lunedì 16 maggio 2016

Uno vale uno non è mai esistito. L'ho visto io dall'esterno trovo difficile credere che gente come Pizzarotti non sapesse chi comanda il M5S.

M5s, come è cambiato il M5s a Milano

Gli attivisti storici criticano il Movimento per aver tradito le sue origini. «Sacrificate partecipazione e trasparenza. L'1 vale 1 non esiste più». E sulle liste...

16 Maggio 2016
Un M5s in cui alcuni degli attivisti della prima ora non si riconoscono più. Non solo a livello nazionale, ma anche a Milano: non una piazza qualunque.
Qui, in via Morone 6, c'è il quartier generale, la Casaleggio associati. Un po' la Arcore o la villa Certosa del Movimento.
E sempre qui il 4 ottobre 2009, al teatro Smeraldo, Grillo e Casaleggio annunciarono la nascita del Movimento nazionale a 5 stelle.

La roccaforte talebana? «Non esiste più»

(© Ansa) 
La roccaforte 'talebana', custode dell'ortodossia grillina, ora per molti non esiste più.
«Credevamo in un movimento dal basso», ricorda a Lettera43.it un ex attivista deluso, «eravamo decine di persone, pensavamo a strategie comuni, di partecipazione».
«Era un Movimento ecumenico», continua un altro ex grillino, «ma quando una associazione politica entra nelle istituzioni si creano gerarchie, strutture, lotte intestine causate da un naturale senso di competizione. Che però resta sempre inferiore a quello degli altri partiti».
IN CONSIGLIO? IL 10% DEL LAVORO. Diversamente dagli altri partiti, infatti, i pentastellati milanesi presidiavano il quartiere, strada per strada: «Parlare al microfono in Consiglio comunale è il 10% del lavoro».
Ma per alcuni quella percentuale si è ingrossata, forse eccessivamente. «L'azione in Consiglio», è la critica, «è stata poco incisiva e poco condivisa».
IL NODO RICONFERME. Eppure il consigliere Mattia Calise e molti consiglieri di Zona hanno sempre messo in atto le riconferme. Tradotto: rimettere il proprio mandato nelle mani degli attivisti ogni sei mesi per ottenerne la proroga - sono uno strumento «di garanzia».
La capolista Bedori non le hai messe in discussione. Corrado, invece, nutre qualche dubbio. Preferisce lo strumento dei recall: una sorta di 'referendum' non automatico ma richiesto dagli attivisti in caso di necessità.
Dettagli? A Milano non proprio, visto che nel marzo 2015 i consiglieri regionali per avere evitato le riconferme erano stati minacciati di mozione di sfiducia.
PARTECIPAZIONE VIA WEB. La partecipazione e la condivisione fino al 2011 partivano anche da Twitter, quando i cinguettii erano ancora cosa per pochi.
In quegli anni i candidati discutevano in Rete a suon di tag.
Era addirittura stato creato un canale alternativo di comunicazione -chiamato, Bhechenepensi - attraverso il quale si raccoglievano le notizie più calde per il M5s lanciandole in Twitter con l'hashtag dedicato. Ogni candidato-autore era di fatto titolare di una pagina in cui gli attivisti potevano vedere cosa pensava degli argomenti trattati. Una piattaforma che venne allargata anche ad altre città d'Italia. Ma che Gianroberto Casaleggio accolse, si racconta, con freddezza rispondendo con un: «Adesso apriremo TzeTze, vedrete...».

Condorcet o non Condorcet, questo è il problema

Gianluca Corrado, candidato sindaco M5s a Milano.
(© Manuel Carli) Gianluca Corrado, candidato sindaco M5s a Milano. 
Lo stesso si può dire per il metodo Condorcet con il quale furono candidati prima Mattia Calise e poi Patrizia Bedori. Un sistema abbastanza macchinoso, utilizzato anche in altre città italiane, che consente di trovare un vincitore attraverso una serie di confronti-sfide a due.
In questo modo, «il candidato espresso è quello moderatamente preferito da tutti». Per i fan della democrazia dal basso la garanzia massima di gradimento da parte del numero maggiore di partecipanti.
NON ESISTONO CLASSIFICHE. Con il Condorcet è tecnicamente sbagliato parlare di secondo, terzo o quarto classificato. Per avere un nuovo vincitore la strada è una: ripetere il voto. Quello che molti attivisti hanno chiesto dopo il famoso «passo di lato» di Patrizia Bedori. Senza essere accontentati.
Del resto sia Gianroberto sia Davide Casaleggio, critici nei confronti del metodo, disertarono il voto di novembre, le famose Comunarie.
La scelta del nuovo frontman, ricaduta su Gianluca Corrado, avvocato membro del MeetUp milanese dal 24 settembre 2012 (anche se in quello regionale l'iscrizione è datata marzo 2013), si è affrontata infatti in un altro metodo.
REFERENDUM SUL BLOG. Come si è proceduto? Con un referendum sul Blog: «In seguito al passo indietro di Patrizia Bedori e per far scegliere tutti gli iscritti al Movimento 5 stelle di Milano si vota per decidere se confermare Gianluca Corrado come candidato sindaco di Milano per il Movimento 5 stelle. Le votazioni saranno aperte dalle 10 alle 19. Possono votare tutti gli iscritti certificati residenti a Milano». Stop.
Nessun altro candidato, nessun'altra scelta.
E Corrado infatti ha vinto con una buona percentuale: il 72% delle preferenze, pari a 634 voti.
«È mancata la partecipazione», commenta un ex attivista. «Si interpella con un sondaggio che contempla una sola risposta?».
 

