La domanda fondamentale non ha trovato ancora risposta. Quanti soldi dei 20 miliardi di euro stanziati quest'anno dal governo per pagare le fatture arretrate della pubblica amministrazione sono già arrivati nelle casse delle imprese? Il Tesoro ancora non lo sa. Ma Fabrizio Saccomanni, ministro dell'Economia, ha voluto chiarire almeno un punto. In una conferenza stampa alla quale, caso fino ad oggi più unico che raro, ha partecipato anche il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco e i vertici della sua struttura, il ministro ha spiegato che dei 20 miliardi stanziati per tutto il 2013, ben 15,682 miliardi sono già stati "attivati".
Significa che questi soldi sono nella disponibilità di sindaci e governatori. I fondi, per ora, sono passati da una tasca (quella del Tesoro) ad un'altra (quella di Regioni e Comuni). Le imprese che hanno fatture inevase, ha fatto capire Saccomanni, ora sanno da chi devono andare a bussare per avere i loro soldi. Dei 15,7 miliardi circa, 6,3 miliardi sono stati anche già materialmente trasferiti dal Tesoro nei conti di degli enti. Altri 9,4 miliardi sono disponibili su semplice richiesta. In base alla legge, in teoria, gli enti hanno 60 giorni di tempo per saldare i conti arretrati. Lo faranno?"Devono farlo", ha sottolineato il Ragioniere generale Franco, "adesso non hanno più nessun alibi".
Del resto il pagamento dei debiti commerciali è una delle chiavi di volta individuate da Saccomanni per provare ad agganciare una ripresa che, ha confermato il ministro, dovrebbe mostrarsi tra la fine del terzo trimestre e l'inizio del quarto di quest'anno. Se tutto andrà per il meglio, se sindaci e governatori saranno in grado di rispettare i tempi di pagamento, allora Saccomanni è pronto ad anticipare al 2013 anche parte o tutti e 20 i miliardi che lo Stato dovrebbe pagare nel 2014. Da un punto di vista politico, ha sottolineato il ministro, "non c'è nessun tipo di problema".
La misura potrebbe dare una scossa positiva all'economia. Ma meglio non aspettarsi miracoli. Il Pdl e anche parte del Pd sostiene che l'Iva incassata dal pagamento delle fatture della pubblica amministrazione, potrebbe essere sufficiente a coprire altre misure, come l'abolizione dell'Imu sulla prima casa ed anche l'aumento dell'Iva. Difficile che sia così, ha risposto Saccomanni all'Huffpost, che gli ha chiesto quanto lo Stato potrebbe incassare dal pagamento di tutti e 40 i miliardi di euro di debiti arretrati nel 2014.
"Per i primi 20 miliardi", ha risposto il ministro, "l'incremento degli incassi Iva è già stato scontato nel bilancio approvato dal Parlamento. L'effetto positivo", ha aggiunto, "ci sarebbe solo sulle anticipo dei pagamenti attualmente previsti per il 2014, ma sarebbe si riuscirebbe ad incassare solo un 10-15% di Iva rispetto a quanto erogato".Insomma, se pure si anticipasse il pagamento di tutti gli altri 20 miliardi di fatture previsto per il prossimo anno, nelle casse dello Stato arriverebbero sì e no 2 miliardi di euro.
Non molto, ma comunque risorse preziose in un periodo di vacche magre e casse vuote. Una decisione finale, comunque, sarà presa solo a settembre, dopo che il ministero avrà finito un monitoraggio sull'effettivo debito commerciale delle amministrazioni pubbliche. L'ultima stima, di ben 90 miliardi di euro di fatture arretrate, è della Banca d'Italia. Ma è una stima fatta dal lato dei creditori. Il ministero, invece, ha chiesto ai debitori (ossia tutte le Pa) di comunicare esattamente quanti soldi devono alle imprese. Una volta effettuato questo monitoraggio, Saccomanni ha spiegato che non ci sono impedimenti "politici" ad un'ulteriore accelerazione.
Con qualche attenzione, però. In caso di anticipo ad essere saldati potranno essere solo debiti correnti. Quelli in conto capitale inciderebbero sul deficit. Siccome per il 2013 l'Italia è già ad un passo dal 3%, non sarà possibile effettuare pagamenti di questa categoria. Nessun problema invece, per i pagamenti correnti. Almeno fino a quando non ci saranno tensioni sui titoli di Stato. Per effettuare i pagamenti, infatti, il Tesoro si finanzia emettendo Btp. Ad aumentare in questo caso, insomma, non è il deficit ma il debito. Nonostante oggi Eurostat abbia certificato come ormai il passivo italiano abbia superato il 130% del Pil, Saccomanni si è detto fiducioso di continuare a riuscire a piazzare titoli di Stato a condizioni anche migliori delle attuali.