L’idea ispirata dai motori di ricerca
La mappa dei brevetti che racconta dove investire
Alcuni scienziati stanno mappando la rete dei brevetti mondiali per capire dove cresce la tecnologia
Navigare attraverso Internet nei primi anni ’90 non era mai un’operazione semplice. La lamentela che riecheggiava da un utente all’altro era che, praticamente, non si riusciva a trovare mai niente. La situazione ha cominciato a cambiare verso la metà degli anni ’90 grazie all’evoluzione di società di ricerca come Yahoo!. Persino le prime incarnazioni delle ricerche erano difficili da utilizzare, però, e Yahoo ne è un esempio perfetto. Il suo primo strumento di ricerca era un elenco che categorizzava le pagine web in base a una gerarchia predeterminata.
Quando diversi ricercatori, quali Jon Kleinberg delle Cornell University, si resero conto che la rete di collegamenti tra i siti web era di per sé un indizio importante sulla rilevanza della pagina web, le cose cominciarono a cambiare. La lezione chiave era che, quando si tratta di trovare qualcosa, la rete è uno strumento assai più potente del contenuto.
Non dovrebbe quindi sorprendere la scoperta che i tecnologi stanno cominciando ad applicare un’idea simile ai brevetti. Chiunque abbia trascorso qualche ora navigando un qualunque database di brevetti saprà bene quanto possano essere labirintici e confusi. Questi database sono organizzati come l’elenco di Yahoo! degli anni ’90 – secondo una gerarchia predefinita di argomenti. Di certo, questa può aiutare quando si tratta di trovare brevetti entro categorie specifiche, ma oscura anche i rapporti più profondi tra diverse nuove tecnologie emergenti.
Luciano Kay, dell’Università di Santa Barbara, in California, ha svelato assieme a un paio di colleghi un nuovo strumento di ricerca che sfrutta la struttura dei collegamenti tra i brevetti per studiare i collegamenti tra le diverse tecnologie.
Nel loro nuovo approccio, Kay e colleghi creano una rete all’interno della quale ciascun brevetto è un nodo. Se un brevetto cita un altro, assegnano un link tra i due nodi e definiscono la “distanza tecnologica” tra due aree della mappa risultante come forza del legame tra i nodi. Le aree di questa rete sono quindi distanti se hanno pochi link, ma ravvicinate se ne hanno molti.
Per testare questo metodo, Kay e soci lo hanno applicato all’intero insieme di brevetti registrati tra il 2000 e il 2006 presso l’ufficio brevetti europeo. Hanno anche creato uno strumento per visualizzare e interrogare la mappa che può essere scaricato attraverso questo link. Le risultanti mappe di brevetti forniscono indizi affascinanti sulla struttura del panorama tecnologico e sul ruolo dei diversi giocatori al suo interno.
Per mostrare le capacità del nuovo approccio, Kay e colleghi hanno creato la mappa dei brevetti associati a società come Samsung, DuPont e IBM. Questa, evidenzia a colpo d’occhio le aree in cui queste aziende stanno operando e, ovviamente, quelle che stanno ignorando.
Il team mostra anche la struttura del paesaggio associato a varie tecnologie quali il grafene, i biosensori in scala nanometrica e via dicendo. Si scopre così come aree differenti della tecnologia siano correlate, alle volte in maniera imprevista, e come nuovi argomenti stiano emergendo. I database dei brevetti sono organizzati per famiglia o per gerarchia. Ad esempio, i brevetti nella sezione A riguardano le necessita umane, mentre quelli nella sezione C riguardano la chimica e la metallurgia. Questa è una sorta di distinzione artificiale che ha però forti legami tra diverse sottoclassi delle due sezioni. Questi legami, senza la raffigurazione di Kay e dei suoi colleghi, sarebbero difficili da evidenziare.
La nuova mappa mostra anche aree con la maggiore intensità di lavoro. Queste, dice il team, potrebbero costituire un forte indicatore di tecnologie emergenti. “Le mappe dei brevetti potrebbero anche rilevare aree tecnologiche relativamente inesplorate che sono più centrali rispetto ad altre, oppure evidenziare aree più dense con una indipendenza tecnologica maggiore che potrebbero divenire le piattaforme per la nascita di future applicazioni tecnologiche”, dicono.
Si tratta di un sistema interessante e potente con cui visualizzare un insieme di dati incredibilmente complesso. Ovviamente, la gerarchia esistente per le tecnologie ha i suoi limiti, e un approccio basato sulla rete può rivelare importanti informazioni sull’evoluzione tecnologica.
Probabilmente, questo è solo un primo passo verso uno studio dei brevetti basato sulla rete. Ciononostante, gli storici di internet saranno rapidi nell’indicare che verso la fine degli anni ’90 la ricerca web subì un’altra trasformazione, ovvero quando Google introdusse l’algoritmo di classificazione delle pagine nel business della ricerca online. La classificazione delle pagine presume che una pagina sia importante se viene citata da altre pagine importanti. Scoprire le pagine realmente importanti richiede quindi un lungo processo iterativo per separare la struttura della rete.
Non è difficile immaginare che un algoritmo di tipo classificatorio potrebbe fornire utili indizi sulla natura dei brevetti e sulla loro importanza. Di sicuro, un algoritmo del genere dovrà essere regolato in diversi modi per poter gestire le idiosincrasie del mondo dei brevetti.
Vi sono altri miglioramenti in programma. Kay e colleghi sperano di riuscire a migliorare il loro strumento di mappatura collegando la rete dei brevetti agli sviluppi scientifici che stanno già comparendo su altre mappe. Anche questo potrebbe rivelarsi interessante.
Per il momento, però, i più avvantaggiati da questo nuovo approccio saranno probabilmente i governi e le grandi società che possono utilizzare questi strumenti per acquisire informazioni sulle forze e le debolezze dei loro competitori. Se questo dovesse riuscire, i progressi di questo genere di visualizzazione sarebbero rapidi.
Articolo originariamente pubblicato su Mit Technology Review Italia
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/mappa-brevetti-tecnologia#ixzz2e26MOnaq
1 commento:
Questa è l'intelligenza collettiva della rete. I meet up del M5S sono la stupidità collettiva della rete.
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