lunedì 5 dicembre 2016

Bersani ha visto talmente lungo che si è fatto pigliare per i fondelli dai grillini. Una cosa si deve fare. Cacciare dal PD Bersani e Speranza. Più o meno come fanno i grillini e i leghisti con gli oppositori interni al partito. Non vi è dubbio che Bersani è uno sciacallo.

Bersani apre lo scontro nel Pd: “Avevamo visto lungo, ora correggere le politiche”

Pd
Pier Luigi Bersani durante l'assemblea della Sinistra Riformista Pd, Roma, 23 giugno 2016. ANSA/ANGELO CARCONI
Lotti: “Ripartiamo dal 40%”
 
A meno di quarantotto ore dalla convocazione della Direzione del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, con un post su Facebook, apre le danze dello scontro interno, dopo la vittoria del No al referendum costituzionale. “Come aveva solennemente promesso la Carta dei valori del Pd – scrive l’ex segretario – nessun governo adesso oserà più impugnare la Costituzione per affermarsi, dividendo il paese. Nel risultato di ieri c’è qualcosa in più. Avevamo visto per tempo che nel paese si muoveva un’onda di disaffezione e di distacco. Non abbiamo accettato di consegnare tutto questo alla destra. Adesso ci impegniamo per la stabilità e per una netta e visibile correzione delle politiche. Una vera governabilità può derivare solo dalla capacità di rispondere alla nuova e grande questione sociale che si è aperta nel mondo e in Italia. È ora di comprendere finalmente che l’alternativa tra sinistra e destra si gioca nel profondo della società. L’establishment viene dopo”.
Parole durissime, che aprono di fatto la resa dei conti che molto probabilmente si consumerà mercoledì 7 dicembre alle ore 15 quando al Nazareno si riunirà la Direzione del Pd. Molto di quello che succederà ruoterà intorno a quelle che saranno le decisioni di Matteo Renzi. Nelle ultime ore sono rimbalzate voci che riferivano di una volontà del premier di rassegnare le sue dimissioni anche da segretario del Pd, dopo aver annunciato quelle da presidente del Consiglio. Voci che però non hanno trovato conferme, anzi. Il capogruppo alla Camera Ettore Rosato ha sottolineato come “il Pd vuole che Renzi continui a fare il suo lavoro”. E, a dire il vero, la richiesta di lasciare la segreteria non è arrivata neppure dall’ala più avversa della minoranza.
A suggerire che le dimissioni di Renzi da premier non significhino un definitivo disimpegno dalla politica è il tweet di Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio destro dell’ex sindaco di Firenze.

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