lunedì 23 maggio 2016

Altro che regime, la tv somiglia a una comunità terapeutica

Il Fattone
Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ospite della trasmissione ''In mezz'Ora'', Roma, 22 maggio 2016. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Per il Fatto, basta che Boschi e Napolitano vadano in Rai lo stesso giorno per denunciare il predominio del Sì al referendum
 
La strada per il referendum è ancora lunga, ma se il buongiorno si vede dal mattino dobbiamo aspettarci un crescendo di fuochi d’artificio, colpi bassi, recriminazioni e insulti. Discutere nel merito di un provvedimento da molti anni è diventato pressoché impossibile: il dibattito pubblico alimentato quotidianamente dal circo politico-mediatico nel grandioso disinteresse degli elettori (che infatti sono sempre di meno) si attorciglia sui fatti personali, sui tatticismi e sui posizionamenti, sugli scenari più o meno fantasiosi, e in definitiva sull’essere pro o contro Renzi, a prescindere – proprio come per vent’anni siamo stati costretti a essere berlusconiani o antiberlusconiani, indipendentemente dal tema e dalla questione di volta in volta all’ordine del giorno. L’Italia funziona così, e lamentarsene è futile: basta saperlo, e regolarsi di conseguenza.
Oggi il Fatto denuncia in prima pagina la “Rai di regime”, dove “parla solo il Sì”. Che cosa è successo di tanto terribile? Ieri la ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi, è stata ospite di In ½ ora, mentre il presidente emerito Giorgio Napolitano è andato a Che tempo che fa. Non risulta che il governo abbia diramato gli inviti, o che il direttore generale della Rai abbia preparato la scaletta dei due programmi, o che Lucia Annunziata si sia fatta scrivere le domande dal portavoce della Boschi, o che Fabio Fazio sia stato imbavagliato durante l’intervista con Napolitano (il quale, peraltro, ha parlato soprattutto di Europa).
Ogni giorno tutte le reti televisive, pubbliche e private, trasmettono ore e ore di dibattiti, interviste, approfondimenti che vedono sfilare decine e decine di politici e giornalisti di ogni fede e colore. Il format abituale prevede la presenza in studio di un renziano e di cinque o sei antirenziani (conduttore incluso) che, fra un servizio e l’altro sui dissesti dell’Italia renziana, discutono amabilmente di quanti danni faccia, abbia fatto e farà Renzi.
Più che ad un regime, la politica in tv somiglia ad una comunità terapeutica: e infatti non mancano mai gli amabili colleghi del Fatto.

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