L'AFFONDO
Grillo, la battaglia per la Costituzione
Il M5s blinda la Carta. E lancia l'hashtag #decidailpopolo. Anche se il movimento pare avere le idee confuse.
di Francesca Buonfiglioli
Il Movimento 5 stelle torna a ruggire in difesa della nostra Carta. Questa volta il casus belli è rappresentato dall'articolo 138 che stabilisce «le leggi di revisione della Costituzione» e le modalità di referendum.
E così il gruppo pentastellato al Senato ha pubblicato sul blog di Beppe Grillo un post dal titolo che lascia poco spazio all'immaginazione: «La Costituzione non è carta da culo #decideilpopolo».
Secondo i cittadini-senatori «il Pdmenoelle e il Pdl riescono a violentare l'articolo 138 della Costituzione, la valvola di sicurezza della nostra Carta». A Palazzo Madama, infatti, è passata con la maggioranza di 2/3, per soli quattro voti (218 a favore contro i 214 necessari, 58 contrari tra cui il M5s, 12 astenuti) la deroga dell'articolo in questione.
L'ALLARME DEL BLOG. «In questo modo», è l'allarme lanciato sul blog, «se a dicembre alla Camera lo stesso provvedimento sarà approvato con la maggioranza di 2/3, non verrà obbligatoriamente indetto il referendum confermativo. In pratica non si chiederà il parere dei cittadini sull'istituzione di un comitato di soli 42 parlamentari che avrà mano libera di cambiare la Costituzione al posto dell'intero parlamento, il quale si esprimerà solo sulla proposta finale. Se Pd (menoelle, ndr) e Pdl non hanno paura dei cittadini e sono così sicuri delle loro azioni perchè non indicono un referendum su questa controriforma? La parola al Popolo!».
TAVERNA CITA JEFFERSON. Segue l'appello accorato di Paola Taverna ai colleghi: «Non permettete che questo governo, nato da un inganno elettorale, vi tolga la voglia di guardarvi allo specchio la mattina». Taverna in Aula ha citato nientepopodimenoche il terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson: «Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, mai governi che devono aver paura dei propri popoli».
Va però notato che il M5s e Grillo in particolare non solo hanno più volte cambiato idea sulla Costituzione, sfatando il dogma della sua «intoccabilità» per poi ripristinarlo. Ma non hanno mai chiarito cosa intendano per popolo. Quello della Rete? Quello che decide i candidati alle parlamentarie? Non è dato sapere. Per questo, sul web e non solo, molti sono tornati ad accusare il leader 5 stelle di facile populismo.
E così il gruppo pentastellato al Senato ha pubblicato sul blog di Beppe Grillo un post dal titolo che lascia poco spazio all'immaginazione: «La Costituzione non è carta da culo #decideilpopolo».
Secondo i cittadini-senatori «il Pdmenoelle e il Pdl riescono a violentare l'articolo 138 della Costituzione, la valvola di sicurezza della nostra Carta». A Palazzo Madama, infatti, è passata con la maggioranza di 2/3, per soli quattro voti (218 a favore contro i 214 necessari, 58 contrari tra cui il M5s, 12 astenuti) la deroga dell'articolo in questione.
L'ALLARME DEL BLOG. «In questo modo», è l'allarme lanciato sul blog, «se a dicembre alla Camera lo stesso provvedimento sarà approvato con la maggioranza di 2/3, non verrà obbligatoriamente indetto il referendum confermativo. In pratica non si chiederà il parere dei cittadini sull'istituzione di un comitato di soli 42 parlamentari che avrà mano libera di cambiare la Costituzione al posto dell'intero parlamento, il quale si esprimerà solo sulla proposta finale. Se Pd (menoelle, ndr) e Pdl non hanno paura dei cittadini e sono così sicuri delle loro azioni perchè non indicono un referendum su questa controriforma? La parola al Popolo!».
TAVERNA CITA JEFFERSON. Segue l'appello accorato di Paola Taverna ai colleghi: «Non permettete che questo governo, nato da un inganno elettorale, vi tolga la voglia di guardarvi allo specchio la mattina». Taverna in Aula ha citato nientepopodimenoche il terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson: «Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, mai governi che devono aver paura dei propri popoli».
Va però notato che il M5s e Grillo in particolare non solo hanno più volte cambiato idea sulla Costituzione, sfatando il dogma della sua «intoccabilità» per poi ripristinarlo. Ma non hanno mai chiarito cosa intendano per popolo. Quello della Rete? Quello che decide i candidati alle parlamentarie? Non è dato sapere. Per questo, sul web e non solo, molti sono tornati ad accusare il leader 5 stelle di facile populismo.
