Se Davigo cambia i vizi della magistratura
Davigo è stato eletto per acclamazione, ma durerà in carica un solo anno. Poi l’incarico ruoterà fra altri suoi colleghi di correnti diverse, in una perfetta divisione del potere
Piercamillo Davigo, neo-presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, non è certamente un nome di secondo piano e ha riscosso un largo successo fra i suoi colleghi. Certo, per tanti che non se ne intendono, leggere le cronache della sua elezione fa un po’ girare la testa. Abbiamo appreso che la Magistratura italiana è divisa in varie correnti e alleanze elettorali. Si definiscono, o vengono definite, di destra, di centro, di sinistra. Una di esse, Magistratura Democratica, quella di sinistra, ha addirittura già preso posizione contro la riforma costituzionale, schierandosi di fatto con l’opposizione parlamentare.
Una situazione inconcepibile in qualsiasi altro paese al mondo. Ma soprattutto l’ingenuo cittadino si domanda perché un magistrato non nella vita privata, ma pubblicamente, aderisca a correnti con connotazioni politiche che nulla hanno a che fare con l’applicazione della legge, che si suppone uguale per tutti. Ma se si approfondisce un poco, si scopre che tutto questo agitarsi serve alla divisione di vari incarichi. Nell’ANM, nel CSM, organo massimo di autogoverno e di disciplina della Magistratura, e nella determinazione delle carriere.
Davigo è stato eletto per acclamazione, ma durerà in carica un solo anno. Poi l’incarico ruoterà fra altri suoi colleghi di correnti diverse, in una perfetta divisione del potere. Accordo raggiunto, abbiamo letto, dopo defatiganti trattative in ore notturne. Devo aggiungere che molti magistrati si rendono conto per primi di questa situazione, che scelte recenti sembrerebbero voler superare. Davigo ha tutta l’autorevolezza necessaria al salto dec
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