Grillini sconcertati e in fuga. Dalla Sicilia parte la scissione
Leggo solo ora questi due articoli di Claudia Fusani su l'Unità, sul disfacimento del MòViMento 5 Stelle. Lo avevamo previsto, ma abbiamo sbagliato su un punto fondamentale: non pensavamo che avvenisse a soli tre mesi dalle elezioni... Tafanus
M5S, GRILLO E IL DISSENSO: «LI PRENDO A CALCI IN CULO»
Oramai è un addio senza appello. Un rapporto intenso ma imprevisto e breve quello tra il professore ex Garante della privacy e il Movimento Cinque stelle. Soprattutto dopo l’esplicita intervista a l’Unità («Insulti inaccettabili»), Beppe Grillo - che dopo averlo definito «l’ottuagenario sbrinato dal web» si è corretto dicendo che non voleva offenderlo - considera superato il momento Rodotà. «Noi siamo altro, siamo sopra, siamo diversi», dice nel suo nuovo tour in Sicilia, a Catania, per i ballottaggi. (meno male... apprendere che i grillini sono "sopra" ce li rende ancor più simpatici. Non mi si creerà mica un complesso di inferiorità nei confronti di Vito Crimi e di Roberto Fico? NdR)
Oramai è un addio senza appello. Un rapporto intenso ma imprevisto e breve quello tra il professore ex Garante della privacy e il Movimento Cinque stelle. Soprattutto dopo l’esplicita intervista a l’Unità («Insulti inaccettabili»), Beppe Grillo - che dopo averlo definito «l’ottuagenario sbrinato dal web» si è corretto dicendo che non voleva offenderlo - considera superato il momento Rodotà. «Noi siamo altro, siamo sopra, siamo diversi», dice nel suo nuovo tour in Sicilia, a Catania, per i ballottaggi. (meno male... apprendere che i grillini sono "sopra" ce li rende ancor più simpatici. Non mi si creerà mica un complesso di inferiorità nei confronti di Vito Crimi e di Roberto Fico? NdR)
I movimenti giovani sono così, bruciano in fretta entusiasmi, idee e strategie senza capire che la politica è invece tattica con spazi ampi e tempi lunghi. Anche per questo i movimenti sono facili anticamere di pericolosi populismi. Grillo lo sa, Casaleggio pure ma ormai la loro strada politica sembra segnata. Sono prigionieri in confusione nell’angolo in cui si sono cacciati con i post, i veti, gli insulti. Possono solo dimenarsi in quell’angolo. Alzando sempre di più i toni.
Lo scilipotismo venale - Così ieri Grillo invece di fare un giorno di riflessione, che ogni tanto servirebbe, si è messo a prendere a calci nel sedere i frondisti che ancora non sono scissionisti. «C’è scilipotismo anche nel movimento perché vedono il grano. Hanno firmato un contratto con me e appena entrano vogliono i soldi, devono andare fuori a calci nel culo. Vado io la prossima settimana a buttarli fuori dal Parlamento a calci nel culo».
I destinatari sono quei «30-40 parlamentari» che non sopportano più i diktat, delusi dalla mancanza di trasparenza e ancora di più, come ha scritto Tommaso Currò su Facebook, «poco interessati ai corsi di comunicazione» (l’ultima frontiera di Beppe che tra oggi e domani manderà in tv Fico e Di Maio) e invece «interessati a fare politica che vuol dire anche capacità di ascoltare e dialogare». Non c’è dubbio che Currò sia tra i primi destinatari della nuova fatwa del Capo. E con lui probabilmente Adriano Zaccagnini, Paola Nugnes, Fabrizio Bocchino, Walter Rizzetti e tutti gli altri che dai tempi dell’elezione del presidente della Repubblica mostrano segnali di disaffezione e delusione.
