mercoledì 22 marzo 2017

Ma Bersani non era contro l'uomo solo al comando? E Grillo cosa è!!!!!

L’apertura di Bersani al M5S? Solo per azzoppare Renzi

Politica
Pierluigi Bersani durante il convegno ''Innovazione e contrattazione. La proposta di CGIL,  CISL e UIL per un nuovo modello di relazioni industriali", Roma, 5 Febbraio  2016. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Una mossa machiavellica ma velleitaria
 
Il Movimento Cinque Stelle deve moltissimo a Pier Luigi Bersani: fu lui, blindando le primarie del 2012, a neutralizzare Matteo Renzi, l’unico che avrebbe potuto ridimensionare significativamente il successo dei grillini alle politiche dell’anno successivo. L’allora sindaco di Firenze, infatti, sarebbe riuscito a marcare una radicale discontinuità – in termini anagrafici, politici e culturali – rispetto alla screditatissima “vecchia politica”, così sottraendo al Movimento Cinque Stelle il monopolio dell’offerta di homines novi e drenando una cospicua percentuale di elettori moderati al quasi ottuagenario Silvio Berlusconi, l’altro grande beneficiario della miopia politica di Bersani.
Non contento, quest’ultimo si fece umiliare in diretta streaming da Vito Crimi e Roberta Lombardi, facendo passare per statisti navigati due delle tante mediocri matricole pentastellate reclutate dalla Casaleggio e Associati e catapultate in Parlamento.
Ma, com’è noto, se errare è umano perseverare è diabolico: stamane, dalle pagine del Corriere della Sera, Bersani ha candidato il suo nuovo partitino a stampella di un’eventuale maggioranza a cinque stelle.
Per giustificare quest’apparentemente inspiegabile e recidiva apertura ha provato a fornire al M5s un certificato di legittimità democratica, ribadendo che quello di Grillo è in realtà un «partito di centro» e aggiungendo – veniamo al paradosso – che in quanto tale potrebbe rappresentare un solido argine contro i populismi.
Eppure è evidente agli occhi di tutti che diversi elementi – l’antiparlamentarismo, la struttura verticistico- personalista del partito, il cyber-giacobinismo praticato dagli attivisti – concorrono a collocare il Movimento Cinque Stelle all’estrema destra dello spettro politico.
Come se non bastasse, sovranismo e neoprotezionismo avvicinano i grillini, quantomeno sul piano programmatico, ai medesimi epigoni italiani della Le Pen che, a detta di Bersani, il Movimento Cinque Stelle dovrebbe arginare. L’alleanza con l’Ukip di Farage a Bruxelles è in tal senso assai indicativa.
Bersani, peraltro, è solito sponsorizzare se stesso evocando le liberalizzazioni che portò avanti in qualità di Ministro dello sviluppo economico: è curioso che oggi ammicchi alla forza politica che più di ogni altra fiancheggia le corporazioni e si attiva per la tutela delle rendite di posizione.
In realtà, com’è chiaro a tutti già da un pezzo, il programma politico di Bersani e degli altri scissionisti è quello di azzoppare Renzi.
Oggi ha semplicemente parlato a nuora affinché suocera – e cioè militanti e dirigenti del Pd – intenda: o disarcionano una volta e per sempre Renzi oppure qualunque tipologia di alleanza, foss’anche postelettorale, è da escludere a priori; per raggiungere questo fine – azzoppare Renzi – è accettabile, machiavellicamente, un mezzo purchessia: è lecito persino tirare per la giacchetta un’azienda-partito già rivelatasi incapace di amministrare – a Roma, il primo vero banco di prova dei cinque stelle, regna il caos – e pericolosamente ostile alla democrazia rappresentativa.
È questo il primo e più tragico effetto collaterale della proporzionalizzazione della legge elettorale: i leader di partiti minoritari s’improvvisano strateghi per massimizzare quanto più possibile l’efficacia dei propri veti.
Ma il tatticismo di Bersani si rivela di già più che velleitario.
Ha spalancato le porte a un partito che quattro anni fa – quando peraltro egli aveva pari forza contrattuale, e cioè il 25%; oggi può vantare al più un esiguo 3% – gliele sbatté in faccia e che, nel frattempo, ha tolto ogni dubbio circa la propria identità ideologica e le proprie (in)capacità di governo.
Il gioco non è valso la candela, perché quel che così facendo Bersani ha perso in credibilità non avrà alcun tipo di contropartita quando Renzi verrà riconfermato alla segreteria del Pd.

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