Il messaggio è chiaro. Basta con la governabilità a tutti i costi. Soprattutto se sull'altare della governabilità si sacrificano preziose risorse destinate a imprese e lavoratori. In altre parole al "Fronte del lavoro" il decreto Imu proprio non va giù. Dal palco della festa democratica di Genova la missiva che parte da Confindustria e sindacati e punta dritto a Palazzo Chigi insidia pericolosamente il fragile equilibrio di governo, alla vigilia della settimana più lunga della vita dell'esecutivo, quella che precede il voto in Giunta sulla decadenza di Silvio Berlusconi.
C'è innanzitutto la cornice: il tempo e lo spazio. Il tempo, appunto: i giorni decisivi per la vita del governo Letta. Lo spazio, la festa nazionale del partito democratico. E non è un caso che l'affondo principale, affidato al primo capoverso del testo, punti, sì, al governo. Ma non al governo nel suo intero. La bordata firmata Squinzi-Camusso-Bonanni-Angeletti indebolisce in particolare quel fronte Pdl che nell'esecutivo si è da sempre irrigidito sulla linea dell'abolizione dell'imposta sic et simpliciter. Niente distinguo, niente asticelle delle detrazioni. Anche per questo, l'alfiere indiscusso della linea oltranzista, oggi non si sbilancia: "Non ho letto il documento, mi riservo di leggerlo prima di fare ogni considerazione", dice Renato Brunetta, interpellato daHuffpost.
Diversa, e più calda, l'accoglienza del presidente del Consiglio Letta, che parlando di "buona notizia" e "segno che questo paese può uscire dal caos permanente" ha di fatto ignorato la critica più forte del documento, legittimandolo in pieno ed utilizzandolo proprio di rimbalzo contro la propria minoranza interna. Toni ancora più trionfali dal responsabile economico del partito Roberto Colaninno che parlato di atto di maturità politica che "è nel Dna del Partito Democratico". Una sorta di arruolamento ex post del "Fronte del lavoro" nelle file dei democratici.
Ma il punto è che il premier, apparenze a parte, ha ricevuto l'ultimatum delle parti sociali. Queste sono le condizioni: meno tasse per lavoratori o imprese o il sostegno salta irrimediabilmente. Il decreto sull'Imu è stata solo l'ultima finestra possibile per sbagliare. E quel blitz in extremis, che a meno di 48 ore dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ha spazzato via la tanto attesa deducibilità Imu dei beni strumentali per le imprese, promessa da Zanonato già prima dell'estate, per accontentare i proprietari di seconde case non é passato inosservato. Per non parlaredel possibile, ultieriore, aumento degli acconti Ires e Irap come "cauzione" del decreto sull'Imu. Se non arriveranno le risorse previste, il governo troverà lì le coperture. Una piccola mazzata di fine anno che le imprese si sarebbero risparmiate volentieri.
Brutte sorprese in cui sono incappati anche i sindacati, alla scoperta che per garantire una parte delle coperture al decreto il fondo per l'occupazione finanziato per 650 milioni l'anno per la decontribuzione degli aumenti salariali previsti da accordi di secondo livello è stato "praticamente azzerato", come ha lamentato oggi la Cgil.
Per questo il documento di Genova non può essere derubricato come un semplice monito, per quanto vigoroso, al governo Letta. Per l'esecutivo, più che un richiamo, è una vera e propria zavorra. Un piattaforma che il presidente del Consiglio ora può soltanto recepire. Altri cambi di rotta, preda di questo o quel ricatto politico, potrebbero segnare l'interruzione irrimediabile delle linee di credito dal "Fronte del Lavoro".

Il testo del documento