Le lolite, figlie nostre, e tutti noi. Ecco perché siamo complici dei pappa
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E adesso ce lo avessimo davanti, quel Fusco che rimorchiava ragazzine frastornandole con la promessa di un casting, di un po' di fama, di qualche giro sulla giostra mediatica, per poi fotografarle e filmarle in pose sconce e venderle a uomini avidi di carni fresche... Potessimo dirgli faccia a faccia quello che pensiamo, a quei pedofili, come li ha definiti Papa Francesco, che vanno a far la spesa nelle macellerie di corpi acerbi, e magari hanno figli della stessa età... Potessimo sputargli in faccia, a quell'orrendo macellaio di cucciole di donne e ai suoi clienti, e dire a tutti loro il nostro orrore.
Potessimo farlo lo faremmo, fingendo di ignorare che quel figuro e i suoi clienti sono solo molecole di una grande moltitudine, e hanno pescato in uno sterminato territorio incustodito. Lo faremmo senza pensare che la colpa è nostra, se quella gente conosce i nostri figli assai meglio di quelli che dovrebbero educarli, noi compresi, e che qualcuno ha preparato loro il terreno per mezzo di disattenzioni ostinate e di fuorvianti informazioni, e che quegli uomini hanno un'infinità di complici, e che in mezzo a questi ci siamo pure noi.
Talvolta mi succede di parlarne in certe scuole, su richiesta di qualche preside o di insegnante più accorto dei tanti che fingono di non vedere, il quale ha intercettato un movimento sommerso, qualcosa che, nella vita del gruppo dei pari, ormai fa ormai parte dello status quo. Si organizzano compravendite in cambio di denari, di ricariche, di un passaggio a casa, di un aiuto nel compito in classe..Oppure solo per dimostrare un coraggio trasgressivo, per aderire a certi valori capovolti che regolano il codice della comunità, lontano dallo sguardo distratto degli adulti, e tuttavia interpretando i suggerimenti di quest'ultimi: potere di acquisto, successo, visibilità, valore mercificabile di un corpo femminile, sessualità scialacquabile come fosse niente, analfabetismo emotivo, anaffettività.
E, allora, mentre in quelle scuole parlo del valore della sessualità e della femminilità, delle ferite che non si rimargineranno più, mentre incoraggio le ragazze a liberarsi da una spaventosa schiavitù, a chiedere aiuto a chi può darglielo nel mondo degli adulti, mi capita di intercettare pupille sgomente che si inumidiscono, sguardi smarriti che cercano altri sguardi accanto a loro, mani che si allungano per stringere altre mani.
Poi, regolarmente, comincia la sfilata. Voci tremanti, domande, balbettii, "ma a chi bisogna chiedere aiuto?", "ma da chi bisogna andare?", "ma come potrebbero aiutarti?", "ma poi che succede?", ma non ti puniranno?", "ma non ti giudicheranno male?". Sono le nostre figlie, o assomigliano a loro. Sono sole. Vivono una vita parallela che ignoriamo. Si muovono con scatti automatici, come robot, inconsapevoli del male che si fanno, in un mondo sommerso che i Fusco e gli Ieni e i pedofili e gli acquirenti di carni fresche e tanti altri hanno saputo soppesare con perizia, facendo tutto quello che non ha fatto chi avrebbe dovuto: studiarli, conoscerli, frugare nei territori del web che noi ignoriamo, imparare i loro linguaggi, le loro abitudini, le loro gerarchie di priorità, le loro insicurezze, le loro aspirazioni. Ecco perché sono cadute in trappola.
"La pedopornografia e la prostituzione minorile sono solo il triste epilogo di una disattenzione sociale, che però diviene il punto di forza di sfruttatori", denuncia Ecpat- associazione che lavora nel mondo contro lo sfruttamento dei minori - attraverso il suo segretario generale italiano, Yasmin Abo Loha. Ecpat implora i genitori, gli insegnati: che aprano gli occhi. Che sappiano guidarli. Che li proteggano. Che li informino del baratro lungo i cui bordi si stanno inoltrando. "Sentire di minorenni adescati e disposti a fare casting e provini attraverso una webcam è sintomatico della mancanza di consapevolezza di chi e di ciò che potrebbe esserci dall'altra parte. Il buon senso non è certo una caratteristica dell'adolescenza. Quando non si conoscono le conseguenze di certe scelte si rischia di entrare in meccanismi dal quale è difficile uscire solo per il puro gusto di poter raccontare qualcosa di agli amici o per entrare a far parte del gruppo dei pari".
E poi, rivela Ecpat, ci sono "i dimenticati tra i dimenticati. I bambini di sesso maschile, vittime dello sfruttamento sessuale lungo le nostre strade. Non hanno atteggiamenti, né vestiti provocatori, li vedi apparentemente in ozio, come se spacciassero, in gruppetti stile ghetto nero, prostituzione prevalentemente spontanea, non vanno in rete, ma chi deve sapere sa... il sesso è consumato nei bagni di noti locali o in macchina. Un fenomeno sommerso che riguarda circa un quarto dei minori inseriti nella prostituzione".
Vogliamo rimanere così, cari genitori, cari insegnanti, cara politica, cari media, care istituzioni? Immobili, con gli occhi chiusi e con le mani in mano, noncuranti? A inorridire, quando qualcosa emerge dalle cronache? Fingendo di non sapere che quel qualcosa ci riguarda, e che è soltanto un apice? Fingendo di ignorare che siamo stati noi?
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