Ma per il Fatto Beppe vuol diventare un bravo papà
Prendiamo per buone le indicazioni che dal pianeta Papalla ci invia il bravo collega Scanzi sul Fatto. Dice che ora Grillo accetta di essere non solo megafono ma anche leader: e questa è una bomba perché non se lo aspettava nessuno. Aggiunge qualcosa di più di un corollario: spiega che Grillo «vuol stare più vicino al movimento» – testuale – come un padre che decide di andare a vedere le partitelle del bimbo sugli spalti del campo rionale. Nonostante, si precisa, non abbia alcuna intenzione di trasferirsi a Roma: e anche questo è bello, perché ci conferma che l’amore non sa cosa sia la distanza fisica.
Carico d’amore, e ubiquo leader post-megafonico, Grillo si accorge che tra i suoi parlamentari c’è chi si pone il problema di un isolamento politico che non premia il Movimento e la sua forza e nemmeno aiuta il paese ad uscire dal guado. A questi, da leader, risponde gandhiano: «Chi non ci sta è fuori». Poi, perplesso di fronte alla sua stessa vaghezza, Grillo fa sapere a un dubbioso dei suoi che per quanto lo riguarda non è diverso da Scilipoti. E non serve ricordare chi sia Scilipoti: è uno che, dovunque fosse, se n’è andato in cambio di una vita più ricca di soddisfazioni, non si è limitato a porre un problema strategico al partito. Sottigliezze.
Infine, eccolo decidere – sulla base della sua non-violenza – che incontrerà i giornalisti un paio di volte al mese. Lui, Grillo. Come Berlusconi, come Marchionne, come il Bossi dei tempi andati. Amano le loro creature questi Davy Crockett dello startup.
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Il Fatto Quotidiano sta diventando l'organo ufficiale del M5S anche se ogni tanto fa finta di pubblicare qualcosa che riguarda i dissidenti.
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