Il mondo è più grande del Fatto e (a dispetto di Travaglio) è pieno di persone perbene
Non deve stupire più di tanto il titolo che l’organo ufficiale del populismo autoritario dedica oggi all’appello per il Sì sottoscritto da un gran numero di cineasti, attori, produttori e uomini di spettacolo: “Il governo lo copre di soldi, e il Cinema dice subito Sì”
Una costante del populismo autoritario è il disprezzo per gli intellettuali, per il sapere, per l’arte e più in generale, secondo la fortunata espressione di Scelba, per il “culturame”. Chi s’affida ai modi spicci dell’insulto, della minaccia personale e del manganello per fare valere le proprie ragioni è allergico per natura alle sottigliezze del ragionamento, alla pacatezza dell’argomentazione, alla bellezza dell’arte e della cultura, e in definitiva all’onestà intellettuale.
Non deve dunque stupire più di tanto il titolo che il Fatto – l’organo ufficiale del populismo autoritario – dedica oggi all’appello per il Sì sottoscritto da un gran numero di cineasti, attori, produttori e uomini di spettacolo: “Il governo lo copre di soldi, e il Cinema dice subito Sì”. Come se il premio Oscar Paolo Sorrentino, per dire, abbia bisogno di Renzi o di Franceschini per continuare a lavorare. Come se un altro premio Oscar, Gabriele Salvatores, giri per ministeri e segreterie di partito a implorare raccomandazioni. Come se Roberto Benigni – un terzo premio Oscar – o Silvio Orlando o Ferzan Ozpetek siano dei venduti, dei lecchini e dei servi (sono questi i tre aggettivi prediletti da Travaglio e dai suoi assistenti).
Il governo ha varato una legge sul cinema, apprezzata da tutti, che si propone l’obiettivo di rilanciare il cinema italiano, la creatività e l’autorialità dei nostri attori e cineasti, con un meccanismo di incentivi finalmente sottratto all’arbitrio delle commissioni ministeriali – quelle sì luogo di compravendite e favori. E’ una legge simile a quella in vigore nei grandi paesi europei, e anche per questo ha riscosso un successo unanime (anche da parte di quegli artisti che, legittimamente, voteranno No al referendum).
Il populismo autoritario segue invece un altro filo di ragionamento – absit injuria verbis –: Se sei d’accordo con me, sei un’eroe; se dissenti, sei un venduto. Una tale meschinità ha soltanto una spiegazione, come un buon psichiatra potrebbe agevolmente spiegare a Travaglio e ai suoi assistenti: chi è abituato a pensare, agire, parlare soltanto in nome dell’interesse personale, del tornaconto e del conto in banca, è ingenuamente convinto che tutti gli altri siano come lui. Ma il mondo è più grande del Fatto, e – per quanto a Travaglio sia difficile crederlo – è pieno di persone perbene.
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