mercoledì 30 novembre 2016

Pisapia: “Non si può fare nulla di sinistra senza il Pd”

Referendum
Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia lascia la sede del Pd al termine dell'incontro con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, 02 dicembre 2015. Roma. ANSA/ANGELO CARCONI
Cuperlo: “Dopo il referendum urgente un congresso tematico”
 
Cosa succederà il 5 dicembre, nel day after del referendum, al centrosinistra italiano? Sinistra Dem ne ha discusso ieri a Milano con Gianni Cuperlo, l’ex sindaco Giuliano Pisapia, il senatore Pd Sergio Lo Giudice di ReteDem. Un interrogativo affrontato a partire dal primo paletto, posto con decisione da Pisapia: «Non sono del Pd, ma credo che abbiamo moltissimo in comune e che oggi in Italia non si possa fare nulla di sinistra senza il Pd, chiaramente con i cambiamenti che sono necessari».
A cui Cuperlo fornisce il proprio contraltare: «Il vertice del Pd deve avere l’umiltà di capire che da soli oggi non ce la facciamo». Questo insegnano del resto le ultime amministrative, «a Milano vinci, perdi invece dove non abbiamo fatto un allargamento, verso una sinistra che può anche essere critica nei nostri confronti» ma che rimane un orizzonte ineludibile. Parte insomma non a caso sotto la Madonnina, emblema di una sinistra di governo capace di vincere nelle urne, la “caccia”alle basi di una rinnovata unità del centrosinistra, una volta superata una campagna che ha gettato lo scompiglio dentro e fuori il Pd.
E se Papa Francesco ha da poco messo fine alla frattura con i luterani, le divisioni sulla riforma all’interno della sinistra possono ricomporsi allo stesso modo, «e certo non possiamo aspettare cinquecento anni» ammonisce Barbara Pollastrini, promotrice dell’incontro.
Da dove ripartire, allora? Nessun “modello Milano” da esportare secondo Pisapia, «si tratta di fare buona politica e questa è già diffusa nei territori. Ma bisogna ragionare in un’ottica che non è elettorale: mi piacerebbe che tutti gli amministratori di centro-sinistra, o sinistra-centro, facessero partire dal basso un movimento che può accompagnarci verso un percorso unitario. Così da non rendere più indispensabile allearsi col Ncd per governare». Movimento dal basso che poi potrà anche rendersi riconoscibile alle urne delle prossime politiche: non lo esclude Pisapia, quando lo sollecitano su una possibile lista con lui e Zedda, a sinistra e a sostegno del Pd.
«La sinistra non può permettersi il lusso di dividersi – riassume Cuperlo – quando lo ha fatto non si è svegliata più forte». Oggi poi deve affrontare la sfida inedita di una destra che vince, da Trump al fronte pro Brexit, «ben diversa da quella degli anni 90» e pronta a rappresentare bisogni sociali drammatici e inediti, quelli di una classe media e lavoratrice colpita dagli effetti del lato oscuro della globalizzazione.
Il centrosinistra deve insomma ritrovare una sintonia con una società che non vi si riconosce più: un nodo reso ancora più stringente per il Pd ora che è al governo. E allora, avverte Lo Giudice, «dobbiamo essere quelli che guardano al futuro, riconosciamo a Renzi di avere messo al centro una radicale innovazione: ma cambiando rotta», per dare voce a nuovi disagi. Stando attenti a non inseguire i grillini sul terreno degli anti casta, ma sapendo che «oggi tanti giovani aderiscono a M5s sulla base di idee di sinistra come partecipazione, trasparenza, ambiente. Sul legalità e lotta alla corruzione, eppure proprio questa è la strada che può portarci fuori dalla crisi».
Tutte sfide che Cuperlo vorrebbe far echeggiare anche al prossimo congresso Pd, anche prima della fine del 2017: «Dopo il referendum diventa urgente un congresso tematico, straordinario, per discutere di cosa è oggi un partito e sulle sue forme di partecipazione. Che non possono limitarsi a primarie indette ogni sei mesi».

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