La verità, vi prego, sui vitalizi
Tre bugie e tre verità sulla pensione dei parlamentari
Il Nirvana promesso da Instagram non esiste, non è possibile. La realtà è più complicata di un hashtag che per le illusioni è perfetto.
In un articolo illuminante scritto subito dopo l’uno-due che ha sconvolto l’occidente (Brexit e Trump), il fisico teorico Stephen Hawking, autodefinendosi parte di quella élite che aveva lanciato grida allarmate, accorati appelli e autorevoli petizioni contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, tutti inascoltati, ha fatto la prima vera riflessione sul populismo: quella che parte dall’umiltà.
In un articolo illuminante scritto subito dopo l’uno-due che ha sconvolto l’occidente (Brexit e Trump), il fisico teorico Stephen Hawking, autodefinendosi parte di quella élite che aveva lanciato grida allarmate, accorati appelli e autorevoli petizioni contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, tutti inascoltati, ha fatto la prima vera riflessione sul populismo: quella che parte dall’umiltà.
Serve umiltà alle élite: le nuove classi dirigenti, per rigenerarsi e per poter dare le giuste risposte alle disuguaglianze che sfibrano il mondo a ogni latitudine, devono abbandonare il vecchio e aprirsi a un nuovo, fatto di orizzontalità e non più di torri di avorio, di privilegi, di caste dorate. Bisogna sapere che nulla sarà mai più come prima. E ricominciare proprio da lì, con umiltà e compassione, il contrario dell’odio.
E soprattutto, dice Hawking, basta chiamarli populismi: il disagio è reale ed è veicolato magistralmente dalla tecnologia, il cui tempo di novità dura ormai meno di un stagione. Accade quindi che nell’Africa sub-sahariana, terra di migrazioni, c’è chi non ha accesso all’acqua potabile ma certamente ha in mano uno smartphone. Con cui vedere un video su Youtube dell’italico senatore Razzi che dice che a lui 5 mila euro al mese di vitalizio bastano e avanzano. A uno che magari non mangia da due giorni un pasto caldo questo fa incazzare, e ha ragione. Però le bugie sono ancora peggio, perché agiscono su quella giusta rabbia come benzina sul fuoco, bruciando tutto, anche le possibili soluzioni. Le bugie fanno perdere tempo e anche i politici che le raccontano cercando di distillare la rabbia in consenso. E di bugie sui vitalizi e sulle pensioni dei parlamentari ne sono state dette tante. Ma tante.
Bugia n.1. Aboliamo i vitalizi: i vitalizi non esistono più. Ci sono le nuove pensioni, non ancora maturate dai parlamentari di prima nomina attualmente in carica ed esistono i vecchi vitalizi. Dunque, la prima distinzione: ci sono nuove pensioni e ci sono vecchi vitalizi. Il vitalizio inteso come rendita il più delle volte sproporzionata con quanto versato è stato abolito nella riforma del 2012, che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo. La Fornero se l’è portato via, insomma. Hanno pianto, giustamente, anche i parlamentari. Ed è giusto così, ma non basta.
Attualmente il diritto al trattamento pensionistico si matura al conseguimento di un duplice requisito, anagrafico e contributivo. Pertanto, il parlamentare ha diritto al vitalizio dopo avere svolto il mandato parlamentare per almeno 4 anni e mezzo e una volta compiuti 65 anni di età.
Verità n 1. Resta vero che nessun lavoratore italiano percepisce un assegno pensionistico per aver lavorato 4 anni 6 mesi e 1 giorno e che se si vuole accettare il principio contenuto in alcune proposte di legge depositate alla Camera, tra cui quella Richetti, dell’equiparazione della pensione del parlamentare a quella di tutti gli altri cittadini, occorre accedere ad un percorso legislativo vero e proprio. I vitalizi sono stati aboliti ma esiste ancora un residuo privilegio per i parlamentari: per eliminarlo è necessario avviare un iter legislativo poiché non è possibile farlo semplicemente cambiando il regolamento della Camera o del Senato, visto che occorre coinvolgere l’Inps.