#decideilpopolo sbanca in Twitter
Il battage internettiano dei 5 stelle sotto l'hashtag #decideilpopolo ha suscitato reazioni divergenti in Rete. Ma un risultato l'ha comunque ottenuto: posizionarsi tra i trending topic della giornata.
E così c'è - come naturale - chi apprezza la battaglia grillina, condividendo gli attacchi alle larghe intese.
E così c'è - come naturale - chi apprezza la battaglia grillina, condividendo gli attacchi alle larghe intese.
E i pentastellati doc che invitano al rispetto della Carta come Riccardo Nuti.
Dall'altra parte c'è chi critica la confusione del Movimento circa la definizione stessa di popolo. E l'incoerenza con cui Grillo ha 'maneggiato' negli anni la Costituzione.
Senza contare le battute, che su Twitter si sono sprecate.
Le giravolte di Grillo sulla Carta
Tifo e ultrà a parte, che fioccano ogni qualvolta si parla di 5 stelle e del loro «megafono», qualche incoerenza sulla Carta Grillo l'ha avuta. Riscoprendosi solo ultimamente pasdaran della Costituzione.
«Il vero obiettivo di questo governo è la distruzione dell'impianto costituzionale per poter cambiare le regole del gioco democratico e assicurare ai partiti il potere e la greppia di Stato», scriveva il 25 luglio sul suo blog. «Per cambiare la Costituzione senza impedimenti da parte dell'opposizione in parlamento e senza il consenso dei cittadini, che ne sono i veri custodi», attaccò a giustificare l’ostruzionismo dei deputati pentastellati alla Camera.
«LA CARTA? NON È LA BIBBIA». Eppure due anni fa i toni erano radicalmente diversi. «Non è intoccabile, non è il Vangelo, il Corano o il Talmud», ammoniva Grillo l'11 marzo 2011, parlando sempre della Carta. Chi la difende a oltranza, sottolineava, sbaglia: «Per qualcuno lo è, rappresenta le tavole della Legge di Mosè e ne fa un uso religioso, fideistico. La agita in manifestazione come il libretto rosso di Mao. È un testo scritto da uomini in carne e ossa, non da semidei, nel Secondo Dopoguerra».
IL VDAY PER RISCRIVERE IL TESTO. Insomma, a Grillo la Costituzione così com'è proprio non andava a genio. Tanto che il 7 gennaio 2012 lanciò addirittura un Vday ad hoc per riscriverla: «Da piazzale Loreto sono cambiate solo le forme del Potere, la sostanza è rimasta la stessa. La Costituzione è disegnata per garantire l'egemonia dei partiti e l'esclusione dei cittadini dalla cosa pubblica». Del resto, aggiunse, «i partiti hanno scritto la Costituzione come un abito su misura».
LA BATTAGLIA SULL'ART. 67. Non solo. Chi non ricorda la battaglia contro l'articolo 67 sull'assenza del vincolo di mandato? «Questo consente la libertà più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori». Insomma «l'eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno».
E gli eletti non sono stati da meno. Appena preso possesso delle rispettive poltrone hanno cercato di modificare il Testo. A partire dall'abolizione delle Province fino alla riduzione del numero dei parlamentari, l'eliminazione del quorum per il referendum abrogativo, la fissazione del numero massimo di mandati elettorali.
Segno che la Costituzione, se per mano pentastellata, può essere toccata eccome.
«Il vero obiettivo di questo governo è la distruzione dell'impianto costituzionale per poter cambiare le regole del gioco democratico e assicurare ai partiti il potere e la greppia di Stato», scriveva il 25 luglio sul suo blog. «Per cambiare la Costituzione senza impedimenti da parte dell'opposizione in parlamento e senza il consenso dei cittadini, che ne sono i veri custodi», attaccò a giustificare l’ostruzionismo dei deputati pentastellati alla Camera.
«LA CARTA? NON È LA BIBBIA». Eppure due anni fa i toni erano radicalmente diversi. «Non è intoccabile, non è il Vangelo, il Corano o il Talmud», ammoniva Grillo l'11 marzo 2011, parlando sempre della Carta. Chi la difende a oltranza, sottolineava, sbaglia: «Per qualcuno lo è, rappresenta le tavole della Legge di Mosè e ne fa un uso religioso, fideistico. La agita in manifestazione come il libretto rosso di Mao. È un testo scritto da uomini in carne e ossa, non da semidei, nel Secondo Dopoguerra».
