Il “sogno possibile” di Giorgio Airaudo: fare di Torino un’altra Liguria
La lista a sinistra del Pd punta a condizionare il voto nel capoluogo piemontese. Disposta a consegnare la città al M5S pur di fare uno sgambetto a Renzi
“Chi ci immagina come una sinistra di testimonianza avrà un’amara sorpresa”. Parole e musica di Giorgio Airaudo, ex leader Fiom, deputato nel gruppo di Sel-Sinistra Italiana e candidato sindaco alle elezioni comunali di Torino. E’ qui, nel capoluogo piemontese, una volta capitale operaia del Paese, che l’esperimento di una sinistra alternativa al Pd ha preso corpo per la prima volta. Poi sono venute Roma, Bologna, Milano (solo in parte). A questo gruppo possiamo aggiungere anche Napoli, anche se Luigi de Magistris è un sindaco di sinistra più di nome che di fatto.
“Vogliamo lanciare una sfida alternativa che parta dalle città e si estenda poi a livello nazionale“, dice Airaudo, l’artefice della rottura del fronte di quel centrosinistra torinese che, con Piero Fassino sindaco, ha governato la città negli ultimi cinque anni. Un’esperienza che secondo l’ex sindacalista è stata fallimentare perché “non ha promosso le politiche sociali, non investito risorse per i più deboli, non ha realizzato le promesse per tutti, non si è occupata delle periferie ma solo del centro: la grande Torino di cui tutti parlano non c’è perché non si è riusciti a sostituire la manifattura” che una volta teneva in piedi la città.
Ma dietro queste critiche all’amministrazione, di cui tra l’altro l’area politica di Airaudo faceva parte, si cela il vero motivo della spaccatura e della nascita della lista ‘Torino in Comune”. A spiegarlo è lo stesso candidato sindaco: “Fassino si è integrato nel nuovo corso renziano, si è riciclato per evitare di essere rottamato”. E’ ancora una volta l’anti-renzismo, dunque, a tenere insieme la lista a sinistra composta da Sel, Rifondazione, Altra Europa Green Italia, ‘Pensionati Invalidi Giovani insieme’. La sensazione è che, al di là delle proposte di creare una “città voucher-free” e di inserire un “reddito minimo comunale”, l’operazione sia meramente politica.
“Fassino rappresenta un centro che guarda a destra”, “Fassino ha ricevuto l’endorsement di Ghigo”, “Fassino ha imbarcato pure Cl”: questi gli slogan che vanno per la maggiore nella campagna di Airaudo, che punta a fomentare i vertici nazionali di un’ipotetica coalizione di sinistra-sinistra, lanciando un messaggio ai vari Pisapia, Doria e Zedda che da mesi invocano l’unità del centrosinistra: “Il nuovo soggetto deve avere ambizioni unitarie. Il renzismo non si può condizionare da dentro ma solo da fuori“. Difficile che con critiche di questo tenore, gli elettori più di sinistra possano poi convergere sul centro-sinistra al ballottaggio.
E così, a Torino come a Roma, tutti uniti contro il Pd di Renzi.
A costo di consegnare le città alle destre, come successo in Liguria, o al Movimento 5 Stelle. I candidati della nuova “sinistra” non escludono il loro appoggio ai candidati grillini negli eventuali ballottaggi (come Salvini d’altronde). Ecco allora che quel “non saremo una sinistra di testimonianza” assume un significato preciso. Sondaggi alla mano, dopo l’entusiasmo iniziale, la lista di Airaudo viaggia molto sotto la doppia cifra, sufficiente però per precludere la vittoria di Fassino al primo turno. Il 19 giugno il Pd se la vedrà al 99% contro la candidata pentastellata Chiara Appendino. Vedremo se la sinistra che non vuole essere di testimonianza si unirà (come sembra) alla grande alleanza delle forze anti-sistema.
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