M5s, guida al meccanismo (con qualche ombra) degli stipendi
Cedolino della Camera a partire da 10 mila euro lordi. Rimborsi forfettari. E fondi restituiti alle Pmi. Ma le spese auto-certificate sono senza documenti. Le buste paga grilline da oltre 3 mila euro voce per voce.
Per svolgere i conti mostrati nell'articolo “M5s, i veri calcoli sugli stipendi dei parlamentari” sono stati usati esclusivamente documenti pubblicati dai deputati sul loro sito ufficiale tirendiconto.it, consultando i quattro documenti da loro caricati. Ovvero:
- copia bonifico effettuato al fondo microcredito;
- busta paga M5s col totale trattenuto;
- cedolino della Camera con lo stipendio;
- cedolino della Camera con i rimborsi forfettari.
Questi sono le uniche carte che i pentastellati caricano sul sito. Ovvero, gli unici documenti su cui non c'è molto margine di discussione. Le altre spese da loro dichiarate sono auto dichiarazioni senza nessuna “pezza d'appoggio”, o se c'è non l'hanno pubblicata (come il contratto dei collaboratori, per esempio).
CEDOLINI DELLO STESSO VALORE. Per quanto riguarda i due cedolini Camera, questi documenti, euro più euro meno, vengono prodotti per tutti i parlamentari di tutti i partiti. E che, fatti i dovuti distinguo tra chi prende o rinuncia a indennità di carica (come Luigi Di Maio che ha detto no all'indennità da vice presidente della Camera), hanno più o meno lo stesso valore.
TOTALE DI 5 MILA EURO NETTI. Il cedolino dello stipendio lo elabora la Camera partendo da 10 mila 345 euro lordi a deputato. Come si può vedere nel caso di Alessandro Di Battista, vengono sottratti a questo importo le somme relative a “Fondo sociale”, “Assistenza sanitaria integrativa” e “Previdenza”. Per un totale di 2 mila 229,08 euro. E fino a qui è uguale per tutti i deputati. A questo si tolgano anche le “spese barberia” (è il barbiere della Camera di cui evidentemente ha fatto uso) che ammontano a 8 euro, per il mese di gennaio 2015, che verranno scalate dallo stipendio di Di Battista. Oltre a questo i contabili della Camera applicano una imposta lorda da sottrarre di 2 mila 959,38 euro. E così si arriva a un totale di 5 mila 189,63 euro netti.
Fino a qui è uguale per tutti i deputati. Ma i cinque stelle, tramite un conteggio fatto da un loro consulente del lavoro, si riducono lo stipendio non a 5 mila euro netti, bensì lordi. Quindi basta aprire questo altro documento per vedere che il totale netto che il deputato M5s deve prendere per scelta politica ammonta, in questo esempio di Di Battista, a 3 mila 218,16 euro. La differenza di 2 mila 38,28 euro viene restituita nel totale che si versa mensilmente al fondo microcredito. Per arrivare rapidamente al totale netto annuo basta prendere la dichiarazione dei redditi, sottrarre le tasse (35 mila 531 euro) al montante lordo (98 mila 471). Il netto è ciò che resta nel c/c del deputato: 60 mila 960 euro.
Il cedolino dei rimborsi forfettari lo elabora la Camera secondo un regolamento che prevede che i rimborsi per deputato, detassati, vengano erogati in base ad alcuni criteri:
- le presenze o assenze (non giustificate) in Aula;
- la presenza o meno di uno o più collaboratori con regolare contratto depositato;
- il rimborso di spese viaggi (istituzionali o non) effettuati con Alitalia o Trenitalia.
Il cedolino, come tutti possono vedere, è composto dalla voce “diaria parte variabile” che è una cifra uguale per tutti i deputati (M5s e non): 3 mila 373,43 euro. Stessa cosa vale per la voce “diaria parte fissa” di 129,68 euro. La voce “rimb. spese forfettarie esercizio di mandato” è anch'essa una quota fissa che ricevono tutti, pensata per pagare le spese dell'ufficio, le attività sul territorio e il collaboratore del deputato, e ammonta a 1.845 euro.
Poi c'è una voce simile, “rimb. spese esercizio di mandato”, ma che viene inserita solo se il deputato ha un collaboratore con contratto regolare depositato alla Camera (può avere anche più collaboratori con contratto, ma senza che sia depositato). L'assistente avrà quindi un badge per entrare e uscire dagli uffici della Camera. Questa ulteriore cifra ammonta ad altri 1.845 euro, che compongono il totale spese esercizio di mandato di 3 mila 690 (al Senato sono 4.180).
TRATTENUTE PER LE ASSENZE. Fatta la somma di tutto, si arriva a 8 mila 854,96 euro a cui si devono togliere le trattenute, ovvero le assenze dall'Aula, per esempio, che in questo ammontano a 206,58 euro, e le assenza in Commissione (Esteri per Di Battista) per 300 euro. Al netto appare un rimborso di 8 mila 348,38 euro (ciò che entra nel c/c). Il criterio fino a qui utilizzato è applicabile a qualsiasi deputato.