IL VDAY PER RISCRIVERE IL TESTO. Insomma, a Grillo la Costituzione così com'è proprio non andava a genio. Tanto che il 7 gennaio 2012 lanciò addirittura un Vday ad hoc per riscriverla: «Da piazzale Loreto sono cambiate solo le forme del Potere, la sostanza è rimasta la stessa. La Costituzione è disegnata per garantire l'egemonia dei partiti e l'esclusione dei cittadini dalla cosa pubblica». Del resto, aggiunse, «i partiti hanno scritto la Costituzione come un abito su misura».
LA BATTAGLIA SULL'ART. 67. Non solo. Chi non ricorda la battaglia contro l'articolo 67 sull'assenza del vincolo di mandato? «Questo consente la libertà più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori». Insomma «l'eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno».
E gli eletti non sono stati da meno. Appena preso possesso delle rispettive poltrone hanno cercato di modificare il Testo. A partire dall'abolizione delle Province fino alla riduzione del numero dei parlamentari, l'eliminazione del quorum per il referendum abrogativo, la fissazione del numero massimo di mandati elettorali.
Segno che la Costituzione, se per mano pentastellata, può essere toccata eccome.
Il popolo di Grillo: basta che abbiano meno di 60 anni
La campagna di Grillo però solleva un altro dubbio: quando parla di popolo, il leader M5s che cosa intende?
Per esempio, balza all'occhio che il #popolochedecide sicuramente deve avere meno di 60 anni.
Oltre quell'età «non si dovrebbe più votare», ha detto Grillo l'11 ottobre. «Tra i 15 e i 60 anni il voto sia normale, dai 60 anni in poi non si voti più». Attacco agli anziani? No, si è giustificato il leader 5 stelle. Solo un modo per evitare che «siano i vecchi a fare le scelte».
I NUMERI DELLE PARLAMENTARIE.Non solo. Il popolo a cui si riferisce Grillo forse è quello che naviga in Rete e che ha deciso, per esempio, lo scorso dicembre i candidati alle parlamentarie? Se fosse così si starebbe parlando di 95 mila persone, più o meno. Un po' pochine per decidere le sorti di un Paese. Per capirci, sono meno degli abitanti della Basilicata, che sono circa 600 mila. Soprattutto se si considera che gli aventi diritto al voto in Italia sono poco meno di 47 milioni.
Per non parlare del voto per scegliere i candidati al Quirinale. «Avevano diritto 48.282 persone iscritte al M5s al 31 dicembre 2012 con documenti digitalizzati», tagliò corto il comico pressato dalle domande.
Le cose non cambiano nemmeno se il #popolochedecide coincidesse con gli utenti web. La fetta di 'decidenti' ancora non sarebbe larghissima. Stando a stime del 2011, sono poco più di 30 milioni gli italiani che hanno una connessione. Sui 60 milioni circa di abitanti.
Cifre che evidentemente non possono corroborare (ancora) la tesi della democrazia partecipata.
Per esempio, balza all'occhio che il #popolochedecide sicuramente deve avere meno di 60 anni.
Oltre quell'età «non si dovrebbe più votare», ha detto Grillo l'11 ottobre. «Tra i 15 e i 60 anni il voto sia normale, dai 60 anni in poi non si voti più». Attacco agli anziani? No, si è giustificato il leader 5 stelle. Solo un modo per evitare che «siano i vecchi a fare le scelte».
I NUMERI DELLE PARLAMENTARIE.Non solo. Il popolo a cui si riferisce Grillo forse è quello che naviga in Rete e che ha deciso, per esempio, lo scorso dicembre i candidati alle parlamentarie? Se fosse così si starebbe parlando di 95 mila persone, più o meno. Un po' pochine per decidere le sorti di un Paese. Per capirci, sono meno degli abitanti della Basilicata, che sono circa 600 mila. Soprattutto se si considera che gli aventi diritto al voto in Italia sono poco meno di 47 milioni.
Per non parlare del voto per scegliere i candidati al Quirinale. «Avevano diritto 48.282 persone iscritte al M5s al 31 dicembre 2012 con documenti digitalizzati», tagliò corto il comico pressato dalle domande.
Le cose non cambiano nemmeno se il #popolochedecide coincidesse con gli utenti web. La fetta di 'decidenti' ancora non sarebbe larghissima. Stando a stime del 2011, sono poco più di 30 milioni gli italiani che hanno una connessione. Sui 60 milioni circa di abitanti.
Cifre che evidentemente non possono corroborare (ancora) la tesi della democrazia partecipata.
Mercoledì, 23 Ottobre 2013
1 commento:
Ormai Grillo è proprio fuori di melone. Solo Marfi da Voghera e Nanni da Pavia rimangono ortodossi.
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