“In Russia c’è meno libertà oggi che ai tempi dell’Urss”
31/01/2013 - La denuncia
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L’organizzazione americana per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch ha eletto l’operato del governo russo del 2012 come “la peggiore repressione politica che si ricordi nella sua storia dalla caduta dell’Urss“. Ecco cosa sta accadendo nel paese di Putin.
REPRESSIONE – “Dimostreremo che la Russia non ha la peggiore situazione di diritti umani e coloro che lo sostengono, sono loro stessi non un modello ideale” le parole di Alexander Lukashevich, portavoce del ministero degli Esteri russo. La Russia non sembra aver preso bene la denuncia dell’Hrw che nell’annuale presentazione del rapporto sul rispetto dei diritti umani nel mondo ha bacchettato il paese di Vladimir Putin. “La situazione è preoccupante a causa delle numerose leggi repressive varate da Mosca nell’ultimo anno e per l’escalation di pressione sulle organizzazioni non governative” ha dichiarato Hugh Williamson direttore Hrw per la Russia e l’Asia centrale.
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LA DENUNCIA – “Nel mirino c’è tutta la società civile russa che ora più che mai ha bisogno di sostegno” ha detto ancora Williamson. Come mai la Russia è finita nel mirino dell’osservatorio? Sarà forse per l’introduzione delle leggi repressive varate da Mosca? Per i brogli elettorali? Per la legge contro la propaganda omosessuale? Per la condanna delle Pussy Riot? In seguito ai brogli, i russi sono scesi in piazza nonostante il divieto di manifestare imposto dal Cremlino: “Le proteste avevano sollecitato la promessa di riforme politiche. Ma dopo il suo ritorno al potere, Putin ha cancellato i timidi progressi sulle libertà politiche compiuti dall’ex presidente Dmitri Medvedev e si è lanciato in una repressione dell’attivismo civico, senza precedenti”, spiega il rapporto. Dopo il terzo mandato presidenziale, che tra l’altro è passato da 4 anni a 6, sono entrate in vigore una serie di norme per aumentare i controlli sulle Ong finanziate dall’estero, la stessa attenzione e morbosità è stata riservata alla rete finita nel mirino del controllo con una ‘black list’ di siti navigabili o cancellabili in un lampo per proteggere i minori dalla pedofilia. A turbare le anime civili è la controversa legge che vieta agli omosessuali di manifestare apertamente il loro orientamento sessuale, non si tratta solo di salire sul carro del gay pride ma di non avere neppure la possibilità di dare un bacio al proprio compagno. La legge già attiva a San Pietroburgo, ha passato la prima lettura e ora deve affrontarne altre tre per diventare attiva su tutto il territorio russo. Nel frattempo le Ong National Democratic Institute (Ndi) e l’International Republic Institute (Iri) hanno chiuso le loro sezioni russe e trasferito il personale all’estero per paura delle norme sull’alto tradimento poiché le Ong sono ritenute una minaccia alla sicurezza e il reato è punibile fino a 20 anni di detenzione.
CECENIA – Il rapporto di Hrw tenta di fare luce anche sulla questione cecena, quella che costò la vita a vari giornalisti che hanno tentato di raccontare gli orrori come Anna Politkovskaja e spiega che la Russia è ritenuta colpevole di 210 casi dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per gravi violazioni dei diritti umani e per tutti gli abusi mascherati da azioni anti-terrorismo nel Caucaso del nord. Anna Sevortyan, direttrice dell’ufficio russo della Ong, durante la presentazione del documento ha spiegato che ci sono stati anche dei progressi lo scorso anno come la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili. Un sasso nell’oceano, praticamente.
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