venerdì 6 settembre 2013

Caro Orellana, stai attento perchè appena lasci la poltrona ci sono Serafino, Barbieri, Marfi, Benzi che in un attimo te la portano via. Quelli che si battono per Voghera in verità pensano a come entrare in Senato o alla Camera con 20 voti di preferenza in rete che assegnerà loro Casaleggio. Ovviamente on line.


RETROSCENA

Movimento 5 stelle, Orellana e gli altri «dissidenti»

Da Bocchino a Campanella e Casaletti. Chi sono i senatori pentastellati pronti allo strappo. In vista di un Letta-bis.

di Paola Alagia
Il subbuglio all'interno del Movimento 5 stelle non accenna a placarsi. Soprattutto nel gruppo al Senato, dove eventuali defezioni sembrano dietro l'angolo. Almeno 11 senatori, infatti, sarebbero sul punto di mollare.
Del resto è proprio a Palazzo Madama che il pallottoliere per un eventuale Letta-bis si fa di giorno in giorno più bollente. Alla luce soprattutto delle continue minacce di crisi - e relative smentite - che giungono da quel di Arcore.
IL CASO ORELLANA. Dopo l’espulsione di Marino Mastrangeli lo scorso 30 aprile e di Adele Gambaro a giugno (a parte le defezioni volontarie di Paola De Pin e Fabiola Anitori), ora è il senatore Luis Alberto Orellana a creare il nuovo casus belli.
La sua colpa? L’apertura al dialogo col Pd, dichiarata in diretta streaming. Una posizione che gli è costata subito l’etichetta sul blog di Beppe Grillo di «nuovo Scilipoti».
Al di là delle decisioni che prenderanno i vertici M5s - anche se né al comico ligure né a Gian Roberto Casaleggio conviene in questa fase esporsi alle critiche di una nuova espulsione - e di quella che maturerà lo stesso Orellana (inclusa la scelta di uno strappo), una cosa è certa: per gli esponenti pentastellati più dialoganti di Palazzo Madama l’ipotesi di un Letta bis sta diventando un tormento.
IL NODO DEL PORCELLUM. «Di sicuro per i senatori favorevoli a un confronto con i democratici questo è un momento di seria riflessione», conferma a Lettera43.it una parlamentare vicina ai 5 stelle che chiede di rimanere anonima. «Anche se la maggior parte di loro continua a non credere nel Partito democratico. Piuttosto è un altro il motivo di disagio profondo che potrebbe rivelarsi determinante per una scelta di rottura: la retromarcia di Grillo sul Porcellum».
A sentire la fonte, infatti, «mandare via i nominati dal parlamento è sempre stata una delle battaglie storiche del M5s». È normale, dunque, è il ragionamento, «che la presa di distanze di Grillo da questo caposaldo è il vero punto di non ritorno».

I malpancisti denunciano una mancanza di democrazia

Ma chi sono i senatori 5 stelle più in sofferenza? Secondo i rumor di Palazzo, uno di questi è Fabrizio Bocchino. Ma con lui ci sono anche Francesco Campanella, Girolamo Pepe, Maurizio Romani e Lorenzo Battista. «Per tutti loro, infatti, è inaccettabile una marcia indietro sulla legge elettorale».
«Non è concepibile che si torni a votare col Porcellum e noi dobbiamo fare di tutto per cambiare questo sistema di voto», si sfoga un senatore pentastellato. Che non usa giri di parole nemmeno sul confronto col Pd. «Il varco lo indicò lo stesso Grillo all’epoca dell’elezione del presidente della Repubblica. Diceva che un voto a Rodotà avrebbe aperto delle praterie per un nuovo governo. Perché se lo dice Beppe va bene e se lo dice qualcun altro no?», si chiede.
L'ENIGMA GIARRUSSO. Ma l'elenco dei senatori in odore di strappo è più lungo. Tra questi ci sarebbe pure Mario Giarrusso. Al parlamentare siciliano, stando a quanto si apprende da ambienti vicini al Movimento, non dispiacerebbe affatto, qualora si costituisse un gruppo M5s 2, ricoprire la carica di capogruppo. «Negli ultimi tempi si è allineato, ma Giarrusso ha un ego molto forte», confida la fonte. «È uno che vuole emergere e a cui interessa solo la sua persona. Dunque, tutto è possibile». Corre voce, in realtà, che neppure lo stesso Orellana starebbe conducendo la sua battaglia «aperturista» per niente.
IPOTESI DIMISSIONI. Secondo altre voci, invece, «le poltrone c’entrano poco. La verità è che molti grillini stanno toccando con mano la totale assenza di democrazia interna. È il regime quasi totalitario che contestano. Al punto che», si dice, «più di un senatore sarebbe arrivato a pensare alle dimissioni pur di lasciare il M5s».

Casaletto, Bencini, Fattori: le «cittadine» contro i diktat

Tra i malpancisti che potrebbero alla fine decidere di abbandonare Grillo non mancano le donne: «Monica Casaletto, Alessandra Bencini e Elena Fattori sono tra queste», racconta il parlamentare, «ma anche Maria Mussini sta vivendo con disagio la linea di un ritorno al voto col Porcellum».
In totale, insomma, si potrebbe arrivare a 11 defezioni. Forse, addirittura, a 12 se si aggiungesse alla lista il nome di Serenella Fucksia, la senatrice marchigiana che a giugno scorso si era esposta a difesa di Adele Gambaro. Anche se ambienti vicini al M5s smentiscono: «Lei è solo un battitore libero».
STAMPELLA PER UNA NUOVA MAGGIORANZA. Con o senza Fucksia, comunque, ci sarebbero i numeri per formare una stampella a una nuova maggioranza. Inoltre, va ricordato che bastano 10 senatori per costituire un gruppo autonomo.
Per i più, però, i tempi non sono ancora maturi. «Che molti di loro stiano soffrendo al punto da non prendere sonno la sera lo so per certo», aggiunge un esponente grillino. «Ma da qui a concludere che uno strappo sia vicino è azzardato. A queste persone, infatti, manca il coraggio».
Magari una crisi di governo potrebbe cambiare le cose. Un cambio di maggioranza sarebbe l'occasione per «rompere».
DIREZIONE GRUPPO MISTO. Nel frattempo non stanno con le mani in mano. Alcuni, infatti, cominciano a pensare seriamente di abbandonare Beppe Grillo se è vero che, come confessa il parlamentare interpellato, «qualcuno sta già informandosi sul gruppo Misto. E quale sia l'atmosfera al suo interno».
Giovedì, 05 Settembre 2013

1 commento:

Unknown ha detto...

Povero Orellana, a breve gli tolgono la poltrona. Nanni certamente sta già lavorando in questa direzione.

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