sabato 24 dicembre 2016

Per i grillini è sempre colpa degli altri. Gli eletti sono uguali ai loro elettori.

L'assessore cambia idea. Ma la sua storia non regge
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Andrea Mazzillo subito dopo il parere sfavorevole dell’OREF aveva pubblicato una nota su Facebook e sul blog di Beppe Grillo nella quale “accoglieva la sfida del rigore” lanciatagli dall’organismo e prometteva ulteriore impegno nella direzione indicata dai revisori. In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera cambia completamente posizione dicendo che l’arbitro è cornuto. Già dalla prima domanda si capisce l’aria che tira:
«Sì. Il problema non è la mia esperienza, che è notevole. Il problema sono i revisori: sono stati sorteggiati, non hanno esperienza in strutture complesse come il Comune di Roma. Magari non sono ben informati, altrimenti il parere sarebbe stato diverso».
In primo luogo nella “notevole” esperienza di Mazzillo non compare per nulla alcuna esperienza da assessore al bilancio né risulta che abbia mai partecipato alla gestione di bilanci pubblici. Se invece lo ha fatto, sarebbe curioso anche sapere dove e con chi, ma purtroppo Mazzillo non lo dice. Poi l’assessore al bilancio offende la professionalità dei tecnici dell’OREF dicendo che sono stati “sorteggiati”: potrebbe venire in mente che siano stati scelti dalla strada. Invece è vero che vengono sorteggiati e non scelti (e in questo modo decade anche ogni accusa di fedeltà ad altri partiti politici), e vengono scelti tra chi è iscritto all’Albo dei revisori dalla prefettura. Hanno quindi molta più esperienza di Mazzillo nei bilanci e soprattutto non possono essere accusati di ingerenza politica. Continua Mazzillo nel colloquio con Andrea Arzilli:
Parla come se fosse mancato qualcosa.
«Il dialogo, concetto alla base delle relazioni. Ma non è un attacco alle persone. Dico solo che il ruolo dell’Oref è di supporto. Loro stanno all’interno del Comune, vicino alla Ragioneria. siamo sorpresi di questo strano parere».
In che senso strano? 
«C’hanno messo 33 giorni per esprimersi, il Regolamento ne prevede 30. Potevano chiedere approfondimenti, aspettare, integrare. Invece la procedura è stata insolita»
andrea mazzillo commercialista
La ricostruzione di Mazzillo però cozza con quella di Federica Tiezzi, presidente dell’OREF, che a proposito dell’atteggiamento dell’assessore ha detto tutt’altro:
La situazione è grave? 
«Beh, un parere di questo genere implica una presa di coscienza, una valutazione più attenta».
Avete dato altri pareri? 
«Sì, a marzo abbiamo dato il parere sul bilancio di previsione del commissario Tronca e poi sul rendiconto di aprile».
Positivi. 
«Positivi».
E sulla giunta Raggi? 
«Abbiamo dato alcuni pareri sulle variazioni di bilancio».
Positivi anche quelli?
«Sì, ma con prescrizioni e raccomandazioni».
È rimasta sorpresa da questi dati? 
«No, conosciamo bene la situazione del bilancio di Roma. Ci sono criticità da anni, che si incrociano e si aggravano».
Ci sono stati contatti tra voi, prima del parere? 
«C’è stata una fase istruttoria, con un’interlocuzione. Abbiamo fatto presente all’amministrazione che c’erano alcune cose da approfondire».
Dunque, si poteva intervenire prima. 
«Sì, con una programmazione più adeguata si poteva».
La Tiezzi infatti fa notare che è mancata l’interlocuzione con la Giunta e con l’assessorato, mentre Mazzillo dice che “potevano chiedere approfondimenti”: è evidente che uno dei due mente. In attesa di scoprire chi, è particolarmente divertente vedere Mazzillo che prima si lamenta perché il parere è arrivato in ritardo di tre giorni (ricordiamo che si sta lamentando un esponente della Giunta che ci ha messo mesi a trovare un assessore al bilancio…) e poi dice che potevano chiedere approfondimenti, cosa che avrebbe fatto slittare temporalmente il parere ancora di più rispetto ai tre giorni. E ancora: Mazzillo non pare essersi accorto del fatto che i rilievi dei tecnici dell’OREF sono sostanziali:
Nella manovra firmata dall’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, scrivono i tecnici, «non si riscontra un adeguato e specifico programma di recupero dell’entrate tributarie e patrimoniali dell’ente». Cioè non vi è certezza di incasso. Soprattutto, viene ribadita «la necessità di effettuare una revisione puntuale e complessiva dei canoni di locazione come già avviato nel periodo di gestione commissariale per garantire così un monitoraggio periodico della riscossione dei canoni correnti e pregressi». Invece, oltre agli arretrati, che un precedente parere sempre dell’Oref quantificava in almeno 54 milioni di euro, anche i nuovi canoni – trascorsi ormai due anni dallo scandalo affittopoli – restano «congelati» a data da destinarsi.
L’ultima volta il 4 novembre l’Unione inquilini, assieme agli altri sindacati dei residenti, ha inoltrato un’ulteriore bozza di nuovo contratto che prevede finalmente un aumento degli affitti. Dal Comune, però, nessuna risposta. Affitti e molto altro, comunque. L’impalcatura del bilancio, infatti, vacilla non solo perché fondata su «previsioni di entrata non strutturali» come multe, permessi per costruire, recupero dell’evasione (come? in che tempi?), ma anche a causa di una serie di incognite non quantificate. Alcune frutto di scellerate scelte del passato (i Punti verde qualità che impegnano la città in un’esposizione bancaria milionaria) altre immediatamente gestibili come dimostra il caso delle società partecipate, proprio il capitolo di spesa che il primo assessore al Bilancio Marcello Minenna ha tentato di aggredire appena insediato: «Non trovano riscontro le raccomandazioni del Mef e le previsioni del piano di rientro scrivono ora i tecnici – in riferimento alla razionalizzazione e alienazione delle partecipazioni in society che non svolgono attività per il raggiungimento di fini istituzionali dell’ente».
Andiamo avanti così, facciamoci del male.

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