lunedì 14 dicembre 2015

Prima gli italiani. Ovviamente devono chiamarsi Bossi.

Figlio di Bossi, ecco come la Lega pagava per lui 

lunedì, 14 dicembre 2015 
Bossi
(VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)
Abbiamo già sentito in passato di case comprate ad insaputa di chi ci viveva da anni, o di vacanze in luoghi esotici pagate sempre ad insaputa di chi ne usufruiva. Ora al coro di chi non sa chi paga per lui si è unito anche Riccardo Bossi. Il figlio del fondatore del Carroccio è stato interrogato oggi al processo con rito abbreviato in cui figura come unico imputato per appropriazione indebita per le presunte spese personali con i fondi del partito. Bossi ha affermato che la Lega pagava a sua insaputa: “Come tutti i figli chiedevo a papà e lui mi diceva di parlare con i suoi segretari. Poi mi arrivavano i soldi”. L’imputato nega invece di aver mai chiesto o ricevuto soldi dall’allora tesoriere Francesco Belsito. L’avvocato di Riccardo Bossi, sempre in riferimento ai rapporti con Belsito, dice: “L’avrà visto sì e no una decina di volte  e non conosceva gli addetti ai lavori della Lega. Lui era un semplice militante e nulla di più”.

Per chi non lo ricordasse parliamo di uno “stipendio” o paghetta sarebbe meglio dire mensile di 3200 euro. L’accusa si riferisce in particolare agli anni 2009, 2010 e 2011. Il processo riprenderà per Riccardo Bossi il prossimo 10 febbraio. Per quanto riguarda invece il processo con rito ordinario in cui sono imputati, Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito le danze si aprono domattina.
F.B.

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