domenica 18 dicembre 2016

Lo fa con l'Autorità Anticorruzione, che indaga sulla nomina del fratello: lei si assume tutte le responsabilità per salvarlo
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Virginia Raggi torna a difendere Raffaele Marra. Lo fa con l’Autorità Anticorruzione, che indaga sulla nomina del fratello e di recente ha chiesto al Campidoglio i documenti relativi. In una memoria difensiva firmata dal responsabile anticorruzione del Campidoglio Maria Rosa Turchi e inviata all’ANAC quattro giorni fa la sindaca si prende la responsabilità della scelta e derubrica il ruolo di Marra a quello di semplice passacarte, come racconta oggi Mauro Favale su Repubblica:
Di più: il dirigente che ha ridisegnato la “macrostruttura” del Campidoglio (il nuovo organigramma interno) mettendo la sua firma sotto l’interpello al personale (i dirigenti potevano indicare la destinazione desiderata) non avrebbe mai partecipato «alle fasi istruttorie di valutazione e decisionali». Il suo ruolo, insomma, sarebbe stato tecnico, «meramente ausiliario» e «privo di discrezionalità». Marra, insomma, il potentissimo dirigente per il quale Raggi era pronta a staccare la spina («O lo accettate o mi dimetto», ha detto a inizio novembre ai consiglieri M5s), non avrebbe avuto alcun ruolo in un’attività di sua specifica competenza. Il passaggio è decisivo: perché per la prima volta, nero su bianco, la sindaca si espone per sollevare il suo fedelissimo da una firma che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe condurre a un’indagine per abuso d’ufficio.
raffaele marra
Ora l’Anac dovrà studiare la memoria dove è scritto che l’analisi dei curricula dei dirigenti è stata compiuta solo da Raggi tra il 28 ottobre e il 9 novembre:
Dodici giorni (con in mezzo la trasferta in Polonia per il viaggio della Memoria) durante i quali la prima cittadina ha studiato 1500 pagine di schede e documenti (questo l’incartamento che il sindacato dei dirigenti si vedrà recapitare dopo la richiesta di accesso agli atti) prima di decidere il valzer di poltrone per 36 tra dirigenti: 25 confermati e 11 ruotati. Tra questi, appunto, il fratello di Marra, il caso oggetto di istruttoria da parte dell’Anac. «Dipendesse da me, considerata la sua professionalità, lo nominerei comandante dei vigili», ha confessato Marra jr al Fatto.
Peccato che la legge vieti ai dirigenti pubblici di assumere «decisioni o attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti affini entro il secondo grado». Ma oltre a quella firma che ora la sindaca vuole derubricare a «mero carattere compilativo» ci sono le voci del Campidoglio. Dove i dirigenti, sotto anonimato, raccontano di riunioni tra Marra e gli assessori per decidere le destinazioni dei capi dipartimento. Compresa quella a fine ottobre durante la quale venne consigliato all’assessore al Turismo Adriano Meloni di accettare l’arrivo di Renato Marra nei suoi uffici. Qualcosa in più di un ruolo «privo di discrezionalità».

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