Attualmente il diritto al trattamento pensionistico si matura al conseguimento di un duplice requisito, anagrafico e contributivo. Pertanto, il parlamentare ha diritto al vitalizio dopo avere svolto il mandato parlamentare per almeno 4 anni e mezzo e una volta compiuti 65 anni di età.
Verità n 1. Resta vero che nessun lavoratore italiano percepisce un assegno pensionistico per aver lavorato 4 anni 6 mesi e 1 giorno e che se si vuole accettare il principio contenuto in alcune proposte di legge depositate alla Camera, tra cui quella Richetti, dell’equiparazione della pensione del parlamentare a quella di tutti gli altri cittadini, occorre accedere ad un percorso legislativo vero e proprio. I vitalizi sono stati aboliti ma esiste ancora un residuo privilegio per i parlamentari: per eliminarlo è necessario avviare un iter legislativo poiché non è possibile farlo semplicemente cambiando il regolamento della Camera o del Senato, visto che occorre coinvolgere l’Inps.
Bugia n.2 Si tengono i privilegi. Il mantra dei Cinquestelle, urlato al megafono da Luigi Di Maio sul predellino fuori da Montecitorio, come previsto dal regista della comunicazione grillina, è falso perché quello che è accaduto mercoledì scorso in Ufficio di Presidenza è quanto di più coerente e vicino all’abolizione di un privilegio. La proposta di legge M5S, infatti, non prevede alcun risparmio ma semplicemente punta ad agire sul metodo di calcolo del contributo ai fini pensionistici del parlamentare e sulla tempistica. Come sostenuto dal presidente dell’Inps Tito Boeri: nessun risparmio. Perché? Semplice: perché non si aggrediscono i vitalizi che sarebbero rimasti nelle tasche di deputati e senatori percettori delle cosiddette pensioni d’oro, per la gioia di Razzi (e lo share di Crozza). E invece, no.
Verità n.2: Il Pd ha abolito i vitalizi: con la delibera votata a larga maggioranza dall’Ufficio di Presidenza della Camera si è agito sui vitalizi che gravano sul bilancio di Montecitorio e dunque sullo Stato. La delibera ha assunto come principio quello contenuto in altre due proposte di legge del Pd: una a prima firma di Francesco Sanna, l’altra di Anna Giacobbe. Si tratta di norme che agiscono con il principio del contributo di solidarietà: il solo modo costituzionalmente valido per aggredire un diritto acquisito ma giudicato ormai iniquo, come quello delle pensioni d’oro. In particolare la pdl Sanna prevede di fissare un tetto massimo alle pensioni dei parlamentari calcolato sommando tutte le carriere: se ad esempio un politico ha iniziato come consigliere regionale poi ha fatto il deputato e infine l’eurodeputato i tre assegni sommati non devono eccedere il tetto. Quello che supera torna allo Stato. Con questa delibera lo Stato risparmia 2,5 milioni di euro.
Bugia n.3. Sono la casta. I Cinquestelle hanno votato contro l’unica riforma che avrebbe portato a un taglio delle poltrone della politica, il referendum costituzionale del 4 dicembre, che avrebbe ridotto drasticamente e per sempre molti privilegi del Parlamento e anche dei consiglieri regionali. Chi ha abolito i vitalizi? il governo Monti: si Monti, quello delle banche. Senza contare che tre deputati appartenenti alla “casta”, Richetti, Sanna e Giacobbe hanno promosso norme utili a riequilibrare l’intero sistema pensionistico del parlamentari, del presente, del futuro e del passato.
Verità n.3. Ai grillini interessa mantenere i privilegi lì dove sono, gli interessa fare battaglie che non trovano un esito, fare casino, fare video, fare click e tweet. Ma tutto, proprio tutto, deve rimanere lì immobile al suo posto, per carità: altrimenti come fanno a prendere il megafono e urlare contro la casta?
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