domenica 15 gennaio 2017

Renzi non lascia, anzi raddoppia: annuncia una nuova classe dirigente nel Pd. Poi va già duro con i 5 Stelle: sono un algoritmo

  
dalla Redazione
Politica
Matteo Renzi Pd
Una rivoluzione nel Partito democratico con una nuova classe dirigente con la cancellazione delle correnti. L’ammissione di aver usato troppe slide e pochi ideali. E ovviamente l’affondo nei confronti del Movimento 5 Stelle, etichettato come un algoritmo. Matteo Renzi è tornato con il botto. Il segretario del Pd ha infatti rotto il silenzio che durava da quasi un mese: l’ultima volta che aveva parlato in pubblica era stato in occasione dell’assemblea nazionale del suo partito. L’ex presidente del Consiglio ha scelto l’intervista con Ezio Mauro a La Repubblica per raccontare cosa vuole fare. Senza tacere di quello che è accaduto nei mesi scorsi.
Errori e progetti – Sull’analisi degli errori Renzi ha trovato già lo slogan: “Meno slide, più cuore. Avrei dovuto metterci più valori, più ideali. Insomma, meno efficienza e più qualità”. E il leader dem è tornato anche a parlare degli 80 euro. Abbiamo fatto la più grande redistribuzione di reddito della storia fiscale italiana – gli 80 euro – ma abbiamo accettato che fosse presentata come una mancia. Ma almeno noi lo abbiamo fatto, dopo anni di chiacchiere”. L’ammissione che la sconfitta “brucia” non è mancata, tanto che il Rottamatore aveva pensato di lasciare la politica “un po’ per curiosità, un po’ per arroganza”. Sul futuro del Pd, il segretario del partito ha annunciato una rottamazione vera: “Lanceremo una nuova classe dirigente, gireremo in lungo e largo l’Italia, scriveremo il programma dei prossimi cinque anni in modo originale. Siamo ammaccati dal referendum ma siamo una comunità piena di idee e di gente che va liberata dai vincoli delle correnti. Ci sarà da divertirsi nei prossimi mesi dalle parti del Nazareno”.
Sostegno a Gentiloni – Il ritorno al voto non è una fissazione, almeno secondo quanto racconta Renzi. Nell’intervista ha detto: “Io non ho fretta, decidiamo quel che serve all’Italia, senza ansie ma anche senza replicare il 2013 dove abbiamo pagato un tributo elettorale al senso di responsabilità del Pd. Forse alcuni parlamentari – specie dei nuovi partiti –  sono terrorizzati dalle elezioni perché sanno che non avrebbero i voti neanche per un’assemblea di condominio. Ma noi no. Noi faremo ciò che serve al Paese”. Sulla legge elettorale la stroncatura del proporzionale è netta: “Continuo a pensare che il ballottaggio sia il modo migliore di evitare inciuci. Se la Consulta lo boccerà, c’è il Mattarellum. Con il proporzionale si torna alla Democrazia cristiana”.
Attacco ai 5 Stelle – Renzi ha anche individuato il vero avversario dei prossimi mesi: il Movimento 5 Stelle. “Grillo vince se denuncia il male. Non se prova a cambiare. Quei ragazzi sono già divisi, si odiano tra gruppi dirigenti, fanno carte e firme false per farsi la guerra. Ma sono un algoritmo, non un partito”, ha attaccato l’ex premier. E sul comico genovese ha incalzato: “È il Capo di un sistema che ripete ai seguaci solo quello che vogliono sentirsi dire, raccogliendo la schiuma dell’onda del web”.

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