La Stampa "pronostica" il rinvio a giudizio per falso e l'archiviazione per l'abuso d'ufficio. Le ripercussioni sulla campagna elettorale di Di Maio
Virginia Raggi va verso il rinvio a giudizio per falso e verso l’archiviazione per l’abuso d’ufficio. La Stampa anticipa che la sindaca andrebbe verso il processo per l’ormai famosa vicenda delle nomine in Campidoglio:
Ma è chiaro che, di fronte a questa eventualità, il danno di immagine sarà difficile da limitare. E la base romana, che ormai pare assuefatta alle notizie che raccontano come la sindaca nei primi mesi si sia affidata al suo «esercito interno» (così lo definisce lei stessa in una chat con Davide Casaleggio), potrebbe entrare in rivolta.La richiesta di rinvio a giudizio potrebbe arrivare già questa settimana. La Procura di Roma accusa la Raggi di falso: secondo l’accusa mentì all’Anticorruzione del Comune sulla nomina di Renato Marra. Da graduato dei vigili urbani fu promosso (nomina revocata successivamente) a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio, con un incremento di stipendio pari a 20 mila euro. La sindaca affermò all’Anticorruzione che il ruolo di Raffaele era stato «di mera pedissequa esecuzione». Le indagini svolte dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio raccontano un’altra verità.
Le previsioni dello scorso giugno quindi appaiono più o meno confermate, con un rinvio a giudizio e un’archiviazione:
Nei messaggi del 14 novembre scorso Raffaele – a proposito dell’aumento dello stipendio del fratello – scrive alla sindaca: «Se lo avessi fatto vicecomandante i soldi erano gli stessi». La Raggi replica: «Infatti abbiamo detto vice no. Doveva restare dov’era con Adriano (Meloni, assessore al Turismo)». E lui controbatte: «Infatti con Adriano il posto era quello di cui abbiamo sempre parlato». Ielo e Dall’Olio potrebbero invece chiedere l’archiviazione della sindaca per abuso d’ufficio riguardo alla nomina (con aumento di stipendio da 39 mila a 93 mila) del suo ex capo della segreteria politica, Salvatore Romeo.I pm – dopo aver appurato che dietro le famose 3 polizze assicurative intestate alla sindaca non c’era alcun illecito – sembrerebbero orientati a far cadere l’accusa. Roma resta una spina nel fianco per il Movimento che, come ha ribadito ieri Di Maio, punta al 40% alle politiche. La linea, ribadita da Di Battista, è che per giudicare Raggi «bisogna aspettare 5 anni». L’obiettivo è mettere al riparo Di Maio, di nuovo sotto il fuoco del Pd. «Le chat di Marra stroncano le velleità di leadership di Di Maio», attacca la deputata Lorenza Bonaccorsi. «Lui e Raggi hanno mentito pubblicamente sui loro rapporti con l’ex capo del personale del Campidoglio».
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