Oltre a prendere a calci chi non è più in linea con il Gaia-pensiero, Grillo promette di farla pagare all’odiata informazione «collusa che racconta balle» e che ha il grave torto di averli «oscurati». «I giornali, la stampa - tuona il leader pentastellare - dovranno rendere conto di quanto stanno facendo. Stanno addosso, con i loro pseudomezzi, ai nostri deputati e sapete cosa gli diciamo: non siamo gandhiani e vi facciamo un culo così. Un giorno faremo i conti con i Floris, i Ballarò, con questa Rai. Ma anche con la Gabanelli, con Rodotà, con tutti quelli che si sono rivoltati contro di noi». (...insomma, l'ennesimo stronzo post-fascista. NdR)
«Prenderemo a calci chi non è in linea» - Ora, un palco e un comizio amplificano naturalmente parole e slogan. Ma se uno mette in fila il «prendere a calci»chi la pensa in maniera diversa, il «fare i conti con i giornalisti collusi», non siamo molto distanti da certe parole d’ordine risuonate ai tempi del fascismo, da«né onori, né cariche nè guadagni ma il dovere e il combattimento» a «spezzeremo le reni» passando per l’inno alla Giovinezza evocato attraverso l’ottuagenario miracolato dalle Rete riservato a Rodotà. Causa di tanta tensione è, come detto, l’obbligo ormai di giocare fino in fondo il ruolo molto rischioso del leader populista. Ma anche, soprattutto, l’evidenza di parlamentari già con la valigia in mano. Non a caso Grillo alza i toni in modo così cruento in Sicilia, la terra e la squadra che di più e per prima ha dato ma che di più e per prima ha cominciato a ribellarsi.
Mentre Grillo minacciava dalla provincia di Catania, Antonio Venturino, il vicepresidente Cinque stelle dell’assemblea regionale siciliana espulso perché ha deciso di non restituire la diaria, spiegava da Palermo, ospite di Azione Civile di Ingroia, perché ha fondato il movimento «L’Italia migliore» (...migliore di cosa? NdR)
Lo scilipotismo venale - Così ieri Grillo invece di fare un giorno di riflessione, che ogni tanto servirebbe, si è messo a prendere a calci nel sedere i frondisti che ancora non sono scissionisti. «C’è scilipotismo anche nel movimento perché vedono il grano. Hanno firmato un contratto con me e appena entrano vogliono i soldi, devono andare fuori a calci nel culo. Vado io la prossima settimana a buttarli fuori dal Parlamento a calci nel culo».
I destinatari sono quei «30-40 parlamentari» che non sopportano più i diktat, delusi dalla mancanza di trasparenza e ancora di più, come ha scritto Tommaso Currò su Facebook, «poco interessati ai corsi di comunicazione» (l’ultima frontiera di Beppe che tra oggi e domani manderà in tv Fico e Di Maio) e invece «interessati a fare politica che vuol dire anche capacità di ascoltare e dialogare». Non c’è dubbio che Currò sia tra i primi destinatari della nuova fatwa del Capo. E con lui probabilmente Adriano Zaccagnini, Paola Nugnes, Fabrizio Bocchino, Walter Rizzetti e tutti gli altri che dai tempi dell’elezione del presidente della Repubblica mostrano segnali di disaffezione e delusione.
Oltre a prendere a calci chi non è più in linea con il Gaia-pensiero, Grillo promette di farla pagare all’odiata informazione «collusa che racconta balle» e che ha il grave torto di averli «oscurati». «I giornali, la stampa - tuona il leader pentastellare - dovranno rendere conto di quanto stanno facendo. Stanno addosso, con i loro pseudomezzi, ai nostri deputati e sapete cosa gli diciamo: non siamo gandhiani e vi facciamo un culo così. Un giorno faremo i conti con i Floris, i Ballarò, con questa Rai. Ma anche con la Gabanelli, con Rodotà, con tutti quelli che si sono rivoltati contro di noi». (...insomma, l'ennesimo stronzo post-fascista. NdR)
«Prenderemo a calci chi non è in linea» - Ora, un palco e un comizio amplificano naturalmente parole e slogan. Ma se uno mette in fila il «prendere a calci»chi la pensa in maniera diversa, il «fare i conti con i giornalisti collusi», non siamo molto distanti da certe parole d’ordine risuonate ai tempi del fascismo, da«né onori, né cariche nè guadagni ma il dovere e il combattimento» a «spezzeremo le reni» passando per l’inno alla Giovinezza evocato attraverso l’ottuagenario miracolato dalle Rete riservato a Rodotà. Causa di tanta tensione è, come detto, l’obbligo ormai di giocare fino in fondo il ruolo molto rischioso del leader populista. Ma anche, soprattutto, l’evidenza di parlamentari già con la valigia in mano. Non a caso Grillo alza i toni in modo così cruento in Sicilia, la terra e la squadra che di più e per prima ha dato ma che di più e per prima ha cominciato a ribellarsi.
