sabato 28 maggio 2016

Come i leghisti alla Salvini i grillini sono capaci di criticare tutto, difficilmente di costruire qualcosa. E a noi tocca rimediare alla distruzione causata da venti anni di malgoverno di centro destra.

Che succede a Virginia? Salta i confronti tv e addio aplomb

M5S
Virginia Raggi a Palazzo Valentini durante l'incontro ''Roma oltre la baraccopoli'', Roma 23 Marzo 2016. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Sfuma il comizio finale con Grillo. Sondaggi M5S per la prima volta amari
 
Che succede alla composta e ironica Virginia? Giovedì non s’è presentata al confronto diretto al Tg3 Lazio. «Motivi personali» è stata la giustificazione. Molto, troppo vaga. Anche perché la dolce Virginia ieri mattina era puntuale e presente all’intervista con Gerardo Greco conduttore di Agorà. Dove però si è spesso lamentata delle domande del giornalista. «Mi faccia finire…» ha cercato di rimproverarlo. «Cosa fa? Ride… io non rido, sono molto seria e invece di sorridere sarebbe meglio studiare e approfondire», ha puntualizzato in alcuni passaggi, ad esempio quello sulla moneta sostitutiva.
Nervosa, Virginia. Tesa, sguardo fisso, infastidita, una persona anni luce distante da quella che abbiamo imparato a conoscere in questi tre mesi. Raggi assomiglia ad «un’aspirante parlamentare democratica in America o un politico tory in Gran Bretagna» scrisse l’Economist. Seguirono Le MondeFocusGuardian. Correva il mese di marzo.
Ma da una decina di giorni le cose sono cambiate. All’improvviso e di 180 gradi. Interviste sbagliate («pronta a dimettermi se lo chiede Grillo») prima confermate poi smentite; fatti contraddittori come la nomina dello staff («l’ha scelto Grillo»; «no, l’ho scelto io»); l’ammissione che nessuna scelta, decisione o nomina amministrativa sarà presa «se prima non c’è il via libera dello staff e dei vertici». Un disastro. Che si sarebbe materializzato negli ultimi sondaggi in cui i 5 stelle a Roma non avrebbero più il vantaggio avuto finora. Anzi, stando alle ultime rilevazioni, Virginia «starebbe arrancando».
Con questi titoli sui giornali, ieri mattina la candidata 5 Stelle si è seduta al “tavolo” di Agorà e nel faccia a faccia con Greco durato circa mezz’ora le è capitato spesso di perdere il suo tradizionale aplomb. Sul destino di Atac schiacciata da un miliardo e mezzo di debito, Raggi si è irritata davanti all’ipotesi della privatizzazione («basta con questa storia, la ricetta è gestire bene e tagliare gli sprechi») e ha definito «sterili» le domande di Greco che insisteva per capire cosa significa in concreto buona gestione e perché l’80% degli utenti non paga («ho detto controllori non bigliettai» ha precisato Raggi). Che si è nuovamente innervosita sul capitolo Uber («è illegale») e servizio taxi in città («può anche fare domande senza ridere») quando Greco ha fatto balenare l’ipotesi, neppure troppo originale, che sia in corso da parte dei 5 Stelle il tentativo di compiacere la folta categoria. E sul progetto funivia («è da studiare, cosa che dovrebbe fare un amministratore accorto, c’è ben poco da ridere»).
Faccia piccata, della Raggi, quando è stato introdotto il tema periferie con un servizio su Tor Bella Monaca e ha ammesso di non aver visto il film cult Jeeg Robot. Erano le 9 del mattino e la candidata ancora non sapeva che accanto a lei sul palco per il comizio finale il 3 molto probabilmente non ci sarà Grillo ma per l’appunto l’attore protagonista di Jeeg Robot Claudio Santamaria.
I nervi sono decisamente saltati nell’ultima parte dell’intervista quando è stato toccato il tema «moneta complementare», ultima trovata del programma 5 Stelle. «Non è una mia idea, è un sistema che va studiato» ha detto Raggi. «Vabbè, un baratto» cercava di esemplificare Greco. «Non m’interrompa sempre e mi faccia rispondere» ha detto la candidata stizzita che parlava da 25 minuti.
Quando poi è stato introdotto il tema «rapporto con la Casaleggio associati» a cui Raggi ha dedicato le ultime due interviste, la candidata ha perso per sempre la pazienza. «Lo ripeto una volta per tutte perché lei non mi vuol capire – ha detto – lo staff è stato scelto da me e non limita la mia autonomia. E faccia la cortesia di non inventare funzioni che non esistono». Peccato che Raggi non abbia smentito almeno due interviste che sul punto, nei giorni precedenti, dicevano esattamente il contrario. Allora, o in questi giorni s’è rotto l’auricolare collegato con la sala regia della Casaleggio e la candidata bisticcia con le parole e il senso delle cose. Oppure i dati sui sondaggi negativi sono veri e arrivati anche in casa 5 Stelle.
Dopo mesi di fuga in solitaria ritrovarsi in calo nel momento più delicato, può innervosire. Per non sbagliare oltre, sul blog di Grillo ieri è comparso l’appello dei candidati. «Puntiamo su recupero e riqualificazione architettonica per le imprese edili, tutela del commercio di prossimità e di vicinato che valorizza i centri storici, spazi di incubazione e sviluppo per le idee dei giovani e le start-up innovative, servizi e agevolazioni fiscali alle manifatture e all’artigianato che esaltano l’identità culturale delle nostre città» scrivono Appendino, Brambilla, Bugani, Corrado, Raggi e «tutti gli altri 244 candidati sindaci». Con il blog, almeno, c’è la certezza di non sbagliare.

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