lunedì 23 settembre 2013

Senza mediaset come potrebbe riuscire Berlusca.


TELEVISIONE & POLITICA

Mediaset, lo spot e l'aiuto a Berlusconi

È italiana. Crea lavoro. Senza soldi pubblici. Ma la pubblicità ad aziendam trasmessa da Cologno è un assist a Silvio.

di Renato Stanco
Le antenne di Cologno Monzese e gli impiegati di Mediaset. I volti delle tre reti e i loghi dei canali del Biscione. Sfondo azzurro e scritte bianche, a caratterli cubitali, giusto per rimarcare le frasi chiave: «azienda italiana», «privata» e che «crea e dà lavoro».
E poi ciò che i telespettatori vedono, cioè i programmi, e il dietro alle quinte, cioè il lavoro delle maestranze. Che c’è. E pesa. Anzi, conta perché le aziende televisive della famiglia Berlusconi non ricevono «alcun aiuto statale». Non solo. Mediaset non è «un colosso americano», «giusto per ricordare...»
Può essere riassunto così lo spot aziendale che l'azienda sta mandando in onda in questi giorni su Canale 5, Italia 1 e Retequattro negli orari di massimo ascolto (guarda il video).
Un’operazione di marketing che in questo momento casca a fagiolo. E per varie ragioni.
LE FRECCIATE A RAI E SKY. Prima di tutto lo spot lancia una frecciata doppia: alla Rai e a Sky. Insomma il Biscione morde Viale Mazzini con lo spauracchio del canone che, secondo alcune indiscrezioni, il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato vorrebbe inserire il prima possibile in una delle nostre tante bollette.
E il gruppo di Murdoch, tivù satellitare a pagamento concorrente di Mediaset Premium e alla ricerca della ricetta per arrestare l’emorragia di abbonati.
Ma in realtà in questi 30 secondi c'è molto di più. Pesa sicuramente la condanna del Cav al processo Mediaset che, di fatto, estrometterà il leader del Pdl e di Forza Italia dalla politica attiva. Ma che non riguarda affatto il gruppo editoriale di Cologno Monzese. Il presidente Fedele Confalonieri, infatti, è stato assolto e l’azienda non è stata condannata.
IL BOOMERANG DELLA CONDANNA. I media però hanno bollato la vicenda processuale come caso Mediaset, e questo rischia di danneggiare l’immagine del gruppo editoriale che vuol continuare a fare fatturato. Da qui l’esigenza di ribadire la totale italianità del Biscione e l’assoluta indipendenza dai finanziamenti pubblici.

Forza Italia e il ritorno del sogno di Arcore

In seconda battuta, però, l'esaltazione di Mediaset come gioiello made in Italy non può non essere un assist al gran capo. Il quale, grazie anche al ritorno di Forza Italia, punta ancora a stregare gli italiani con il sogno di Arcore. Dell'uomo che si è fatto da solo. Dell'imprenditore prestato alla politica. Insomma, il miracolo italiano messo in scena dalle sue televisioni potrebbe, o dovrebbe secondo le idee degli uomini del Cav, risollevare le sorti dell’azienda e partito e ridare all’ex presidente del Consiglio quell’aura di vincente, offuscata dalle vicende giudiziarie. Non ultima l'inchiesta escort che vede coinvolti Walter Lavitola e Gianpaolo Tarantini.
Poco importa se l'Italia in questi 20 anni è cambiata. Per Berlusconi l'impero televisivo resta comunque un punto fermo. Nonché una sorgente di consensi.
LA VISITA DI D'ALEMA A COLOGNO. E forse nelle orecchie dell'ex premier risuonano ancora le parole di Massimo D’Alema che il 4 aprile del 1996, durante la visita agli studi di Cologno Monzese, dichiarò: «Mediaset è una risorsa per il Paese». Archeologia? Non proprio. Il 16 gennaio di quest’anno, intervistato da TgCom24, il canale All news di Mediaset, lo stesso D’Alema ha ribadito il concetto: «Qualunque impresa che dà lavoro è un patrimonio del Paese. La sinistra non è contro le imprese. L’immagine di Mediaset è stata compromessa dal fatto di essere l’impresa del presidente del Consiglio che ha attirato l’adulazione di qualche persona servile ma l’antipatia di tantissimi italiani».
E Mediaset sembra aver replicato con lo spot furbo. Del resto quando i duri iniziano a ballare lo fanno con tutti i mezzi a loro disposizione. A partire dalle televisioni. Giusto per ricordare...
Lunedì, 23 Settembre 2013

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