Quell’ “avvenente” Romano negli strali di Travaglio
Il direttore del Fatto lo bastona: per forza, smonta la giunta M5S di Livorno
Ieri sera ci siamo addormentati sereni portando nel cuore l’immagine di Travaglio che, in collegamento con Floris, discettava di Renzi e di banche e di giornali, dopo aver partecipato nel pomeriggio ad una puntata di Tagadà con Andrea Romano, e stamattina ci svegliamo con un editoriale di Travaglio sul Fatto che impreca contro Andrea Romano, colpevole di “passare da un talk all’altro con l’agilità di un capriolo”.
Non c’è niente da fare. Così come non si possono prendere in giro i quotidiani, anche quando i loro titoli d’apertura somigliano alle copertine di Cronaca vera, allo stesso modo non si può andare in tv se non per criticare il Pd. Siamo l’unico paese al mondo dove il regime è l’opposizione: chi è contro (a prescindere) è un incorruttibile, eroico uomo d’onore; chi è a favore è invece – come Travaglio scrive oggi di Romano – un “voltagabbana” e un “leccapiedi”.
Tanto fervore contro “l’avvenente Andrea Romano” – l’innamorato respinto Travaglio deve avere una particolare sensibilità per gli aspetti estetici della politica – ha però una sua giustificazione specifica, ed è per questo che lo perdoniamo senza rancore.
Romano infatti è fra i più preparati nel denunciare il clamoroso fallimento della giunta grillina di Livorno (dov’è nato) e di altre città malauguratamente scivolate nelle mani inesperte dei Cinquestelle.
E questo, per il bollettino di Grillo e Casaleggio, è francamente troppo.
Ogni volta che qualcuno s’azzarda a parlar male dei suoi amichetti grillini, il direttore dell’organo interviene e bacchetta, condanna e insulta, dileggia e maltratta. Grillo e Casaleggio ringraziano generosi, e Marco può correre felice in un nuovo salotto televisivo.
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