domenica 6 luglio 2014

Solo in queste situazioni possono vincere i grillini. Solo quando chi fa politica ruba i grillini vincono. Basta farli governare due anni per capire quanto sono incapaci.

Inchiesta Mose, Venezia: oltre il M5s, la politica fai da te dei cittadini

Delusi dai politici. E dagli scandali. I residenti della Laguna si mobilitano. Contro la Casta. Sull'onda del boom del M5s. L'ex governatore Galan: «Io trattato come Enzo Tortora».

MOBILITAZIONE
di Elisa Lorenzini
da Venezia
I veneziani ai partiti dicono di non crederci più. E pure da un pezzo. A Venezia, poi, l’ondata di fango sollevata dallo scandalo sulle tangenti del Mose ha travolto la politica, scolpendo di fatto uno scollamento tra cittadini e partiti che già era nell’aria da tempo. L'accusa agli amministratori, da parte di alcuni, è di immobilismo, incapacità e assenza di visione sul futuro della città.
CRESCE IL M5S. I veneziani, però, si sono tutt’altro che arresi e allo tzunami stanno rispondendo rimboccandosi le maniche e con il fai da te. Anche sull'onda della crescita del Movimento 5 stelle che se nel 2010 aveva raccolto appena il 3%, alle Europee 2014 è arrivato al 22%.
VERSO IL VOTO DEL 2015. Dopo lo scioglimento del Consiglio comunale a seguito dello scandalo tangenti, si sono infatti moltiplicate assemblee cittadine e movimenti che, ispirandosi alle pratiche di democrazia partecipativa, vogliono prendere in mano la situazione.
TANTI TEMI IN AGENDA. In ballo ci sono le elezioni amministrative, probabilmente nella primavera 2015, e soprattutto il futuro della città, matassa di intricate questioni difficili da risolvere, come il passaggio delle grandi navi in Laguna, il governo dei flussi turistici, lo spopolamento e i conti comunali che non tornano.
MOVIMENTO DEGLI EX VERDI. Recentemente con la prima assemblea pubblica nel chiostro della Madonna dell’Orto, è nato «Venezia cambia 2015», movimento proposto da una manciata di cittadini vicini ai Verdi.
L’appello nato sul web a maggio in tempi non sospetti ha accelerato dopo gli arresti del Mose. L’intento è di radunare competenze e saperi di privati cittadini per costruire, attraverso una decina di tavoli di lavoro, temi da sviscerare e sui quali costruire eventuali candidature il voto.

Il fallimento della vecchia politica ha mobilitato i cittadini

Il programma elettorale, insomma, non lo fanno più i partiti tradizionali, ma viene dai cittadini.
Tra i primi firmatari Giampietro Pizzo, economista, che spiega a Lettera43.it: «I partiti hanno fallito, non hanno visione e sono opachi, siamo nel mezzo della crisi della democrazia rappresentativa, siamo in una profondissima crisi della politica ma la città è ricca idee e serve ricostruire un patto sociale».
GRANDE PARTECIPAZIONE. Finora hanno aderito in 80 per lo più tra architetti, liberi professionisti e pensionati. Sono articolati intorno a tavoli di lavoro sui temi di beni comuni, aziende partecipate, sanità, ambiente, residenzialità, flussi turistici e governance.
TROVARE I CANDIDATI. L’idea del movimento è trovare candidati che s'impegnino a portare avanti i temi scelti e soprattutto che una volta eletti mantengano i rapporti con i cittadini. Per questo, dice Pizzo, «intendiamo lanciare l’idea di vere primarie di cittadinanza con candidature che nascono dal basso».
CACCIARI RESTA DUBBIOSO. Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, sostiene che «è ovvio che in un momento delicato di questo tipo in un clima di sfiducia vadano presentati programmi e facce nuovi». E anzi, «sarebbe da stupirsi se non succedesse così».
Quindi queste esperienze possono portare a qualcosa di positivo? «Speriamo», conclude, «in ogni caso bisogna vedere chi sono i cittadini che animano questi movimenti».

Rischio di avere troppe liste civiche alle amministrative

Il rischio concreto a Venezia è, però, la frammentazione delle formazioni e la candidatura di una miriade di liste civiche.
I movimenti lo hanno capito tanto che stanno cucendo un dialogo tra associazioni con l’intento di fare sistema.
PIATTAFORME VIA WEB. Così Reset Venezia, un movimento e una piattaforma di scambio di idee via web, ha organizzato il primo confronto negli «Stati Generali di Venezia».
Emanuele Dal Carlo spiega che «l’intento è aiutare i cittadini a capire se ci sono punti in comune e su quali temi si può costruire assieme».
RICAMBIO GENERAZIONALE. Reset è un gruppo nato nel 2013 e ora conta 40 sottoscrittori. In primavera ha proposto alcuni sondaggi online, il primo sulla pagella della giunta comunale.
Anche qui l’esperienza viene da lontano: Dal Carlo fu uno dei fondatori nel 2006 dei «40xVenezia», 40enni riuniti allo scopo di far proporre un cambio generazionale.
BOOM CON LA TECNOLOGIA. Dalle riunioni nelle librerie si è poi passati ai social network e il movimento fece scuola.
«Sono un pubblicitario e all’epoca studiavo i social network americani», continua Dal Carlo, «la capacità dei cittadini di organizzarsi è nata con gli strumenti tecnologici. Certo l’amministrazione comunale cerca di cavalcare questi movimenti ma non è facile». Tanto che svela come i «politici della vecchia guardia rimasti senza partito» hanno poi cercato spazio nei movimento, ma senza fortuna.

Nel 2013 le prime battaglie per non cedere l'Arsenale

Per i veneziani, però, rimboccarsi le maniche per sopperire dove l’amministrazione fatica non è una novità.
È successo per l'Arsenale, passato solo nel 2012 dalla proprietà del Demanio a quella del Comune: 40 tra associazioni e soggetti vari si sono riuniti nel Forum Futuro Arsenale per avviare un percorso di progettazione partecipata in dialogo con l’amministrazione comunale sullo sviluppo e la governance futura del sito.
IN GARA PER POVEGLIA. Il caso più eclatante si chiama «Poveglia per tutti». È nata da chi s'è scandalizzato dalla decisione del Demanio di mettere all'asta l’isola di Poveglia. In un mese hanno raccolto 400 mila euro per partecipare alla gara che metteva l’isola in concessione per 99 anni. Il patron dell'Umana Venezia Basket Luigi Brugnaro ha offerto di più, 513 mila euro, ma la battaglia è ancora aperta, perché il Demanio ha giudicato incongrua l’offerta e ora la sfida si è spostata tra le aule del Tar.
PASQUINO: MIGLIORARE I PARTITI. Eppure c'è chi non è convinto delle azioni dei cittadini. Secondo il politologo Gianfranco Pasquino queste esperienze non sono altro che il nucleo per far nascere altri partiti. «Le formazioni politiche sono nate così», ragiona con Lettera43.it, «con persone che si mettono assieme che si danno un'organizzazione e che poi cercheranno di esercitare un controllo sugli eletti».
La soluzione è quindi quella di «far funzionare meglio i partiti». Come? «Democratizzandoli attraverso le primarie, selezionando persone competenti ed esercitando un maggior controllo sui governanti».
Domenica, 06 Luglio 2014

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