A Di Maio Renzi fa orrore ma vuole che resti in carica
E Di Battista vuole il referendum sull’Euro che la Costituzione, da lui difesa strenuamente,impedisce di fare
“Il 4 dicembre gli italiani manderanno a casa Matteo Renzi”: era questo uno dei punti forti della campagna del No, in particolar modo del M5s e della Lega. Ma si sa le situazioni cambiano e anche le parole dette in campagna elettorale il giorno dopo non hanno più valore.
Il No ha vinto e il premier, come promesso, ha rassegnato le sue dimissioni. Contenti, almeno quelli del fronte del No? Nemmeno per sogno, infatti ormai da 5 giorni i giornali, le Tv e il web sono invasi da dichiarazioni che dicono tutto e il contrario di tutto. Ad esempio Luigi Di Maio, uno dei più agguerriti nella campagna contro Matteo Renzi ora ha cambiato idea. Per il vice presidente della Camera il premier dovrebbe rimanere a Palazzo Chigi e guidare il periodo di transizione per portare il Paese alle elezioni: “Non serve un governo per fare una legge elettorale. Renzi si è dimesso: resta in carica per forza per gli affari correnti, il Parlamento mette in calendario la legge elettorale, si fa, si aspetta la sentenza della Consulta e si va a votare. Renzi non potrebbe fare danni perché potrebbe fare solo ordinaria amministrazione. Il nostro obiettivo è non mettere altri governi nelle piene disponibilità dei loro poteri”.
Una posizione del tutto opposta a quella tenuta fino alla notte tra il 4 e 5 dicembre quando tra i grillini si gridava “Renzi a casa”. Una posizione di comodo, volta a indebolire l’unico avversario credibile del Movimento – che già sente la vittoria in tasca – e che logorerebbe il premier.
Ma in questi giorni anche Alessandro Di Battista è molto loquace, in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, delinea la linea di governo grillina. Per il deputato uno dei punti cardine è il referendum sull’euro: “Noi vogliamo solo che siano gli italiani a decidere sulla moneta”, non una novità visto che anche Salvini chiede lo stesso. Fa specie, però che due strenui difensori della Costituzione come Salvini e Di Battista, dopo mesi di campagna elettorale sul “merito” non abbiano capito che questo referendum non può essere svolto. Forse si saranno dimenticati di leggere l’articolo 75 della Costituzione “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.
Alla domanda del giornalista tedesco: “Ha calcolato le conseguenze dell’eventuale uscita dall’euro?” il deputato grillino risponde: “Conosco bene quali sono le conseguenze dell’introduzione dell’euro, la perdita di potere d’acquisto, il calo delle retribuzioni, la riduzione della capacità di concorrenza delle imprese, il degrado sociale, la disoccupazione”. Una non risposta che indica la sottovalutazione dei drammatici effetti di un’eventuale, quanto improbabile, uscita dall’euro.
Dunque nel cielo grillino vige la confusione, tra marce indietro e referendum incostituzionali. Da qui alle elezioni sarà un’escalation di dichiarazioni fatte e smentite, di accelerazioni e frenate.
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