NESSUNA FATTURA COME PROVA. Di questa quota esentasse, Di Battista & co. rendono realmente noto quanto hanno speso. Peccato che non carichino sul sito alcuna fattura che possa realmente provare il costo d'affitto, di ristoranti, di spese telefoniche, taxi e dei collaboratori. Per questo motivo da adesso in poi analizzeremo lo stipendio su due direttrici: sui documenti e sulla fiducia verso ciò che ci racconta Di Battista.
Senza documenti che certificano le spese i maligni potrebbero pensare che stia gonfiando la rendicontazione per restituire meno soldi nel famoso fondo per le Piccole e medie imprese
Stando ai documenti, sappiamo che i collaboratori dovrebbero venire pagati per un massimo di 3 mila 960 euro al mese. Se il deputato spende meno, si tiene la differenza, e se spende di più li deve mettere di tasca sua. È la parte chiamata “spese esercizio di mandato” che abbiamo già incontrato. All'anno Di Battista dovrebbe sborsare per questo tipo di spese 44 mila 280 euro, ma come evidenziato nell'articolo precedente, Di Battista dichiara di spenderne di più, ovvero 58 mila 26 euro.
COSTI TELEFONICI ALLE STELLE... Nel caso del mese preso in esame in questo articolo, a fronte di 3 mila 690 euro ne spende 5 mila 138,9. Quindi la differenza di 1.448,9 euro la mette di tasca sua. Affinché ciò sia credibile dovrebbe pubblicare i documenti, altrimenti i maligni potrebbero pensare che stia gonfiando la rendicontazione per restituire meno soldi nel famoso fondo per le Piccole e medie imprese. Altre spese che rendiconta parlano di costi telefonici per 221,75 euro (ma con 20 euro al mese si hanno minuti illimitati con le offerte di oggi), nessun affitto (dato che vive a Roma), spese di benzina e taxi per 363 euro e pranzi e cene per 646.
Anche in questo caso bisogna andare sulla fiducia. Ma si tratta di spese che il deputato romano sostiene per fare quello che fanno tutti i comuni cittadini: vivere. Quindi sono, secondo il criterio della logica comune, da considerarsi come soldi che utilizza per vivere. Ogni comune cittadino infatti, coi soldi del proprio stipendio ci paga vitto, alloggio, benzina eccetera. Sono soldi quindi che fanno parte del totale stipendio.
ESEMPIO DI SOBRIETÀ. La somma di tutte queste voci porta a 6 mila 419,311 euro che sottratti al rimborso ricevuto dalla Camera di 8 mila 348,38 euro, risulta un avanzo di 1.929,07 che Di Battista restituisce assieme ai 2 mila 38,28 di prima. Per un bonifico complessivo documentato di 3 mila 957,45 euro. All'anno fanno un totale di 40 mila 852,57 euro (ciò che esce dal c/c). Un esempio di sobrietà che dovrebbero seguire, oltre ai deputati di altri partiti (che invece si intascano tutto) anche diversi suoi colleghi di partito.
La deputata M5s Spadoni da marzo a novembre 2015 ha dichiarato una restituzione al fondo Pmi sempre uguale, di 1.714,07 per ogni mese. Possibile che spenda ogni mese la stessa cifra?
Di Battista va in tivù a dire che guadagna 3 mila euro netti al mese per vivere. A conti fatti, sulla fiducia di quanto dichiarato online, l'onorevole prende 4 mila 316,96 euro al mese. Stando invece ai documenti e non alle parole, si arriva a 5 mila 462,46, come spiegato nel precedente articolo. Comunque sempre più dei 3 mila raccontati in televisione. E per capire quanto queste auto dichiarazioni non siano affidabili (per la parte non documentata) è sufficiente guardare una deputata come Maria Edera Spadoni che da marzo a novembre 2015 ha dichiarato una restituzione al fondo Pmi sempre uguale di 1.714,07 per ogni mese.
MEDIE MENSILI OLTRE 6 MILA EURO. E negli stessi mesi, sia che spenda più o meno dei rimborsi forfettari che riceve, la quota che restituisce è pari a zero. Possibile che spenda ogni mese la stessa cifra? No. Quindi sta semplicemente restituendo una quota a piacimento, sempre uguale, non legata realmente a quanto spende e dichiara online. Ecco perché quindi è più serio basarsi, per questi calcoli, solo sui documenti della Camera che determinano le entrate sul c/c dei deputati e sui bonifici da loro effettuati (cioè le uscite dal c/c). Al netto di quanto spendono per i collaboratori, si trova lo stipendio netto annuale col quale vivono. E stando ai documenti, per esempio, al netto di 44 mila 280 euro (dedicati ai collaboratori e spese di esercizio), la Spadoni ha incassato per il 2015 una media mensile di 6 mila 746,54 euro.
*Ex attivista e collaboratore parlamentare alla Camera per il Movimento 5 stelle
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