La mandrakata degli avvocati del Padrone Assoluto del M5S: alla vigilia dell'udienza sul caso Genova annullano il voto che ha incoronato la candidata perché Beppe non ha rispettato le sue stesse regole. Ecco perché rischia di andargli male anche stavolta
Oggi andrà in scena la prima udienza al tribunale civile per il caso di Marika Cassimatis, che ha vinto le comunarie di Genova e poi è stata cacciata da Beppe Grillo senza spiegare i motivi della scelta. L’atto di citazione – di cui abbiamo parlato in anteprima qui – deve però aver terrorizzato Beppe e i suoi, che ieri sera hanno pubblicato a sorpresa un post in cui annullano la votazione del 14 marzo (quella che la Cassimatis ha vinto) perché sarebbe stata “indetta con un preavviso inferiore al termine minimo di 24 ore prescritto dall’articolo 3 del regolamento del MoVimento 5 Stelle per le votazioni per la scelta dei candidati alle elezioni”
La mossa di Beppe Grillo per fregare Marika Cassimatis
Insomma dopo aver cacciato la candidata senza spiegare i motivi del contendere Beppe tira fuori l’argomento della votazione non valida ma spiega anche che la stessa votazione non si può ripetere perché nel frattempo la Cassimatis è stata cacciata. Un bell’esercizio di absurdum spazio-temporale:
La votazione non può però essere rinnovata perché il candidato sindaco Marika Cassimatis e due candidati facenti parte della sua lista sono state sospese in via cautelare dal MoVimento 5 Stelle dal collegio dei probiviri e non sono pertanto in possesso dei requisiti di candidabilità in liste del MoVimento 5 Stelle.
Quindi la prima votazione viene annullata e la seconda non si può ripetere perché la Cassimatis è stata espulsa. Giova ricordare che nel ricorso proposto daglia avvocati Alessandro Gazzolo e Lorenzo Borré si faceva notare che il voto per Luca Pirondini doveva essere annullato anche perché : la decisione di inibire la corsa della Cassimatis con il simbolo del M5S a Genova e quella di chiedere agli iscritti se far correre al suo posto lo sconfitto Luca Pirondini è stata presa in violazione del regolamento e dello statuto del M5S: «L’articolo 3 del regolamento infatti prevede che per la scelta dei candidati si voti con un preavviso di 24 ore mentre Beppe ha indetto subito la votazione per incoronare il candidato “favorito” dalla scelta di escludere la Cassimatis». Beppe e i suoi avvocati non toccano neppure la circostanza, ma implicitamente così riconoscono la fondatezza del ricorso.
La strategia dello struzzo di Beppe
A cosa serve la mossa di Beppe? «Probabilmente depositeranno il “provvedimento” e chiederanno la cessazione della materia del contendere…», ci dice una fonte vicina al dossier. Ovvero gli avvocati di Grillo oggi in udienza diranno al giudice che il voto che ha incoronato la Cassimatis è stato annullato da Beppe Grillo (perché era stato indetto irregolarmente da Beppe Grillo – fa ridere ma è drammatico!). Ma è difficile che il tribunale si faccia infinocchiare così: in primo luogo perché è evidente e palese che la mossa serve a fuggire DAL processo, e già questo dovrebbe essere oggetto di indignazione da parte di chi crede alla democrazia e alla legalità del MoVimento.
In secondo luogo questo dimostra che la decisione del 17 marzo è illegittima: altrimenti non sarebbe necessario trovare questo escamotage per l’invalidazione: ma anche altre votazioni sono state indette senza il preavviso di 24 ore: anche queste sono state annullate? No. E perché? In ultimo anche questa decisione di Grillo è illegittima perché presa da un garante la cui figura non è presente nel regolamento e perché legittima ancora una volta l’espulsione della Cassimatis senza poterlo fare. Oggi in udienza sapremo chi ha ragione.
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