Licata, cacciano via il sindaco anti-abusi (ed è colpa della nostra ipocrisia)
Il caso di Angelo Cambiano, sindaco anti-abusi, è l’autobiografia di una nazione: da ministri come Alfano, che testimoniano solidarietà e poi lasciano che il suo partito lo sfiduci, a partiti legalitari come i Cinque Stelle che scrivono regolamenti pilateschi per non toccare gli abusi
11 Agosto 2017 - 08:25
In un Paese normale, Angelo Cambiano non è un eroe, né un martire né uno che combatte chissà quale battaglia rivoluzionaria, né il «Sindaco demolitore», come già era stato ribattezzato dai giornali, come se stesse agendo di sua sponte, come se la sua fosse una battaglia politica. Perché Angelo Cambiano, che da oggi non è più sindaco di Licata, stava facendo solamente rispettare la legge. È così che dovrebbero andare le cose, in un Paese normale: c’è un ordine di demolizione della Procura della Repubblica di Agrigento che dice che quelle settanta ville costruite a meno di centocinquanta metri dal mare, in zona di inedificabilità assoluta, vanno buttate giù. Era lui stesso a dirlo, del resto: «Quella di demolire immobili non è stata una scelta politica. Ci sono delle sentenze della magistratura che lo hanno decretato e le sentenze vanno rispettate», aveva spiegato alla stampa e alla cittadinanza. Altrimenti, avrebbe rischiato di essere indagato per favoreggiamento.
Ma noi siamo nel Paese dei sindaci Masaniello, dei piccoli capopopolo che amano le vesti da tribuni della plebe, che amano sfilare in corteo, e incatenarsi e farsi profeti della costituzione materiale dei territori: e quindi, per un Angelo Cambiano ci sono dieci, cento, mille sindaci come Stefano Castellino da Palma di Montechiaro, comune confinante con Licata, che come primo atto post elezione assicura che «qui non si demolisce nulla». Standing ovation, altro che sfiducia.
Siamo nel Paese degli Angelino Alfano, che da ministro dell’interno corre a Licata a testimoniare solidarietà al sindaco Cambiano quando la sua casa di famiglia viene data a fuoco da ignoti - «È finito il tempo della politica che coccola gli abusivi», aveva dichiarato -, mentre da capo partito lascia che i consiglieri di Alleanza Popolare votino contro il sindaco e contribuiscano alla sua cacciata
E siamo nel Paese degli Angelino Alfano, che da ministro dell’interno corre a Licata a testimoniare solidarietà al sindaco Cambiano quando la sua casa di famiglia viene data a fuoco da ignoti - «È finito il tempo della politica che coccola gli abusivi», aveva dichiarato -, mentre da capo partito lascia che i consiglieri di Alleanza Popolare votino contro il sindaco e contribuiscano alla sua cacciata. A proposito di coccole.
E siamo nel Paese dei partiti alfieri (a parole) della legalità e del rispetto dell’ambiente come il Movimento Cinque Stelle. Movimenti che promuovono regolamenti come quello di Bagheria, in cui si distingue l’abusivismo speculativo da quello di necessità, arma dialettica usata dai Totò Cuffaro per evitare di affrontare il problema, e arma giudiziaria perfetta per chi vuole ricorrere contro un ordine di demolizione. Un regolamento esaltato due giorni fa proprio dal candidato Presidente della Regione Giancarlo Cancelleri - che evidentemente ignora che in Sicilia ci sono600mila case vuote che potrebbero tranquillamente fare da ammortizzatore sociale per un piano anti-abusi - dal quale, a ora, non risulta mezza parola di solidarietà verso Cambiano (che, paradosso per paradosso, è stato eletto con sostegno di liste berlusconiane, quello stesso Berlusconi dei tre condoni edilizi in vent’anni). L’onestà andrà di moda domani.
E siamo, infine, nel Paese che si spertica nell’ipocrita solidarietà del martire di turno, troppo retto o incosciente o naif per capire che contro la costituzione materiale di un popolo non si può vincere e il primo articolo della costituzione materiale del Mezzogiorno - 40 case abusive ogni 100 case legali, in crescita, con punte del 70 in regioni come il Molise - è l’abusivismo edilizio. Da domani, Angelo Cambiano tornerà a fare l’insegnante di matematica e il papà del suo piccolo bimbo di nove mesi, forse non avrà più bisogno della scorta e si addormenterà senza preoccuparsi che qualcuno possa mandargli proiettili in una busta o bruciargli la casa. Beato il Paese che non ha bisogno di eroi, diceva Brecht. Sarebbe bello viverci, almeno per un giorno.
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