Il nove settembre si avvicina. Nell'attesa del giorno in cui si voterà la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, si alternano ultimatum del Cavaliere al Pd che minaccia la caduta del Governo e avvertimenti di chiusura di Enrico Letta che si dice pronto ad affrontare qualsiasi situazione. "Il nodo arriverà" dice a Repubblica. "Non c'è da fidarsi delle giravolte del Cavaliere, non credo alla linea ragionevole". Questa posizione ha portato le colombe del Pdl in un angolo. Tant'è che il ministro Quagliariello dichiara: "Alt fermiamoci tutti. È giusto che il Governo vada avanti", ricordando che difficilmente le Camere potrebbero essere sciolte finchè resta in vigore il Porcellum. La linea è chiara: fermiamoci tutti e riportiamo le cose nei binari giusti.
Il cambio di rotta è nell'aria da giorni, dunque. Arrivare alla fine di settembre, fare in modo che si esprima prima la Corte di Appello. La sottile linea rossa nel balletto delle dichiarazioni è questa. Il resto è tattica: Franceschini che dice "nessun baratto", Quagliariello che ripete "no a logiche tribali". "Al punto in cui siamo - dice Quagliariello a Tomaso Labate sul Corriere della Sera - non possiamo continuare a chiedere al Pd di votare contro la decadenza. Dobbiamo però rivolgergli un appello alla responsabilità per chiedergli di ascoltare Berlusconi, di dargli il tempo che serve per difendersi nella giunta del Senato. D'altronde, del suo diritto di difesa aveva parlato anche Epifani"
Le parole del ministro rilasciate a Repubblica in un'intervista a Francesco Bei
Letta ha parlato alla festa del Pd e su questo si è innestato un fallo di reazione di Berlusconi. Ora ci si deve fermare tutti e riportare le cose nei giusti binari.
E quali sarebbero questi binari?
"Tutti hanno riconosciuto il fatto che la giunta del Senato è un organo giurisdizionale. Cosa significa questo? Che i componenti dovrebbero chiedersi se hanno mai visto un giudice andare in giro dicendo "la sentenza è questa" ancora prima che il processo si apra. In questo momento così delicato tutti dovrebbero fare un passo indietro ".
Anche il Pdl?
"La responsabilità, in queste circostanze, è un dovere al quale nessuno si può sottrarre".
Il 9 settembre, quando si aprirà il "processo" a Berlusconi in giunta, cosa può accadere?
"Intanto sbaracchiamo questa idea mitica che il 9 settembre debba accadere qualcosa. Quel giorno si apre una procedura. Punto. Bisogna attendere che il relatore Augello faccia la sua proposta e poi considerare questa nel merito, sia per gli aspetti connessi al diritto interno, sia per quelli attinenti al diritto comunitario".
Sono proprio le parole di Letta ad aver lasciato spazio a pochi margini di discussione. Venerdì il presidente del consiglio, alla festa del Pd a Genova, ha dichiarato. "La decadenza di Silvio Berlusconi? La risposta è semplice: io penso che non ci siano margini. La separazione tra politica e giustizia è necessaria".
Si legge su Repubblica, in un articolo di Goffredo de Marchis.
Mancano pochi giorni al 9 settembre, data della prima riunione della Giunta del Senato. La dichiarazione "moderata" del leader Pdl non cambia nulla nella strategia del presidente del Consiglio. Letta è ormai convinto di aver tolto di mezzo l'argomento del "governo del salvacondotto". O della larghe intese come progetto di lungo periodo. "E' sempre stato così. Ma qualcuno soffiava sul fuoco. Alla festa di Genova però ho sentito che il popolo del Pd capisce cosa vogliamo fare". Quindi, ha le mani più libere. Aver preparato il terreno su cui può svilupparsi la crisi è un risultato che Palazzo Chigi pensa di aver messo in tasca. Ma la crisi segnerebbe comunque un passo falso.
