOI LEADER NO. A mio parere la sinistra non è morta. Morti sono, politicamente, i suoi leader storici, tutti, nessuno escluso. Solo che la sinistra che verrà sarà anch’essa meno ideologica, più aperta a nuove idee piuttosto che crogiulo di nostalgie. Prenda Civati un bel tema di economia e di sviluppo e ne faccia il centro della sua iniziativa senza correre dietro a Chiti che è, come ho già scritto, una bravissima persona, da troppo tempo parlamentare (a casa, no?), e interprete del mondo che fu, del quale si sente la necessità che sparisca.
Lunedì, 14 Luglio 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA
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