TRAVAGLIO IN TV: «MONGOLOIDI». LE FAMIGLIE DELLE PERSONE CON SINDROME DI DOWN CHIEDONO LE SCUSE
Gli elettori? «Andate avanti a trattarli come dei mongoloidi». È l’espressione infelice di Marco Travaglio durante la puntata del programma di La7 Otto e Mezzo di mercoledì scorso che non è affatto piaciuta ai familiari delle persone con sindrome di Down. Il direttore del Fatto Quotidiano nel corso della trasmissione condotta da Lilli Gruber, in un botta e risposta sul successo del M5S, ha accusato lo scrittore Gianrico Carofiglio di aver considerare «mongoloidi» gli italiani. Aggiungendo: «Hai insultato otto o nove persone che sarebbero tutti dei dementi, dei fuori di testa, che non hanno il coraggio di ragionare, non capiscono dove arrivi tu». Le accuse al giornalista non sono tardate ad arrivare. Franco Giovanelli, ad esempio, padre di una persona con sindrome di Down, in una lettera (pubblicata dal Redattore Sociale) ha scritto:
«Probabilmente sarà per l’avvicinarsi della Giornata nazionale ‘dei mongoloidi’ (come lui la definirebbe: in realtà è la Giornata delle persone con sindrome di Down) in programma per domenica 8 ottobre, che Marco Travaglio ha voluto offrire il suo contributo alla causa utilizzando, nel corso della trasmissione “Otto e mezzo”, il termine ‘mongoloidi’. Stava accusando un altro ospite di ritenere tali, gli elettori di un certo partito. Per fugare ogni dubbio ha poi spiegato meglio cosa intendesse: ‘dei dementi, dei fuori di testa, che non hanno il coraggio di ragionare…’. Noi familiari di persone con sindrome di Down conosciamo bene la pericolosità di questo termine che trasuda disprezzo, irrisione e stigma; è un termine che va combattuto rispondendo e protestando con chi lo usa, colpo su colpo. Nel mondo della scuola, ad esempio, può essere l’anticamera di fenomeni di bullismo».
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