giovedì 3 marzo 2016

Cari gufetti del Fatto, non potete negare anche i numeri

Il Fattone
Un gufo reale a  Firenze Expo Ruralia, al parco delle cascine 21 settembre 2012 
ANSA/MAURIZIO DEGL' INNOCENTI
Il giornale di Travaglio si arrampica sugli specchi per spiegare a suo modo la crescita del Pil
Il nemico più tenace dei gufi, oramai l’abbiamo imparato, è la realtà: e così, per dimostrare ad ogni costo che le cose vanno male, bisogna piegare fatti, numeri e percentuali al pensiero unico gufesco, che non riesce a tollerare – dev’essere una forma di nevrosi – che le cose, ogni tanto e magari pure per caso, possano invece andare bene.
“Il gioco delle tre carte sul +0,8% dei Pil 2015”, titola in prima pagina il Fatto, denunciando “le bugie di Renzi su lavoro e numeri dell’Istat”. All’interno, un’intera pagina è dedicata a smentire, punto per punto, l’“autoelogio senza fine” di cui il premier si sarebbe reso colpevole. Ma le controargomentazioni del Fatto – chiamiamole così – non appaiono molto convincenti, e anzi fanno acqua un po’ da tutte le parti.
Cominciamo dalla crescita del Pil dello 0,8%. “Vero”, ammette subito Marco Palombi: e dunque non si capisce perché in prima si sia titolato sul “gioco delle tre carte”. Una parte della crescita registrata l’anno scorso, prosegue il giornalista, deriverebbe però dalla “correzione al ribasso del Pil 2014”. E dunque? Se nel 2014 l’Italia fosse cresciuta di più (o, per meglio dire, fosse decresciuta di meno), la crescita dell’anno successivo sarebbe stata proporzionalmente inferiore: il che è un po’ come dire che se mia nonna avesse le ruote sarebbe un tram. Il Pil, gufetti miei, è cresciuto: e infatti anche Palombi deve concederlo.
Così come deve ammettere che “la pressione fiscale era al 43,6% nel 2014 ed è scesa dello 0,3% l’anno scorso” (anche perché, precisa il Fatto dandosi un’altra zappata sui piedi, “un certo ruolo nella diminuzione percentuale ce l’ha l’aumento del Pil”), che i 14,9 miliardi di euro recuperati dall’evasione fiscale sono più dei 14,2 miliardi recuperati l’anno prima, e che i tagli alla spesa hanno raggiunto in due anni la cifra record di 24,9 miliardi (e qui Palombi, non potendo contestare il risultato, si lamenta perché, dopo che da decenni si parla della necessità di riportare sotto controllo i conti della sanità pubblica, ora “mancano 5 miliardi al Servizio sanitario nazionale”).
Peccato: si può fare opposizione anche senza negare la realtà. Occorrono argomenti solidi, d’accordo: ma se Renzi è veramente il disastro che dipingono gli amici del Fatto, non dovrebbe essere difficile trovarli. Restiamo serenamente in attesa.

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