"Lo so, il livello di tensione è altissimo. Non posso garantire sui ministri del Pdl, non riesco a immaginare come si comporterebbero di fronte a un diktat di Berlusconi. E non voglio entrare nelle dinamiche del centrodestra". Spera però si sia definitivamente compreso che "uno scambio tra la sopravvivenza dell'esecutivo e la decadenza di Berlusconi non esiste, non è possibile". Che lo abbiano capito a destra e a sinistra. I contatti con le colombe del Pdl sono continui. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini fa un check up quotidiano agli umori del Pdl. Non basta, è ovvio. Tutto può precipitare se l'uomo di Arcore schiocca le dita. 
In questa ottica, l'unica difesa dall'offensiva berlusconiana è un passaggio in aula. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini prende tempo confrontandosi quotidianamente con il Pdl, ma ritorna sulla linea Letta. "In fondo è tutto molto semplice" dice a Repubblica . "Non si accettano ricatti e ci si affida al Parlamento. Lì si vedrà chi vuole interrompere un percorso di governo che tra mille difficoltà ha raggiunto alcuni obiettivi". E lo ribadisce in un'intervista all'Unità.
"Non si barattano i principi dello Stato, il rispetto della legge con gli interessi di un singolo. Il piano delle vicende giudiziarie di Berlusconi e quello delle emergenze economiche e sociali che questo governo è chiamato ad affrontare devono restare distinti. Sarà la giunta delle elezioni a valutare se ci sono approfondimenti da fare prima del voto. Il governo è fuori".
Interpellato sulle ultime dichiarazioni di Berlusconi, il ministro quindi evidenzia:
"Sono venti anni che siamo abituati allo schema di Berlusconi: prima afferma una cosa, il giorno dopo la nega e poi si ricomincia daccapo. Io registro che quando il messaggio è che se il Pd vota la decadenza il governo cade, la risposta non può che essere la stessa che ripetiamo da giorni".
Sulle sorti dell'esecutivo Franceschini chiarisce: "Non so cosa sia il Letta-bis", se "questo esecutivo cadrà lo farà in Parlamento, alla luce del sole e in modo trasparente. Ci sarà qualcuno che toglierà la fiducia e di questo se ne assumerà la responsabilità davanti agli italiani". Riguardo ai candidati alla segreteria del Pd, alla domanda se sostenga Matteo Renzi risponde: "Aspettiamo di conoscere i nomi di chi si candiderà a premier o a segretario e poi ognuno farà le sue scelte".
Anche il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, che inteviene in un'intervista al Messaggero sulla questione della decadenza di Berlusconi. "Assolve" i falchi, e invita il Pd alla ragionevolezza.
"Chiedo al Pd di affrontare il tema non in modo pregiudiziale ma solo tecnico-giuridico scevro da condizionamenti politici. Dai nostri alleati mi aspetto buonsenso. Non considerino la Giunta un plotone di esecuzione. Quanto al ruolo dei falchi nel Pdl, è innegabile che tra di noi ci siano valutazioni diverse, per raggiungere lo stesso obiettivo: l'agibilità politica e la libertà personale di Berlusconi. Ma è fisiologico in un partito che raccoglie quasi il 30% dei consensi. L'intera classe dirigente del Pdl è e sarà al fianco di Berlusconi nelle sue battaglie presenti e future".
Alla domanda se a Palazzo Madama siano possibili 'smarcamenti', risponde: " una grande montatura mediatica". Parlando dei nuovi senatori a vita, Schifani si dice "certo che non ripeteranno i comportamenti tenuti dai senatori a vita durante il governo Prodi". Riguardo al ruolo di Angelino Alfano nella nuova Forza Italia, per Schifani "Alfano partecipa al governo in quanto segretario del partito, per cui mi sembrerebbe inverosimile che alla fine dell'esperienza di questo esecutivo non avesse più il ruolo di alta responsabilità rappresentato dalla guida del partito".
La prossima settimana inizia con un vertice del Cav con Bondi, Santanché e Capezzone.
Berlusconi commosso
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Reuters
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