venerdì 17 aprile 2015

Poveri diavoli questi grillini. Riusciranno a rimanere in dieci?

“M5s in mano a pochi gerarchi”

Pubblicato Giovedì 16 Aprile 2015, ore 11,44

Dura lettera di commiato del consigliere di Collegno Monacchia. E' il secondo che si dimette dall'incarico in polemica con i "vertici" piemontesi del movimento. "Un cerchio magico di poche persone". Traballa il feudo della deputata Castelli - LA LETTERA

Da Roma a Torino, il Movimento 5 stelle continua a perdere pezzi. Trentasei i parlamentari che in due anni di legislatura hanno lasciato i gruppi pentastellati, tra cui la torinese Eleonora Bechis passata ad Alternativa libera, ma anche sul territorio non mancano le defezioni. L’ultima è quella di Massimiliano Manacchia, ormai ex consigliere M5s di Collegno, popoloso comune dell'hinterland torinese, che in una accorata missiva ha annunciato le proprie dimissioni e lanciato sferzanti accuse ai capi piemontesi. Un addio che arriva a due mesi da quello di un altro eletto a Collegno, Simone Sansoni, che ha lasciato a febbraio dopo la spaccatura avvenuta all’interno del gruppo, ma soprattutto tra la base e i vertici.

Nel 2013 Beppe Grillo era riuscito a portare in Parlamento 163 ‘cittadini’, ora il pallottoliere ne conta 127.  Hanno lasciato 18 deputati e 18 senatori, riducendo il gruppo di palazzo Madama a 36 senatori e quello di Montecitorio a 91 deputati.  Alla Camera due di essi (Currò e Tacconi) sono passati al gruppo del Pd; due a Scelta Civica, Elisa Pinna e Ivan Catalano; 10 hanno fondato Alternativa Libera al Misto (Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Rostellato, Segoni, Turco); 3 sono rimasti senza componente al Misto (Furnari, Iannuzzi, Labriola) e uno (Adriano Zaccagnini) ha aderito a Sel. Al Senato fatta eccezione per Lorenzo Battista, passato con Autonomie, sono tutti transitati al Misto, alcuni costituendo una componente, come Italia Lavori in Corso, Movimento X o addirittura ricostituendo una componente dei Verdi, come ha fatto Bartolomeo Pepe.

La situazione è sfuggita di mano anche a Collegno, fortino elettorale della deputata Laura Castelli, entrata ormai in rotta di collisione con la maggior parte del “suo” gruppo storico dopo le vicende che hanno coinvolto il suo fedelissimo Domenico Monardo, fattosi eleggere lo scorso febbraio vicepresidente del Consiglio coi voti del Pd e contro il parere degli altri eletti M5s. Dopo pochi giorni fu costretto a una rocambolesca retromarcia, che però non placò i dissapori interni. “La base, e per base intendo cittadini attivi ed ex candidati oltre ai consiglieri, hanno inviato 3 lettere con richiesta di espulsione del Consigliere Monardo, senza esito di risposta da parte di nessuno dello staff del M5S”.  

Nel dimettersi Monacchia parla di “ipocrisia” ed “eresie da parte di alcuni consiglieri regionali del Movimento 5 stelle piemontese”. “Sono entrato a far parte del MoVimento 5 Stelle perché ci ho creduto molto e perché penso che il movimento non sia un partito politico né si intende che lo diventerà in futuro”. Poi prosegue: “Sento la grande responsabilità di portare a conoscenza che all'interno del M5S Piemontese si è creato un cerchio magico di poche persone che si spalleggiano tra loro ed escludono chi non gli interessa e soprattutto chi non la pensa come loro”, parla di “riunioni a porte chiuse, degli eletti, senza mettere al corrente gli attivisti delle loro intenzioni, per isolare coloro che legittimamente facevano domande ed esprimevano critiche”. Il riferimento è chiaramente alla stretta cerchia di Davide Bono, attraverso cui il leader ha portato nei principali organismi decisionali amici e portaborse (la Castelli faceva parte di questa seconda schiera, come molti altri).


“Si fanno tanti proclami, anche da parte nostra, ma poi cadiamo su quello che dovrebbe renderci diversi da tutti gli altri: lealtà, dignità, trasparenza, e l'onestà intellettuale” scrive Monacchia nel suo commiato. Un movimento, quello descritto, in cui “bisogna rispettare le gerarchie” con i gerarchi che hanno agito spesso “in modo a dir poco ambiguo e dittatoriale”.

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