mercoledì 28 giugno 2017

I risultati al Sud non consolano gli scarsi consensi al Nord, dove il M5S deve ancora comprendere la questione settentrionale. Pronti a un cambio di linea
MARIO NERI
Ilario Lombardo sulla Stampa di oggi ci racconta il fallimento del MoVimento 5 Stelle nelle regioni del Nord, dove, al contrario del Sud, i grillini non riescono a sfondare. Con tutte le implicazioni che questo risultato ha a livello nazionale:
Il voto è stato quello che è stato, un flop che Grillo vuole rivestire di successo, interpretando a suo modo numeri e percentuali: «Il M5S ha vinto otto ballottaggi su dieci. Siamo passati da 37 sindaci a 45, un aumento di oltre il 20%». Il comico prende a prestito il monologo motivazionale dell’allenatore di football interpretato da Al Pacino in Ogni maledetta domenica per indicare quale sarà da adesso in poi la meta da tenere in mente: «Le prossime sfide sono la Sicilia e poi la battaglia campale delle politiche. Per vincere dobbiamo essere una squadra che lotta insieme per un obiettivo comune».
Lo schema di gioco è chiaro: il M5S deve capitalizzare il forte consenso al Sud, vincendo la prima regione della sua recente storia. Nel frattempo deve attrezzarsi per diventare capace di attrarre chi vive al Nord e vota per Matteo Salvini o Berlusconi. L’impresa non è facile e da tempo diversi parlamentari settentrionali lamentano l’inadeguatezza del M5S a piantare radici in regioni come Lombardia e Veneto, partendo innanzitutto dai leader e dai volti più riconoscibili che sono tutti quanti meridionali, a partire da Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico. Casaleggio ci sta lavorando su.
massimo colomban
Massimo Colomban, assessore alle Partecipate della Giunta Raggi
Che il nord del paese sia strategico per chi vuole governare l’Italia non bisogna certo spiegarlo al M5S. Ma è anche impossibile non notare che il M5S ha vinto solo ad Acqui Terme e quella Parzanica per la quale esultò quindici giorni fa Vito Crimi:
Il coinvolgimento del mondo imprenditoriale partito dal convegno di Ivrea va in questa direzione, nel tentativo di svuotare quel bacino che un tempo apparteneva al leader di Forza Italia. Dopotutto è stato proprio da Ivrea che Massimo Colomban, imprenditore in prestito alla giunta Raggi in virtù dell’amicizia con Casaleggio, aveva profetizzato con La Stampa: «I 5 Stelle realizzeranno quello che voleva fare Berlusconi».
Allo stesso modo la campagna sui campi rom, le Ong e i migranti, assieme alla virata sullo ius soli, puntano a strappare quei voti che possono essere contesi alla Lega. Non c’è più solo Renzi da sfidare, nell’orizzonte che si staglia di fronte al M5S la vittoria, se ci sarà, passerà anche da Nord e da destra.
Insomma, bisogna cambiare passo. 

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