mercoledì 28 agosto 2013

Pubblichiamo volentieri un articolo di Luca Telese.


Un Paese in stile Vanzina

Che farsa il brodino riscaldato dell’accordo sull’Imu

Mettere in fila le frasi di Brunetta, Letta, Zanonato, Saccomanni & C sull’Imu fa ridere o piangere
No, vi prego, non può finire così: molto rumore per nulla no, non è serio. Lo dico da spettatore, prima ancora che da cronista. Dopo tre settimane passate a redigere proclami di fuoco, attacchi spietati, minacce di mobilitazione generale, dopo tutto questo non si può finire tutto con un brodino riscaldato e un accordino sull’Imu al novantesimo. È un problema di stile, se non altro, perché così l’effetto finale è comico.
Prendete Renato Brunetta: aveva chiuso la stagione – al culmine dell’idillio delle larghe intese – con la foto nel salottino insieme a Stefano Fassina davanti agli obiettivo di Chi. Poi si è arrabbiato, ha tuonato, ha lanciato due tre ultimatum, ha detto che sull’Imu cadeva il governo. Ieri, come se nulla fosse, di nuovo twittava: «Stiamo trovando la quadra». Ma come? E prima che cosa stavate facendo?
Prendete il ministro Zanonato, quello che su twitter ci mette tutto, anche le foto con la piccozza o quelle di quando porta a spasso il cane. Resterà negli annali la memorabile comparsata davanti alla Confcommercio, con quella frase storica: «Mi sarebbe piaciuto poter venire qui a dire che cancelliamo l’Imu, e invece…». E invece pioggia di fischi. Bene, contrordine anche per lui, l’accordo si trova, i soldi che non c’erano ora ci sono. E il coro delle amazzoni del Cavaliere? «Siamo tutte Silvio Berlusconi! Non si possono colpire nove milioni di elettori! Andiamo subito al voto!», hanno gridato all’unisono per quindici giorni, e adesso qualcuno addirittura si spinge a dire che Berlusconi – che solo una settimana fa veniva paragonato a Mandela e a Che Guevara – potrebbe persino accettare l’affidamento ai servizi sociali. E che dire di quella perla di Enrico Letta, persino lui solitamente così misurato, che sale sul palco del meeting a dice la meravigliosa frase manifesto del governissimo: «Fecondiamoci». Scusate tanto, ma «Fecondiamoci», riferito a questa maggioranza mette paura. Però due giorni dopo Letta era in temuta di guerra, vestito con elmetto e giubbotto antiproiettile: «Non accetto ultimatum». E Grillo? «Siamo i più grandi nemici del porcellum». Poi la settimana scorsa contrordine: «Andiamo a votare con il porcellum che vinciamo». E il ministro Saccomanni? I soldi per l’Imu li stiamo cercando, anzi non si trovano, anzi, vi regalo nove ipotesi diverse su dove trovarli. Adesso, miracolo, pare che ci siano.
Sembra che la politica italiana, a maggior ragione di questi tempi, abbia perso qualsiasi senso della misura. Si può dire tutto e il contrario di tutto, si può suonare la campana del dramma, un giorno, e il giorno dopo rifugiarsi in una battuta, fare marameo, scusate, stavamo scherzando. Sarà pure il bene del Paese, ma se finisce così, senza soluzione di continuità fra la catastrofe e la commedia stile Vanzina, l’unica soluzione possibile è che ci stiano prendendo per culo. Anche perché poi il risultato è che la catastrofe non spaventa più, nemmeno quando arriva davvero, e la commedia non fa ridere: neanche quando i protagonisti sono grotteschi. 
Twitter: @lucatelese


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