martedì 15 agosto 2017

L'abusivismo secondo Di Maio

Il M5s colleziona nicchie complottiste: dagli antivaccinisti agli abusivi di necessità. Per l’aspirante premier costruire case senza autorizzazione è una risposta allo stato puzzone
L'abusivismo secondo Di Maio
Luigi Di Maio (foto LaPresse)
Roma. Il M5s colleziona nicchie complottiste per la propria campagna elettorale permanente. Antivaccinisti, sciechimisti, spacciatori di ossessioni quotidiane contro il Potere. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, aggiunge al mazzo anche i poveri abusivi edilizi vessati dalla politica. Le nicchie sono utili, lo spiegava già Chris Anderson riferendosi alla tecnologia nel suo “La coda lunga” (Codice Edizioni) e possono garantire un certo successo. Applicate al mercato delle vacche della politica lo sono altrettanto; ci sono piccole patrie da tutelare, interessi locali, micronotabili da titillare. Il M5s ha deciso, con l’avvicinarsi delle elezioni regionali in Sicilia e con le elezioni politiche, di farsi portavoce, rappresentante sindacale e referente politico di rumorose minoranze, escluse a loro dire dalla società per colpa della solita politica. Dai no vax a quelli che praticano, secondo l’ardita definizione di Giancarlo Cancelleri, candidato del Movimento alle regionali siciliane, l’“abusivismo di necessità”. Gli elettori che il M5s cerca di attirare sembrano usciti dal film “Caterina va in città” di Paolo Virzì: tanti Giancarlo Iacovoni, scrittori falliti e rancorosi, che berciano contro il Grande Complotto, “Non vorrei che in qualche misura in questo paese… ci fosse spazio soltanto, a chi appartiene a certe conventicole!”, e che alla fine, dopo aver provato a entrarvi in ogni modo senza successo, si fanno anch’essi conventicola. Sicché, dice Di Maio in un’intervista a Repubblica, “non puoi voltare le spalle a quei cittadini che oggi si ritrovano con una casa abusiva a causa di una politica che per anni non ha fatto il suo dovere” (ma, se l’avesse detto uno del Pd, Di Maio non avrebbe gridato al voto di scambio?). L’espressione chiave, naturalmente, è il “si ritrovano”. I poveri abusivi infatti hanno una casa abusiva a loro insaputa e la colpa è dei partiti e della politica. E la politica è così cattiva che i poveri abusivi sono costretti ad aumentare anno dopo anno, come certifica il rapporto Bes 2016 dell’Istat.

“Si stima – scrivono gli autori del rapporto Bes, Benessere equo e sostenibile – che nel 2015 siano state realizzate quasi 20 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, contro le 17,6 dell’anno precedente e le 9,3 del 2008. Questo significa che una quota rilevante e crescente dell’attività edilizia, e dunque del processo di urbanizzazione, si svolge senza controllo, producendo degrado del paesaggio e rischio ambientale”. E dov’è che sono in aumento le costruzioni abusive? Che domande, nel Mezzogiorno. “Dal 2008 in poi […] si assiste a un brusco ridimensionamento della produzione edilizia. La flessione più contenuta della componente illegale del flusso ha determinato tuttavia un rialzo generalizzato degli indici di abusivismo, particolarmente marcato nel Mezzogiorno, dove i valori erano già molto elevati prima della crisi. In particolare, in Campania, Calabria e Sicilia (dove già nel triennio 2012-2014 il numero degli edifici costruiti illegalmente è stimato in proporzioni variabili fra il 45 e il 60 per cento di quelli autorizzati), nel 2015 la quota sale ancora raggiungendo in Calabria il 61,8 per cento e in Campania il valore massimo di 63,3 per cento (in entrambi i casi con progressioni superiori agli 11 punti percentuali in un solo anno). In tutte le altre regioni del Mezzogiorno, il numero degli edifici costruiti abusivamente supera il 30 per cento della produzione legale”. E i poveri abusivi si sono ritrovati qualche piccola correzione alle loro case nell’entroterra siciliano? Certo che no. Secondo un’inchiesta dello Spiegel dell’agosto 2016, in Sicilia sono stati costruiti 770 mila edifici, dalla metà degli anni Settanta, senza alcuna autorizzazione e dal 2009 sarebbero sorte 22.000 nuove case abusive “lungo le coste più belle, addirittura tra le antiche colonne greche della Valle dei Templi”.

Insomma, l’abusivismo è una virtù, anzi, una necessità. L’unica risposta alle conventicole dello stato è quella degli Iacovoni. Quindi perché fermarsi all’abusivismo edilizio? Marco Taradash propone vari stati di necessità da tutelare e da liberalizzare: l’evasione fiscale di necessità, il mancato pagamento della RCA di necessità, il mancato pagamento delle multe di necessità e, perché no, la più importante di tutte: la corruzione di necessità. Se io corrompo o sono corrotto lo faccio non perché io sia veramente cattivo nell’animo; è che quei soldi mi servono necessariamente. C’è un potenziale enorme per un partito che voglia difendere i cittadini nel pieno diritto della propria libertà di parcheggiare in terza fila, insozzare le città (Roma ne è un esempio diremmo costituzionale) e per costruire qualche villetta un po’ dove ci pare. Nel quotidiano scontro fra il Palazzo e la gggente, laddove da una parte c’è la comunità politica e dall’altra i cittadini, si capisce, grazie a Di Maio, che la casta puzzona ha trovato un temibile avversario: la società incivile.

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