domenica 27 gennaio 2013

Questo povero Valerio vede il sito di Grillo con la pubblicità e ci rimane male. Ma dove vivi a' Vale'. Grillo è tutto pubblicità. Ha ragione Santoro quando lo chiama Giuseppe Generale Pound e lo accusa di aver fatto soldi con la televisione. Di pubblicità ce ne sempre stata sul sito di Casaleggio e se Valerio telefona direttamente saparanno indicare anche l'importo da pagare per ogni pubblicità. La casaleggio associati è una no profit solo per Scanzi e Travaglio. Tutti sanno che cosa è. Da oggi lo sa anche Valerio. Rimane da capire se lo sanno anche i grillini pirla pavesi e vogheresi che non vedono, non sentono, non parlano. Proprio come dei mafiosi.


La pubblicità su beppegrillo.it

Oggi, come spesso mi accade, sono andato a leggere il blog di Beppe Grillo.
Non ho mai nascosto la mia simpatia per la persona di Beppe Gillo, la sua comicità, la sua intelligenza e la sua capacità politica ed affabulatoria. Non lo farò neanche questa volta.
Ma oggi sul blog di Beppe Grillo ho trovato le pubblicità di Google AdSense e ci sono francamente rimasto male.
Il blog “senza padroni” ha ceduto alle lusinghe della pubblicità “random” di Google, e col traffico che genera c’è da giurare che i clic sui messaggi pubblicitari saranno molti e che porteranno una cifra apprezzabile di introiti, anche se sarà molto difficile, per non dire impossibile, quantificarne, anche solo indicativamente, l’entità.
Voi mi direte: ma il tuo blog e i tuoi siti web sono pieni della pubblicità di Google, perché non dovrebbe esserlo anche quello di Beppe Grillo?
La risposta a questa domanda è che nel mio caso la pubblicità di Google è l’unica fonte di sostentamento perché la mia scelta non è mai stata quella di mantenere un blog privo di pubblicità di qualunque tipo per non aver padroni. Inoltre ho scelto di NON chiedere un soldo a chi mi legge, neanche sotto forma di donazioni volontarie. Non posso vendere e non voglio vendere niente, a parte i libri che scrivo e che pubblico (e quello, caso mai, riguarda il mio reddito personale, non la sopravvivenza delle mie iniziative telematiche).
Beppe Grillo finanzia il suo blog (i suoi avvocati, il suo staff, i mezzi che usa per spostarsi per le campagne elettorali o per gli spettacoli) e le iniziative correlate con:
a) le tornées in giro per l’Italia (e va beh, è la sua professione, son soldi suoi);
b) la vendita dei libri che pubblica (Chiarelettere e Rizzoli, non certo ilmiolibro.it o lulu.com, sia chiaro);
c) la vendita dei DVD;
d) le donazioni liberali per battaglie particolari (un esempio è “Lo scudo della rete”, dove la gente, se la condivide, finanzia l’iniziativa);
e) la vendita (più recente) degli e-book su Amazon
Ora c’è da chiedersi a che cosa (gli) servono i proventi dalla pubblicità di Google?
a) A finanziare il blog? Fosse l’unica fonte di introiti lo capirei.
b) A finanziare il Movimento 5 Stelle? E’ certamente meglio finanziarlo con la pubblicità diGoogle che con i “rimborsi elettorali” provenienti dal denaro pubblico (che, comunque, Grillo ha dichiarato di non volere), ma dubito che siano sufficienti;
Fatto sta che non è una bella cosa, non tanto per la pubblicità in sé, a cui non sono minimamente contrario, ma per le dichiarate politiche programmatiche del blog, su cui, da oggi (o forse già da qualche giorno fa, solo che io non me n’ero accorto) accanto a “No Tav”, “Siamo in guerra”, “La mappa del potere”, “La Settimana” si trovano le pubblicità del Conto Banco Posta, dei posti riservati nelle università europee per odontoiatria e medicina, giochi da scaricare e braccialettini multicolore.
Dài e dài, alla fine ha ceduto anche lui.
Imbarazzante.

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