domenica 27 novembre 2016

Grillo fa flop, “votate di pancia, non pro o contro la Costituzione”

M5S
Beppe Grillo tra Virginia Raggi e Luigi Di Maio, sul palco al termine della manifestazione M5s per il No al referendum costituzionale, dalla Basilica di San Paolo alla Bocca della Verita', a Roma, 26 novembre 2016. ANSA/ CLAUDIO PERI
Piazza semivuota dopo il corteo organizzato dal Movimento. Il comico cade in una buca: «Ma chi le ripara?»
 
«Dopo l’esito del referendum e la vittoria del No, andremo dal presidente della Repubblica che deciderà se andare o no alle elezioni. Noi vogliamo le elezioni, noi vogliamo che il popolo italiano decida da chi vuole essere governato. Non permetteremo a dei killer seriali di appropriarsi della nostra vita e della vita dei nostri figli: questo non è un voto pro o contro la Costituzione, li dobbiamo mandare a casa». In piazza della Bocca della Verità, in chiusura della “camminata per la Costituzione”che doveva essere il punto più alto della campagna referendaria del Movimento 5 Stelle e che invece a Roma si è risolta in un flop da poche migliaia di presenze, Grillo arringa la folla e chiama alla mobilitazione per il No e per la spallata al governo Renzi.
La risposta della Capitale a Cinque Stelle, però, è come minimo tiepida. «Siamo in ventimila», assicura il gran capo della comunicazione Rocco Casalino. «È un successo, ci sono diecimila persone», dà ben altri numeri a qualche metro di distanza il senatore Rocco Crimi. La piazza, in realtà, quando prende la parola la sindaca Virginia Raggi poco dopo le 16:30, è piena per meno della metà.
Tremila o quattromila persone, poco più o poco meno, che aumenteranno appena giunto in tempo per la chiusura di Grillo. «Scendiamo di sotto, cerchiamo di riempire la piazza», si affannavano intanto gli attivisti cercando di raggruppare le persone salite sulla terrazza del palazzo del Dipartimento Sviluppo Economico del Comune per fare foto e avere una visuale migliore. E peggio ancora era andata al momento della partenza dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura quando dall’ampio piazzale si era mosso un corteo formato mini composto da poche centinaia di persone che poi si è ingrossato col passare del tempo.
«Siamo tutti qui?», si chiedevano gli attivisti. «Pensavo sarebbe venuta più gente». Del resto che la giornata non era nata sotto i migliori auspici per il Movimento lo si era capito già a metà corteo quando su via Ostiense, sotto al ponte ferroviario, Grillo era inciampato su una buca stradale cadendo rovinosamente a terra. «Ma le buche nelle strade le vogliamo mettere a posto?», ha scherzato il comico. A pochi metri da lui la sindaca Virginia Raggi, imbarazzatissima. «Ci sono gli appalti che abbiamo avviato e i tempi necessari. Bisognerebbe capire perché non sono intervenuti prima», si è affrettata a difendersi la prima cittadina, neanche non sedesse nell’ufficio del sindaco di Roma da cinque mesi ormai. «Oltre a stare sui tetti, elargire ricche prebende ai suoi collaboratori e inaugurare opere fatte dalla giunta Marino, non si hanno notizie di suoi atti – la sfotte il deputato del Pd Marco Miccoli – Roma è allo sbando».
Poco lontano, impacciata e poco in sintonia con l’ambiente circostante, anche l’assessora all’Ambiente plurindagata Paola Muraro. Qualche stretta di mano, qualche saluto dagli attivisti ma in generale accoglienza freddina per l’assessora che più volte è stata causa di tensioni fra la Raggi e i vertici del Movimento, Grillo in primis, che ne hanno a più riprese chiesto la testa. Ma quello andato in scena sul palco di chiusura del corteo, in generale, è stato un Grillo low profile, impegnato adesso a dare l’immagine di un Movimento responsabile e credibile dopo aver condotto una campagna elettorale tutta giocata sull’insulto e l’iperbole linguistica. «Bisogna parlare bene del nemico, parlarne male non porta a nulla», le sue parole. Come fossero passati mesi, e non pochi giorni, dallo «scrofa ferita» rivolto contro il premier Renzi e il «serial killer del futuro dei nostri figli» dato a tutti i sostenitori del Sì.
«Noi non siamo nemici della grande industria, non siamo nemici di nessuno», ha continuato Grillo che, forse preoccupato degli allarmi dei mercati sull’esito del referendum e dal rialzo dello spread, non ha esitato neanche a strizzare l’occhio alla grande finanza, preoccupata per l’eventuale dopo Renzi. «Non si spaventi – ha detto Grillo – Stanno cercando di spaventare l’opinione pubblica. Se M5S va al potere non succede nulla, Succede che la gente apre gli occhi e vede la realtà così come è».
La realtà del Movimento, invece, no è certo quella vista sul palco di piazza della Bocca della Verità dove Grillo ha riunito tutto l’ex direttorio (escluso l’assente Carlo Sibilia) assieme a Paola Taverna nel tentativo di dare un’immagine di compattezza, allontanare le indiscrezioni di fratture sempre più ampie fra le correnti e mettere i sorrisi e le pacche sulle spalle davanti alle notizie che arrivano da Palermo e Bologna sugli scandali delle firme false.
Sul palco con la sindaca Virginia Raggi però non c’è Roberta Lombardi, segno che la guerra di trincea fra le due anime dei Cinque Stelle romani è tutt’altro che finita nonostante la pax referendaria. Di sicuro, la battaglia nel gradimento della piazza per ora la vince a mani basse la prima cittadina che lungo il corteo è acclamata a gran voce dai militanti e applaudita come pochi altri. Fiumi di applausi anche quando la sindaca, dal palco, ripete che, nel caso vincesse il Sì non farà la senatrice. «Sapete già quanto studio serva per fare il sindaco? – aveva appena detto ai cronisti – Io dormo già tre ore a notte». «Credo che la domanda dei cittadini non sia quando inizierà a fare la senatrice ma quando inizierà a fare il sindaco», la risposta ironica di Matteo Renzi a stretto giro.

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