giovedì 22 dicembre 2016

Favorì la Maugeri in cambio di tangenti: 6 anni a Formigoni

Politica e Giustizia
Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, con una giacca arancione disegnata da lui stesso e confezionata dal suo sarto personale, posa per una foto al 39mo piano del nuovo grattacielo sede della Regione a Milano, in una immagine dell'11 luglio 2011.
ANSA/MATTEO BAZZI
Per il politico l’accusa aveva chiesto una pena a 9 anni
 
Si chiude con cinque condanne e cinque assoluzioni il processo milanese sul caso Maugeri. I giudici della decima sezione penale del Tribunale hanno condannato per corruzione, ma non per associazione a delinquere di cui era accusato, l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni a 6 anni di reclusione (l’accusa ne aveva chiesto 9), Pierangelo Daccò a 9,2 anni ( ne erano stati chiesti 8,8), l’ex assessore Antonio Simone a 8,8 anni (come da richiesta), l’ex direttore finanziario della Maugeri Costantino Passerino a 7 anni ( ne erano stati chiesti 8,3) e l’imprenditore Carlo Farina a 3,4 anni ( ne erano stati chiesti 5,6).
Quindi i giudici hanno assolto con formula piena cinque imputati: Carlo Lucchina, Nicola Sanese, Alberto Perego, Alessandra Massei e Carla Vites. Il processo si è incentrato sul presunto sistema corruttivo che per l’accusa ha portato a sottrarre “oltre 70 milioni di euro alle cure dei malati lombardi. Milioni di euro pubblici finiti in una percentuale del 25 per cento nelle tasche di Pierangelo Daccò e Antonio Simone per finanzia
Secondo l’accusa, Formigoni, che oggi non era in aula, sarebbe stato corrotto non con denaro contante, ma con una serie di benefit per un valore complessivo di otto milioni di euro tra soggiorni di lusso in località esotiche, crociere su yacht, messi a sua disposizione, cene in ristoranti stellati, finanziamenti per i meeting Cl di Rimini.
Secondo i magistrati dell’accusa, la Maugeri, operando attraverso i suoi intermediari Daccò e Simone che sfruttavano la loro amicizia col presidente, avrebbe pagato tangenti “in percentuale agli stanziamenti poi riconosciuti dalla Regione soprattutto per le funzioni non tariffabili (i finanziamenti che la Regione può distribuire con discrezionalità alle strutture ospedaliere, ndr) pur di avere in cambio 40 milioni di euro ogni anno in più rispetto ai rimborsi dovuti”.
I vertici della Fondazione “sapevano benissimo che stavano pagando Formigoni” in un contesto in cui “l’intensità dei rapporti tra gli associati” nella comune appartenza a Cl “è fondamentale per la nascita del vincolo corruttivo”.
Per ‘ringraziare’ Formigoni di una quindicina di delibere favorevoli alla Maugeri, Daccò e Simone lo avrebbero ricompensato “provvedendo a tutte le sue esigenze ricreative” anche attraverso vacanze di capodanno in Patagonia, Brasile, Caraibi, altri viaggi, l’uso esclusivo di tre yacht, contanti che gli venivano consegnati periodicamente, una villa in Sardegna, cene di lusso.
Tutto ciò “mentre dal 2002 al 2012 i conti correnti di Formigoni sono stati silenti, non viene registrata nessuna spesa, non un bancomat, non una carta di credito”. Durante le indagini, i pm disposero un sequestro di oltre 60 milioni di denaro e beni e lo yacht ‘America’. Per l’accusa, in questo modo “oltre 70 milioni sono stati rubati ai malati della Regione”.
In cambio, l’ex governatore avrebbe favorito la Fondazione Maugeri e l’ospedale San Raffaele delibere favorevoli alla Fondazione approvate dalla giunta lombarda tra il ’97 e il 2011.
Il tribunale di Milano ha condannato Roberto Formigoni in solido con Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone a versare una provvisionale complessiva alla Regione Lombardia di 3 milioni di euro. Inoltre nei confronti di Roberto Formigoni i giudici della decima sezione del Tribunale penale di Milano hanno anche deciso l’interdizione per 6 anni dai pubblici uffici.

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