martedì 6 dicembre 2016

Non sono iscritto a nessun partito proprio perché sono insofferente a stare in un contenitore senza possibilità di replica. Sono convinto che in un partito moderno tutte le anime debbano trovare libera espressione ma se non c'è possibilità di sintesi la minoranza deve battersi all'interno di quel partito per riuscire a diventare maggioranza. Quando in un partito si fa una campagna elettorale contro la segreteria e la direzione dello stesso partito (segreteria e direzione eletti democraticamente non come avviene nel M5S per conto di Casaleggio) di un partito è doveroso che la maggioranza faccia valere le proprie ragioni, compresa quella espellere chi combatte a fianco di Casapound. In democrazia la maggioranza non ha sempre ragione ma non può essere che la minoranza abbia sempre ragione. C'è qualcosa che non funziona.

Sul web renziani che chiedono l'espulsione di D'Alema, Bersani e Speranza. Al comitato per il no esultanza per le dimissioni di Renzi. C'è un dettaglio: dovrebbero stare tutti nello stesso partito
ALESSANDRO D'AMATO
Il Partito Democratico nelle difficoltà reagisce sempre con la fermezza e la maturità di un bambino di tre anni. E così non è certo una notizia che in vista della direzione nazionale di mercoledì al Nazareno le opposte fazioni trovino molto intelligente cominciare a litigare tra di loro mentre il presidente del Consiglio è dimissionario e ci sarebbero da affrontare una discreta serie di urgenze in questo paese. La pietra dello scandalo è in questo momento il voto al referendum, che ha visto la minoranza del PD schierarsi con il no e poi attribuirsi, come ha fatto Pierluigi Bersani su Facebook, parte del merito della vittoria.

Democratici sull’orlo di una crisi di nervi

Sotto lo status di Bersani si sviluppa una discussione politica con critiche nette nei confronti delle scelte dell’ex segretario. Da altre parti c’è invece chi si dedica alle liste di proscrizione: “Hanno sempre agito contro il segretario, contro il Pd e contro il governo. Sono ormai a tutti gli effetti avversari politici del Pd. Direzione nazionale del Pd. Tutti al Nazareno”è la scritta che campeggia su una foto che ritrae i volti di Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema, Roberto Speranza, Michele Emiliano, Miguel Gotor, e che sta girando sulle pagine facebook di molti militanti dem.
espulsione bersani speranza gotor emiliano dalema
Il bannerino che chiede l’espulsione di Bersani, D’Alema ed altri
“‘Espulsione’, condividi e diffondi se sei d’accordo”, e’ scritto in calce alla foto-manifesto. La racconta l’agenzia DIRE: l’autore commenta: “O fuori loro, o fuori noi. Decidete!”. E aggiunge: “Siccome il Pd non è di loro proprietà come pensano, ma dei sostenitori e quindi che vadano per sempre via dalle palle”. Inoltre, su Facebook c’è in calendario anche un altro appuntamento, “Renzi è il mio segretario” in cui si invita alla sede nazionale del Pd (dalle 14) perché “è il momento di sostenere il nostro segretario, non solo per l’ottimo lavoro svolto al governo del paese, ma soprattutto perché solo con lui questo Partito può continuare a crescere”.
democratici crisi nervi 1
Chiara Geloni sostiene che le proteste sulla pagina Fb di Bersani siano organizzate dallo staff di Renzi
Tra i commenti non si legge esattamente corrispondenza d’amorosi sensi con la minoranza del partito: «Io purtroppo non sono di Roma e dintorni, ma fatelo sentire a Renzi, che siamo in tanti. Non ci sentiamo sconfitti ma, tanto incazzati. Se ne accorgeranno Baffino e l’ uomo delle metafore imbecilli. Vogliono un governo ora? Sono abituati a galleggiare da sempre. Al voto, con Lei! Presidente», dice una donna; «Verrei volentieri, ma purtroppo sono a Milano. Peró promettetemi che fischierete di brutto Bersani e Speranza», replica un altro.
renzi e il mio segretario
L’evento di sostegno a Renzi programmato per domani
D’altronde anche domani in direzione il clima non sembra dei migliori. Renzi proverà a chiedere le elezioni ma non tutto il Pd è pienamente allineato sulla richiesta di voto subito. La sinistra Dem lo ha detto apertamente (ma Renzi, riferisce una fonte a lui vicina “non lo ritiene ormai un problema”, mettendo in conto la scissione) mentre per un prolungamento di qualche mese della legislatura sarebbe Areadem, la corrente che fa capo a Dario Franceschini. Dunque il pressing dei collaboratori su Renzi è di presentarsi in direzione ammettendo la sconfitta, magari anche gli errori, ma anche rivendicando il 40% conquistato e chiedendo il consenso ad andare a elezioni anticipate. Intanto sul web molto vanno a caccia di colpevoli.
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Chi esulta per le dimissioni di Renzi

Ieri durante Gazebo invece è stata mostrata l’esultanza nel comitato per il NO “di sinistra” di Roma per le dimissioni di Renzi. Nelle immagini di Zoro si vedono l’europarlamentare del PD Massimo Paolucci, non certo dispiaciutissimo per la sconfitta come notano in studio, poi si vedono tutti i presenti mettersi ad ascoltare Renzi sui telefonini per un guasto alla tv, che poi si ricollega scatenando l’ilarità dei presenti. Quando Renzi comincia il discorso prima qualcuno propone una pernacchia, e quando arriva ad annunciare le dimissioni si scatena un applauso spontaneo con grida di felicità. Era una discussione nel merito del referendum, insomma.
Sempre nei contributi video si vede anche una significativa stretta di mano tra Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e Alfredo D’Attorre, ex PD oggi in Sinistra Italiana. Lo stesso D’Attorre che oggi chiede a Renzi di lasciare la politica: “È evidente che il Presidente del Consiglio uscente, dopo il fallito tentativo di modifica della nostra Carta Costituzionale, e’ il principale ostacolo alla riunificazione dell’area del centrosinistra. Se fosse davvero un uomo di parola e non uno dei tanti politicanti di passaggio, Renzi terrebbe fede alla promessa fatta pubblicamente di ritirarsi dall’impegno politico in caso di vittoria del No. Con la sua uscita di scena darebbe finalmente un contributo utile alla ricostruzione su basi rinnovate di quel campo progressista che le sue scelte hanno progressivamente indebolito e che ora il suo avventurismo rischia di portare alla catastrofe finale”.
Nel terzo video si vede invece l’arrivo di Massimo D’Alema nella sede del comitato insieme a Roberto Speranza il quale precisa da subito che “nessuno di noi ha chiesto le dimissioni di Matteo Renzi”. D’Alema invece pronostica che molti di quelli che lo hanno seguito cercheranno di azzannarlo e precisa: «Io non faccio parte di loro. Io ho combattuto a viso aperto una scelta che ritenevo sbagliata, al contrario di quello che ha detto lui senza rancore personale».
Insomma, nella rabbia per la sconfitta e nell’esultanza per la vittoria il dettaglio che si trovino in molti nello stesso partito deve essere sfuggito.

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