Mentre Grillo minacciava dalla provincia di Catania, Antonio Venturino, il vicepresidente Cinque stelle dell’assemblea regionale siciliana espulso perché ha deciso di non restituire la diaria, spiegava da Palermo, ospite di Azione Civile di Ingroia, perché ha fondato il movimento «L’Italia migliore» (...migliore di cosa? NdR)
«Nessuno dei parlamentari nazionali mi ha chiamato in queste ore ma so che tanti non vedono di buono occhio quello che non si sta facendo. Il disagio è così diffuso perché molti non si riconoscono più in Beppe Grillo. L’Italia migliore vorrebbe essere un contenitore per dare spazio e approdo ai malpancisti del Movimento che ora si sentono isolati e soli tra i Cinque stelle e che vorrebbero solo poter fare politica».
Sempre da Palermo ieri ha parlato un altro ex Cinque stelle, Valentino Tavolazzi, il consiglieri comunale di Ferrara espulso per primo un paio di anni fa perché convinto che il Movimento dovesse evolvere in partito. «I Cinque stelle sono solo un esperimento di marketing di Casaleggio e Grillo, non un progetto politico. E i 163 eletti in Parlamento sono solo persone elette con il casaleggium sulla base di uno statuto e un programma mai votati da nessuno». Anche Tavolazzi ha fatto il suo movimento, Democrazia in movimento (DiM) che vorrebbe fare tesoro del meglio dei Cinque stelle.
La parcellizzazione di movimenti e leader ex Cinque stelle, non è cosa buona e utile. Per i frondisti in Parlamento è l’incubo, la trappola, in cui temono di cadere. Per questo stanno pronti, annusano e dialogano con i più simili, il Pd di Barca e Civati e Sel di Nichi Vendola ma ancora non escono allo scoperto con l’intergruppo di cui invece si parla. «I tempi non sono ancora maturi, aspettiamo il casus belli, il voto che potrà dividere il Pd e formare una nuova maggioranza» ripetono i registi dell’operazione. Che sono Cinquestelle. Ma non solo.
Sempre da Palermo ieri ha parlato un altro ex Cinque stelle, Valentino Tavolazzi, il consiglieri comunale di Ferrara espulso per primo un paio di anni fa perché convinto che il Movimento dovesse evolvere in partito. «I Cinque stelle sono solo un esperimento di marketing di Casaleggio e Grillo, non un progetto politico. E i 163 eletti in Parlamento sono solo persone elette con il casaleggium sulla base di uno statuto e un programma mai votati da nessuno». Anche Tavolazzi ha fatto il suo movimento, Democrazia in movimento (DiM) che vorrebbe fare tesoro del meglio dei Cinque stelle.
La parcellizzazione di movimenti e leader ex Cinque stelle, non è cosa buona e utile. Per i frondisti in Parlamento è l’incubo, la trappola, in cui temono di cadere. Per questo stanno pronti, annusano e dialogano con i più simili, il Pd di Barca e Civati e Sel di Nichi Vendola ma ancora non escono allo scoperto con l’intergruppo di cui invece si parla. «I tempi non sono ancora maturi, aspettiamo il casus belli, il voto che potrà dividere il Pd e formare una nuova maggioranza» ripetono i registi dell’operazione. Che sono Cinquestelle. Ma non solo.
1 commento:
Roba da ridere. Dilettanti allo sbaraglio.
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