ADDIO PRIMARIE ONLINE. Anche alcuni parlamentari 5 stelle avevano ipotizzato un'altra strada: primarie online ex novo con video presentazione, esattamente come a Roma. Così però non è stato.
È chiaro, ribadisce un altro ex, «che l'1 vale 1 non c'è stato».
L'altra proposta, poi scartata, era puntare sulla cosiddetta società civile con la candidatura di Dario Fo, il quale aveva accolto con freddezza il nome di Bedori. «Mi preoccupa molto», disse il Nobel della consigliera di Zona, «non so se è in grado di gestire un fatto grande come Milano».
Ma anche la scelta dell'avvocato eoliano non sembra averlo convinto. «Corrado chi?», aveva risposto a Repubblica il 12 maggio scorso, «non lo conosco ancora, magari gli telefonerò in questi giorni».

Liste e competenze: prima tutto online, oggi a estrazione

Anche con la composizione della lista, la Base, pardon Rete, ha avuto un sussulto.
Alcuni attivisti sui MeetUp e sui social hanno infatti denunciato mancanza di trasparenza.
Gli 80 autocandidati sono diventati 48. Chi si è occupato della scrematura?
I DUBBI SULLA COMPILAZIONE. Non solo. La compilazione della lista è stata fatta dagli attivisti. Sì, ma quali e quanti?
Quelli presenti a una riunione convocata al Bar Ottolina, in via Pantano, uno dei luoghi d'incontro dei pentastellati milanesi, l'8 aprile scorso. «Una cinquantina», dice chi era presente.
Anche in questo caso, dunque, nessuna consultazione online. E non tutti erano d'accordo sulla scelta di Patrizia Bedori come capolista.
La «votazione immediata in sala con un preavviso di 24 ore» non era andata giù a molti attivisti, anche di peso. «Non abbiamo neanche avuto tempo di capirci (video, curriculum ecc). Scegliamo il metodo e invitiamo tutti al voto per settimana dopo», si legge in un post del MeetUp.
VOTAZIONE AL BAR. Così però non è stato. E la votazione al bar Ottolina è parsa la scelta migliore.
Sarebbe stato il Blog ad avrebbe impedito di votare i candidati per non meglio chiariti «problemi tecnici», è stato spiegato.  Non solo: sempre il Blog avrebbe imposto tempi strettissimi. Impossibile procedere dunque a una votazione online.
Lettera43.it ha chiesto ripetutamente al M5s di Milano spiegazioni e chiarimenti sullo svolgimento dell'operazione senza però ottenere alcuna risposta.

Candidati consiglieri 'novizi' e sconosciuti

Anche l'ordine dei candidati consiglieri in lista non ha soddisfatto l'unanimità degli attivisti.
I primi quattro nomi sono stati scelti dai presenti. E sono quelli di Patrizia Bedori, Franz Forcolini (entrambi ex candidati sindaco), Simone Sollazzo, che ha frequentato l'università di Bologna come Corrado, e Maria Laura de Franceschi. La posizione dei restanti invece è stata sorteggiata.
Su Facebook, però, Bruno Misculin, candidato alla Camera nel 2013 e alle Europee nel 2014, ha fornito una versione un po' diversa: «Il criterio di definizione dell'ordine della lista, per scelta degli attivisti, è stato di estrarre i nomi a sorte dopo i primi cinque».
I NOMI SCELTI. Un lapsus? Può essere. In caso contrario, però, tra i 'prescelti' per i vertici della lista ci sarebbe anche Katia Tarsia, un volto nuovo nel M5s milanese. «Mai sentita né vista», conferma un attivista di lungo corso.
Entrata nel Movimento da solo un anno ha studiato architettura. Partecipa ai gruppi di lavoro di zona 4 - la stessa di Corrado - e si candida, come scrive lei stessa nella presentazione, «per portare la voce dell'onestà nelle istituzioni pubbliche».
Il fatto che alcuni candidati siano da poco entrati nella famiglia 5 stelle però non deve essere una discriminante, ha scritto sempre Misculin: «Ci sono attivisti che, pur impegnandosi da anni, non si sono iscritti al Movimento (magari perché imbranati col computer, ma si vergognano a dirlo) e neanche al Meetup». Insomma l'anzianità non è certo garanzia di preparazione.
Del resto anche Calise al momento della candidatura, militava da pochi mesi nel M5s.
COMPETENZA. MA DOVE? Eppure un problema c'è.
«È l'ora della competenza», dichiarava Corrado in un incontro pubblico il 28 aprile scorso. Difficile dire chi valuta e come le «competenze» dei candidati consiglieri.
E poco si capisce leggendo le dichiarazioni.
«CANDIDATURA PER CRESCERE». Sollazzo, per esempio, segue «riunioni nella mia zona, monto gazebi» e sta portando avanti «un percorso di vita e di politica importante insieme al gruppo». Per lui «queste Comunali sono l’occasione per crescere e imparare ancora nel campo dell’amministrazione della città che mi ha visto nascere e dove speriamo di apportare un valore aggiunto. Ma sempre e comunque nel rispetto dei valori del gruppo e di questa famiglia a cinque stelle». Dunque una candidatura per «crescere e imparare ancora».
Mentre De Franceschi, iscritta dal 2011 e attiva in zona 5 in «modo costante», dichiara di essere «rompiballe, cocciuta», ed «efficiente e creativa». Si candida per «evitare un infiltrato in più».
Per valutare le competenze gli elettori dovranno sperare e aspettare di vederli in azione a Palazzo Marino.

«Chi non aveva un lavoro soddisfacente... ha fatto carriera»

Il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle Gianluca Corrado e l'ex candidata Patrizia Bedori.
(© Ansa) Il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle Gianluca Corrado e l'ex candidata Patrizia Bedori.
La delusione di chi ci aveva creduto brucia ancora.
«I famosi talebani di Milano», è il ragionamento, «la cosiddetta vecchia guardia o ha lasciato o ha trovato un posto comodo e pagato».
Insomma, ribadisce l'ex grillino milanese, «chi non aveva un lavoro gratificante e aveva invece un approccio più di destra alla fine è rimasto e ha fatto carriera».
IL PASSO INDIETRO DI FATA.Non è il caso di Valerio Fata. Laureato in Economia, lasciò il Movimento nel dicembre 2012 pur essendo arrivato quinto alle Parlamentarie (ne entrarono sei) a causa della gestione del duo Grillo e Casaleggio e delle espulsioni a suo avviso ingiustificate di Giovanni Favia e Federica Salsi a Bologna.
Nel 2013, racconta un altro ex attivista, «lo slogan era: 'Non vogliamo il vostro voto, ma la vostra partecipazione'. Con l'andar del tempo le cose sono cambiate. E ai banchetti qualcuno che poi ha fatto strada rispondeva a chi voleva impegnarsi che era sufficiente la firma, perché di attivisti ce n'erano già abbastanza».
DA ANTI-CASALEGGIO A PRO-ESTABLISHMENT. Naturalmente c'è anche chi ha cambiato idea, o l'ha aggiustata.
Lucio Barbiera (di Cinisello), candidato senza successo alle Regionali 2013, nel 2011 diffondeva e sosteneva il post che costò l'espulsione dal M5s a Dario Sironi in cui si attaccava frontalmente il Casaleggio e i suoi metodi, (una delle due espulsioni della città, l'altra fu a carico Giuseppe Salvatore Sabella, accusato di aver aggredito fisicamente Claudio Morgigno nel 2013).
Oggi Barbiera è un acceso supporter di Corrado e Raggi.


Che l'aria sia cambiata lo si capisce anche nella comunicazione, fa notare sempre un ex: «Basta guardare la campagna elettorale che stanno facendo. pochi argomenti, e troppi annunci delle partecipazioni a questa o quella trasmissione tivù».
COMUNICAZIONE E PRESENZIALISMO. E dire che una vita fa, nel 2012, proprio per aver partecipato a una puntata di Ballarò, Salsi venne cacciata dal Movimento.
«Il punto G», lo definì Grillo sul Blog usando una metafora sessuale, «quello che ti dà l’orgasmo nei salotti dei talk show. L’atteso quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol. A casa gli amici, i parenti applaudono commossi nel condividere l’emozione di un’effimera celebrità, sorridenti, beati della tua giusta e finalmente raggiunta visibilità».
Come si cambia, per governare.
O per tentare di farlo.

Twitter: @franzic76

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